“Il linguaggio segreto dei fiori” di Vanessa Diffenbaugh

Creato il 18 ottobre 2011 da Sulromanzo

«I muschi crescono senza radici.
Quelle parole mi lasciarono senza fiato.
In una vita passata a studiare la biologia delle piante, questo semplice fatto mi era sfuggito e adesso mi sembrava l’unica cosa che avrei avuto disperatamente bisogno di sapere.»

Victoria vive in bilico tra un passato travagliato e un futuro incerto davanti a sé.
Ha paura di essere felice e distrugge i legami con le persone che ama.
Riesce a comunicare le emozioni solo attraverso i fiori.
Victoria parla una lingua ormai dimenticata, che risale all’età vittoriana, quando ad ogni fiore era attribuito un significato e gli amanti erano soliti manifestarsi i loro sentimenti, scambiandosi fiori.

Victoria è stata abbandonata alla nascita e ha trascorso l’infanzia come un boomerang lanciato da una famiglia adottiva all’altra, vedendo e sopportando di tutto.
Non è mai riuscita ad affezionarsi a nessuno, fino all’età di nove anni, quando viene affidata a Elizabeth. Inizialmente Victoria si mostra aggressiva, ma la donna riesce a penetrare la corazza protettiva che la bambina ha costruito attorno a sé.
Le due protagoniste sono molto più simili di quanto possano immaginare, hanno solo bisogno di tempo per conoscersi e imparare ad amarsi.
In questo periodo di felicità, Elizabeth insegna a Victoria il linguaggio dei fiori: i cardi significano “misantropia” come il sentimento che ha sempre dominato l’animo della bambina; il basilico rappresenta “l’odio”, quello che Victoria ha sempre provato nei confronti delle famiglie adottive; la rosa gialla indica “l’infedeltà”, il motivo per cui Elizabeth e la sorella Catherine hanno litigato e non si rivolgono più parola. Questa, infatti, tradì la fiducia di Elizabeth portandole via il fidanzato, un ragazzo inaffidabile che abbandonò Catherine, lasciandola sola e incinta di Grant, che nacque poco dopo.
Per molti anni,  Elizabeth ha coltivato una forte rabbia verso la sorella, ma, dal giorno dell’arrivo di Victoria, ha capito l’importanza della famiglia e ha deciso di perdonarla; inizia, così, un periodo tormentato, durante il quale Elizabeth cerca in tutti i modi di riallacciare i rapporti con Catherine, lasciandole un’infinità di messaggi alla segreteria telefonica, senza mai ricevere risposta.
Nonostante i problemi tra Elizabeth e la sorella, la vita trascorre tranquilla nel vigneto e la piccola Victoria sembra finalmente aver trovato un equilibrio.
Purtroppo il sogno ben presto si infrange: il giorno in cui dovrebbe recarsi in tribunale per ufficializzare l’adozione di Victoria, Elizabeth, in preda al panico, rifiuta di alzarsi dal letto.
Per Victoria, che aveva contato molto su questa adozione, nulla ha più senso; tutte le speranze, che aveva riposto in Elizabeth e nella nuova vita, sembrano crollare; i sogni si infrangono e si sente sola e abbandonata per l’ennesima volta.
Elizabeth, però, si rende subito conto di aver sbagliato e cerca di riconquistare la fiducia della ragazzina.
Victoria, però, gelosa e delusa, ritiene Catherine la causa delle titubanze di Elizabeth e arriva a compiere un gesto estremo: appicca un incendio al vigneto di Elizabeth e fa in modo che la colpa ricada su Catherine.
E come le viti, divorate dal fuoco, scompaiono, così sparisce l’opportunità di Victoria di essere felice.
Da quel momento, la ragazzina vive in una casa dell’accoglienza fino al diciottesimo anno d’età, quando è costretta a vagabondare e a dormire nascosta nel parco di Potrero Hill, dove costruisce un giardino segreto, che diventa il suo rifugio personale.
Finalmente la sua vita sembra prendere una svolta positiva: grazie al nuovo lavoro come fioraia nel negozio di Renata, inizia a guadagnare e riesce a permettersi una stanza in cui alloggiare.

Una mattina, la ragazza si reca al mercato dei fiori e un giovane misterioso, che sembra conoscerla, le offre un giglio tigre arancione, simbolo di regalità.
Victoria è incuriosita e intimorita da quel giovane, con il quale inizia uno scambio di fiori e di messaggi segreti. Il giovane, infatti, è uno dei pochi a comprendere il linguaggio dei fiori e, col tempo, dimostra di conoscerla bene, molto più di quello che la ragazza potesse credere.
Dopo averla invitata ad uscire, infatti, le svela di essere Grant, il figlio di Catherine.

Il passato torna. Il passato sempre in agguato e pronto ad assalirla.

Grant sembra credere che sia stata la madre ad appiccare l’incendio al vigneto della zia e racconta a Victoria della malattia di mente e della successiva morte di Catherine.
Tra i due ben presto si instaura un sentimento forte: il mirto, l’amore.
Sembra che si sia creato un equilibrio finché Victoria scopre che una vita cresce dentro di lei.
Intimorita, decide di scappare, nascondendo la verità a Grant, e si rifugia nel suo giardino segreto.
Victoria ha paura che non riuscirà a prendersi cura della bambina, a cui non riesce nemmeno a dare un nome. Perciò, una volta nata, la lascia a casa di Grant, sicura che lui saprà amarla ed accudirla come merita.
Victoria, però, si rende presto conto che non avrà pace fino a quando non chiederà perdono per l’incendio appiccato alla vigna di Elizabeth; così, riallaccia i rapporti con la donna, che, nel frattempo, ha iniziato ad aiutare Grant ad occuparsi della bambina.

Victoria è decisa a lasciarsi amare nonostante i suoi difetti.
È giunta l’ora dei narcisi: nuovi inizi.
Victoria torna da Grant, da Elizabeth e dalla bambina, che Grant ha chiamato Hazel, come il fiore del nocciolo: riconciliazione.
Alla fine è il musco a prevalere, ossia “l’amore materno”, quel sentimento che nasce spontaneo nel cuore di ogni donna, quel legame indissolubile che tiene unite una madre e una bambina come un cordone ombelicale.
Un romanzo ben scritto, scorrevole e ben impostato, che racconta una storia di dolore ma anche di speranza tra passato e presente.
Il tema su cui l’autrice si sofferma con più attenzione è la difficoltà di Victoria a condurre un’esistenza “normale” dopo aver trascorso un’infanzia terribile.
In un’intervista, Vanessa Diffenbaugh ha affermato che vorrebbe che questo libro fosse l’occasione per riflettere sui problemi legati all’adozione.
Molti bambini, proprio come Victoria, sono costretti a cambiare famiglia adottiva in continuazione e spesso sono affidati a persone non all’altezza della situazione e subiscono abusi e maltrattamenti.

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