il linguaggio segreto dei fiori, Vanessa Diffenbaugh

Creato il 20 ottobre 2011 da Frufru @frufru_90
Victoria Jones ha 18 anni appena compiuti, non ha una casa, non ha una famiglia, non ha nessuno cui telefonare o scrivere una lettera. Niente. Nei suoi primi 18 anni di vita non ha fatto altro che passare da una famiglia all'altra, senza essere mai riuscita a farsi amare fino in fondo, senza essere mai riuscita ad amare davvero qualcuno. Victoria diventa maggiorenne e non sa dove andare, non sa che cosa fare. Trova un angolo abbandonato in un parco di San Francisco e lì inizia a vivere come una barbona, avvolta da una coperta marrone che è una delle poche cose che le appartengono. È sua quella coperta, sono suoi quei libri di botanica che le ha comprato Elizabeth, l'unica madre adottiva che rimpiange di non aver saputo amare come meritava. È stata lei, Elizabeth, a insegnarle il linguaggio segreto dei fiori, molto di moda all'epoca vittoriana, ma ormai completamente in disuso. Con i fiori Victoria sa comunicare. Grida il suo odio con i cardi e non ha mai regalato a nessuno rose rosse, né mai lo farà, è pronta a giurarlo. Nessuno comprende il significato di un'acacia o di un giacinto. Victoria è protetta da questo modo di esprimersi che è soltanto suo, o almeno crede che sia solo suo. Solo una cosa ama Victoria dunque: i fiori. Ed è proprio una strana fioraia, Renata, a darle prima lavoro e poi anche affetto. In breve tempo Victoria diventa famosa, i suoi mazzi di fiori sembrano essere quasi una pozione magica. Donne da tempo in pena d'amore incontrano all'improvviso l'uomo della loro vita, mogli troppo fredde coi mariti ritrovano il gusto di lasciarsi andare alla passione. Il linguaggio segreto di Victoria dà risultati impressionanti. Tutti vogliono lei e i suoi fiori miracolosi. Al mercato dei fiori, una mattina, gli occhi di un giovane uomo, Grant, si posano su di lei. Victoria odia essere guardata in quel modo, non le piacciono i contatti umani, tantomeno quelli fisici. Quel ragazzo la fa arrossire e questo non può sopportarlo. Ha la soluzione però: un rametto di rododendro.
"Rododendro" dissi. Posai il ramo reciso sul banco di compensato. Le infiorescenze a grappolo color porpora non erano ancora aperte e i boccioli erano girati verso di lui, avvolti in una stretta spirale velenosa. "Stai attento." Studiò la pianta, poi l'avvertimento nei miei occhi. Quando distolse lo sguardo aveva capito che il fiore non era un regalo.
Già, Grant aveva capito, perché, incredibilmente, conosceva il linguaggio di Victoria. Al chiaro messaggio di lei, lui risponde con un ramo di vischio e poi ancora bocca di leone, pioppo bianco.
"Rododendro?", chiesi come aveva fatto una volta con me Elizabeth.
“Stai attento”, rispose.
“Vischio?”
“Supero tutti gli ostacoli”
Annuii. “Bocca di leone?”
“Presunzione”
“Pioppo bianco?”
“Tempo”. Annuii di nuovo e sparsi sul tavolo i cardi che avevo raccolto nella mia passeggiata per la città. “Cardo campestre”, disse. “Misantropia”.
Victoria si nasconde dietro la sua barriera di cardi e di odio. Non può accettare la dolcezza di Grant, non può accettare il suo incondizionato amore, perché non si sente all'altezza. Rovinerà tutto, come ha sempre fatto con chi ha provato a volerle sinceramente bene, come con Elizabeth, ad esempio. Grant potrebbe essere un portone spalancato su un futuro diverso, ma allo stesso tempo è anche un ponte che riporta indietro nel tempo, a quel passato che Victoria ha cercato, inutilmente, di dimenticare. Eppure dev'esserci un modo per ricominciare, dev'esserci un modo per imparare ad amare, anche se in 18 anni le uniche piante ad essere state regalate sono cardi, odio. Anche il musco, amore materno, cresce senza radici. L'amore non deve necessariamente avere radici, può nascere da sé, all'improvviso, può nascere anche in chi non ha mai amato, anche in chi non ha mai ricevuto amore. Dopo un'infanzia difficile e un'adolescenza vissuta tra la rabbia e la solitudine, Victoria ha la forza per cambiare tutto, per cominciare da zero una vita che può e deve darle tanto. Quando diventa maggiorenne a tutte le ragazze orfane che avevano diviso con lei l'istituto, Victoria regala una dalia, come augurio per un futuro migliore e diverso. Dalia, dignità. Victoria ha avuto il coraggio di andarsela a conquistare, quella dignità.

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