Il linfoma e mio fratello tredicenne

Da Romina @CodicediHodgkin

Quando mi venne diagnosticato il linfoma, io avevo 21 e mio fratello ne aveva appena 13, aveva iniziato la terza media quello stesso mese.
All'epoca avevamo un legame speciale. Io ero la sorella smart, quella che stava a sentire perchè era più grande ma che non era "rompi" come può essere un genitore.
Un giorno, ero ancora ricoverata in terapia intensiva, mia madre mi venne a trovare  e mi disse che mio fratello aveva raccolto il coraggio a due mani e l'aveva presa da parte chiedendole di non nascondergli nulla circa le mie condizioni.
Un pò perchè non sapevamo ancora benissimo quale fosse il problema, un pò perchè non aveva cuore di dirgli esattamente la verità (non voleva ammetterla lei per prima), un pò perchè non voleva bypassarmi, lasciò a me scegliere come comportarmi.
Ci pensai un pò. La realtà dei fatti era che avevo il cancro. Non potevo mica tenerglielo nascosto. Prima o poi avrebbe dovuto interfacciarsi con questa cosa. Era stato sufficientemente coraggioso da cercare di essere adulto e sapere la verità e sono del parere che se ti comporti da adulto, devi essere trattato da adulto.
Gli scrissi una lettera dall'ospedale e la consegnai a mia madre, CHIUSA. Volevo che mio fratello sapesse che quello che avevo scritto non era stato in alcun modo edulcorato da mia madre.
Sono stata molto sincera e ho fatto del mio meglio per spiegare ad un ragazzino di 13 anni cos'è un cancro e cos'è un linfoma (io stessa lo avevo sentito la parola "linfoma" solo due giorni prima!). Gli ho spiegato a grandi linee cosa mi aspettava.
Lui fu sorprendentemente maturo. Divenne il mio infermiere. Per farlo sentire coinvolto, feci in modo che fosse lui a portarmi le pasticche e il termometro quando ne avevo bisogno...lo aggiornavo su tutto.
Volevo che vivesse nel modo più naturale possibile quanto mi stava accadendo. Quando si ammala qualcuno di cancro, l'intero nucleo familiare ne rimane sconvolto. Anche la scelta più banale, fosse anche decidere se ripitturare il bagno o meno, deve essere fatta in relazione alla situazione. Ho cercato di fargli capire che il cancro è un incidente di percorso. Un gran brutto incidente ma può succedere. Non ho fatto drammi perchè volevo che lui imparasse a conoscere la malattia, che crescesse accanto a sua sorella, con sua sorella in questa esperienza e che la sua paura ne confronti del cancro fosse ridotta al minimo sindacale.
Vorrei poter dire che in qualche modo questi miei insegnamenti siano poi stati utili in seguito, quando mamma ci ha lasciati, ma non saprei dire se è andata realmente così e lui di certo non me ne parlerebbe mai.
Mio fratello era diventato il mio infermiere e il mio "detrattore di fiducia". Mi "maltrattava" sempre un pò, per scherzare. Ho voluto insegnargli una cosa che anche io ho capito solo in quel frangente: ridere delle cose che ti spaventano aiuta ad averne meno paura. Quando mi portava una pasticca, diceva a voce alta "Mamma, dammi un bicchier d'acqua che Sua Altezza non si può scomodare a prenderselo da sola" oppure "Falla finita di fare scena, lo so che tanto stai benissimo". Era tenero. Per altro, fu lui a coniare il termine "bastardoma".
Ad aprile la pet dichiarò completa remissione del linfoma.  A giugno mio fratello fece gli esami di terza media.
In italiano ottenne il massimo dei voti con un tema che parlava di me, e della mia esperienza che era diventata la nostra esperienza.
Con il passare del tempo ci siamo un pò allontanati, mio fratello ed io. Lui ha ormai 18 anni, la sua ragazza, i suoi amici e la sua chitarra...sono improvvisamente diventata la sorella rompiscatole. Io mi divido tra il mio lavoro e il mio compagno e con lui cerco di mettere una pezza come posso all'assenza di mamma, cercando di propormi come figura femminile di riferimento alternativa. Lui deve diventare un uomo e io devo essere più rigida e meno smart perchè le cose che gli devo spiegare ora sono, paradossalmente, molto più toste.
In un certo senso, per folle che possa sembrare, ho quasi nostalgia di quando io e mio fratello condividevamo così tanto.
Sono sicura, però, che certe esperienze vissute assieme non si cancellano. Ma non perchè mia madre è sua madre e suo padre è mio padre. Non si riduce tutto ad un legame di sangue. E'qualcosa che va oltre, e che spero torni presto...


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