Fosca ha riempito il suo sacco della domenica di calze bucate, pezzi di sapone, spazzole e profumi. Ha preso quattro autobus si è fermata dove finivano le linee, è giunta chissà come in bicicletta, al calar del sole. Dentro la stanza, o forse erano più stanze, non c’era niente. Possibile, un condominio vuoto? Eppure il fumo bianco, il fumo fioccoso e aromatico della pipa è chiaro indizio della presenza umana. Si affaccia sul boudoir, con le stampe di Dealcroix, i cioccolatini sul tavolo e le tende rosso acido. In realtà è un gatto blu che sta fumando, senza distinzione e senza originalità, e c’è odore di carta vecchia e qualcuno che incespica sul ballatoio. Fosca finalmente può gettare la sacca sul parquet. Fuori la notte brucia l’olio dei ginepri e qualcosa di lieve nei sassi, che dà la sensazione della luna piena o di qualche altra attesa. Il gatto ha rinunciato a leggere i giornali e ripassa cruciverba o esercizi di etimologia. Fosca siede al pianoforte e ricorda qualcosa, probabilmente il chiaro sentimento di essere a casa.
(nel condominio del Trasciatti ci sono anche gli scritti di Fosca. Per chi volesse fare una capatina…)