“Il lungo viaggio di Ivana e Roberto” da Il Nuovo Amico

Creato il 30 maggio 2015 da Ostinato @MatteoCinalli

L’ATTESA DELLA NASCITA DI UNA CASA-FAMIGLIA “DON BENZI” 

Nel tempo dell’invito di Papa Francesco ad essere “cristiani laici in uscita”, Roberto Ciferri e Ivana Lovrić, rispettivamente di 40 e 33 anni, si rimettono in gioco, posando le prime pietre per una nuova casa-famiglia a Mombaroccio. La loro è una storia davveroparticolare.

«FARETE COME FRANCESCO E CHIARA» Roberto inizia la sua esperienza nel mondo del volontariato come capo scout nel quartiere pesarese di Soria. Dopo gli studi in ingegneria elettronica ad Ancona gli si aprono le porte del dottorato.

Sembra l’avvio di una carriera brillante che chiunque vorrebbe per sé, «e invece – dice oggi Roberto –sentivo che quello che stavo facendo non era per me. Io cercavo qualcosa di più». E così molla tutto alla ricerca della sua vocazione. Dapprima volontario in Albania, poi il percorso spirituale si indirizza verso i Padri Comboniani. Nel 2003 l’incontro con Ivana, originaria della Croazia. Lei vive a Rimini e Don Oreste Benzi le ha affidato la gestione del centro di aiuto ai minori.

Entrambi sono nel pieno di un percorso di discernimentoaccompagnati dall’ideadi una possibile consacrazione. L’attività di Ivana si concentrava perlopiù su progetti della durata di un anno con casi di ragazzi/e allontanati, fuggiti e poi anche il servizio di pronta accoglienza per mamme con bambini. Trascorrono gli anni per Roberto e Ivana che scoprono pian piano la loro vocazione nell’amore reciproco. È don Oreste in persona a seguirli ma non fanno in tempo neppure a fidanzarsi che lo stesso fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII, chiede a Roberto di partire per l’India.«Se son rose fioriranno – ci disse –in caso contrario farete come S. Francesco e Santa Chiara».

UNITI IN MATRIMONIO DA DON ORESTE. Di ritorno dalla lunga esperienza indiana, Roberto e Ivana decidono di affrontare una nuovo servizio a Merida, sulle Ande Venezuelane. Qui seguono un centro diurno di assistenza ad una trentina di persone anziane. Il parroco del luogo li manda nelle periferie più lontane con il compito di portare il Santissimo di casa in casa per l’Adorazione.

«Una volta per la Quaresima – ricorda Ivana – ci ha anche chiesto di portare le sacre ceneri». La tanta sofferenza e indigenza conosciuta nell’incontro con gli ultimi li porta a spalancare le porte della loro casa a molte persone.

Nel 2007 arriva il matrimonio. È il loro padre spirituale Don Oreste a sposarli presso la Grotta Rossa a Rimini. Nel 2008 si trasferiscono a Cesena per servire una casa famiglia già avviata con minori disabili e adolescenti. La struttura era composta da tre persone: un ragazzo disabile, un alcolista e un adolescente con problemi. Nel 2011 nasce la loro primogenita Lucja e di lì a poco arriva un altro trasferimento, questa volta a Sogliano sul Rubicone, dove si unisce a loro Indira, una ragazzina di 14 anni. Ormai sono pronti per avviare una casa-famiglia nuova. Da quell’anno cominciano a battere a tappeto la Romagna alla ricerca di una nuova e accogliente dimora. Bussano di casa per casa, di parrocchia in parrocchia, ma i risultati sono scarsi. Poi don Enrico Giorgini (conosciuto tramite il fratello di Roberto) e don Massimo Reggini colgono la palla al balzo e gli propongono di trasferirsi nella diocesi di Pesaro, a Mombaroccio dove la canonica della parrocchia dei Santi Vito e Modesto è in disusoda anni.Roberto e Ivana arrivano lo scorso mese di ottobre e incontrano subito l’aiuto della comunità locale formata da circa 2mila abitanti. Ogni cittadino e parrocchiano si mette al servizio di questa grande impresa, ciascuno col proprio talento, per risistemare la casa. “Questa casa famiglia – dice oggi il diacono Emilio Pietrelli in servizio presso la comunità locale – èuna ricchezza per tutti noi e una grande speranza per il presente e il futuro».

Matteo Cinalli

 


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