La Sicilia dopo Lombardo? Potrebbe esser peggio: potrebbe piovere. Il Frankenstein junior siculo, primo frutto dell’ibrido Pd-Udc, si chiama Lombaudo. Ai microfoni della Zanzara di Radio24, Pippo Baudo ha annunciato che il Pd gli avrebbe chiesto di candidarsi alle prossime elezioni in Sicilia. Lui però avrebbe detto di no: «per la prima volta dichiaro la mia incompetenza specifica. Non saprei governare, e soprattutto non vorrei essere governato da altri, con tutti quei compromessi che ci vogliono in politica». Baudo ha ribadito di aver sempre votato a sinistra, appellandosi alla classe dirigente dell’isola perché abbia la forza di proporsi e di sostituire un ceto politico colluso e disastrato.
Sulle prime si è pensato a un Baudo in stato confusionale, poi si è capito che in stato confusionale è, come di consueto, il Pd. La smentita del segretario dei democratici siciliani, Giuseppe Lupo, ha fatto sperare per qualche ora che Baudo avesse riservato al Pd la stessa sorte di Sharon Stone, delle cui grazie discinte il presentatore catanese – in età post-prostatica – non avrebbe voluto approfittare. Le grazie del Pd siculo sono, in effetti, assai più risicate: anni di lombardismo schizofrenico hanno smembrato l’anima del partito, ora pronta a convergere verso il leggendario centro moderato ben prima delle elezioni politiche. Siamo molto, molto lontani da Basic Instinct, collocandoci tra Mary Shelley e Mariangela Fantozzi.
Il fatto è che Baudo, stando a quanto riferito da “Repubblica”, ha detto la verità: il contatto col presentatore sarebbe stato avviato dall’ex segretario della Cisl Sergio D’Antoni, e sarebbe sfociato in un colloquio tra Baudo e Bersani. D’Antoni ritiene che Baudo abbia «tutte le caratteristiche per governare la Sicilia», tant’è che già nell’autunno del 2005 i Ds chiesero a Pippo Baudo di candidarsi alla guida della Regione. Invano anche allora: il presentatore continua – in controtendenza – a preferire la televisione, manifestando il suo sostegno al partito democratico e, in particolare, all’eurodeputato Rosario Crocetta, ex sindaco di Gela più volte minacciato da Cosa Nostra. Crocetta non ha ricambiato la cortesia, invitando il Pd a guardarsi dal Lupo: un lupo bipede pronto a cogliere la sua grande occasione tra un candidato improbabile e l’altro.
Sarebbe interessante capire, a questo punto, quali siano secondo il Pd le caratteristiche adatte per governare la Sicilia. Il precedente Lombardo non aiuta a risolvere la questione: fresco di dimissioni, l’ex governatore ha continuato a nominare assessori e consulenti fino al 31 luglio scorso, difendendosi con ferocia dalle accuse di default a sfondo mafioso. Lo abbiamo visto su La7, pochi giorni fa, tener testa con un cerotto sul viso a Sergio Rizzo (che ce lo ha fatto apparire quasi simpatico): Lombardo ribatteva colpo su colpo, senza chiarire nulla della sua gestione fallimentare, delle prebende, dei debiti da brivido, delle clientele, delle contiguità con elettori ingombranti. Eppure alzava la voce e riusciva a produrre l’impressione formidabile di aver ragione: la stessa suggestione perversa che ha disintegrato il Pd siciliano, portandolo a seguire il grande incantatore.
Per buona parte del Pd, Lombardo è stato adatto. Per parte del Pd, lo sarebbe anche Baudo. Il governatore ideale della Sicilia è quindi lombrosianamente atavico con tendenza telegenica e può permettersi frequentazioni con mafiosi. Può rifiutare un incontro amoroso con una diva di Hollywood ma è libero di flirtare coi boss. È questo l’idealtipo di governatore che la Sicilia merita?
D’altro canto, la vicenda Baudo porta a chiedersi quali siano le caratteristiche adatte per rifondare il Pd, riproponendo al centro del dibattito politico equità, welfare, lavoro, giustizia e laicità. La domanda è forse inutile, considerato il frastornante giro di alleanze che inquina la campagna elettorale nazionale ancora prima che cominci. Noi ce la facciamo lo stesso, ostinatamente: non amiamo i post-comunisti liberisti, i lottizzatori idealisti, i progressisti con tendenza reazionaria, i mentecattolici illuminati che si definiscono laici. Non ci piacciono i politici transgenici, quelli abnormi e soprattutto quelli di derivazione televisiva. Anche se Baudo, in questa storia, è il più saggio di tutti.