
In un’intervista la cantante lombarda racconta i suoi inizi, tra lo Zecchino d’Oro, il conservatorio, la Scala e la consacrazione sul palco del Festival, sospinta dalla passione per la musica e l’amore della madre: «Comporre per me è sempre stata una necessità, ma non mi credevo all’altezza. Mamma mi aveva sentito suonare al piano una canzone, io pensavo fosse terribile, lei invece mi convinse a registrarla. Quando l’ho risentita in cuffia ho provato un momento di pura felicità. In quell’istante mi sono detta: ecco, nella vita voglio fare questo». La sua playlist quotidiana: «Nel mio MP3 ci trovi un po’ di tutto. Quelli che amo di più sono i cantautori britannici dell’ultima generazione: il mio preferito è Damien Rice, ma mi piacciono molto anche James Blunt e Nutini. Poi Florence + the Machine, la svedese Lykke li e l’immenso Lucio Battisti».

Idee chiare a proposito della bellezza e dell’ipocrisia: «Chi l’ha detto che se una è bella, sta al gioco e non si prende troppo sul serio deve essere senza cervello?. Mi piace una frase di Paris Hilton: “La vita è troppo breve per passare inosservati”». La canzone Bianconiglio e il cellulare dei rimpianti: «Un paio d’anni fa entrai nel bagno di un bar e il telefonino mi cadde nel water. Per recuperarlo, dovetti mettere le mani nell’acqua… grazie a quel piccolo incidente, mi sono resa conto che i giorni più belli sono quelli in cui non ho avuto tempo di mettere sotto carica il cellulare. Stavo bene, perché stavo vivendo la vita vera. Le tecnologie sono importanti, però non puoi affidar loro tutta la tua vita… vanno bene solo se riesci a non farti usare».