Certo è sconcertante che se primarie vere devono essere si metta in moto la macchina del partito per un solo candidato, sia pure il candidato segretario, è stravagante che il plurale maiestatis di “Accettiamo la sfida” precipiti poi su quell’ “Io mi candiderò” con un passaggio improvviso dai moduli verbali dell’uomo di Predappio a quelle di Rossella O’ Hara, Questi manifesti hanno di bello che non comunicano nulla né alla testa, né alla pancia Ma, tutto sommato, guardando l’insieme di queste affiches (ce n’è più di una, anche se la forma grafica rimane la stessa) si deve dare atto che non esiste difformità tra il partito le sue proposte, il suo dibattito e la sua comunicazione: entrambi consistono in elencazioni di problemi senza che su nessuno di essi venga espressa una qualche tesi. E’ come se il Pd volesse mostrare che al contrario di altri movimenti e forze politiche rimane una specie di general purpose. Insomma non c’è trucco e non c’è inganno: è solo una lista di problemi di cui non si indica una qualunque soluzione. E non è difficile ritrovarvi certi senza se e senza ma o certe vorticose marce indietro, il navigare a vista nel limbo forzoso delle necessità e certi silenzi.
Intendiamoci non è che ci sia di meglio in giro e spesso c’è invece di
Nel Settecento, specie a Napoli, era uso che storici e saggisti facessero uscire in anteprima l’indice dei loro volumi di prossima pubblicazione, ma spesso questi fogli a stampa erano l’unico risultato concreto perché poi il libro non usciva mai. C’era anche una nota poesiola satirica nei confronti di uno storico molto prolifico di elenchi, ma sterile di volumi e chiedo venia per la grafia, ma vado a memoria” Chist’è l’innice e va bene/ tanta cose che c’hai messe/ ma si o’ libbro nun ‘o tiene/ nun sì storico, sì fesse”.