Il luogotenente Schmidt

Creato il 26 maggio 2010 da Bartleboom

"I campi e la lontananza si stendevano a ellisse."
..."Tutto finì. Scese la notte. Per Kiev
corse l'oscurità, scaraventando un'imposta sull'altra.
E piovve a scrosci. E come al tempo di Batyj,
il giorno passato divenne stranamente antico."
"Il luogotenente Schmidt" è uno dei primi tentativi di poesia narrativa di Pasternak.
L'idea gli venne da un questionario che Marina Cvetaeva compilò per il progetto di un dizionario bibliografico. Marina era una segreta, poi neppure segreta, passione di Pasternak.
La Cvetaeva nel questionario confessava la sua predilezione per la rivoluzione del 1905 e per un eroe di quel tempo, il luogotenente Schmidt. E il buon Pasternak prese questo suggerimento per farne un poema narrativo.
La Cvetaeva, che in compenso non lesinava maliziose crudeltà, stroncò la prima stesura del manoscritto, che riteneva fosse troppo pedante e troppo noiosamente avviluppata alle vicende giudiziarie della storia. La poesia narrativa ha un suo valore solo se è intrisa di lirismo e rifugge lo schematismo della storia che racconta. E quanto aveva ragione secondo me!
Fatto è che Pasternak corresse la sua prima stesura e la rese più lirica.
Per non mancare alla sua natura romantica e alla sua passione per Marina, pubblicò la sua opera, che uscì in frammenti nel 1926 sulla rivista Novyj Mir, facendola aprire da una poesia su un cervo in fuga. Era il pretesto per costruire un'acronimo della sua amata: C V E T A E V A si leggeva, mettendo in fila le iniziali di ogni verso della poesia.
Ebbe guai per questo Pasternak. Ma come, far introdurre un poema rivoluzionario, da un inno segreto composto per una poetessa in fuga dalla rivoluzione sovietica?
Schmidt è un eroe poco convenzionale, è per sua indole un mite. Non ha il fisico, né la fede del rivoluzionario di professione. Ma nelle insurrezioni del 1905 si trova quasi naturalmente dalla parte degli offesi, degli emarginati, dei miserevoli. Pasternak ne fa un eroe intellettuale quasi cechoviano, suscitando il malumore della Cvetaeva che non sopportava Cechov. E la lunga, talvolta oscura, talvolta pedissequa, poesia narravita che ne racconta le gesta, non diventa mai poesia epica. Pasternak resta, vorrei dire miracolosamente, aggrappato al suo lirismo, che gli consente di tenersi lontano dalla retorica più trivia, per confinarsi in un destino di isolata voce poetica, per mantenere quel suo profilo di distacco, di disincanto, di struggente dubbiosità.
"Quando cessò il torpore della mia sconvenienza,
mi accorsi di non sapere chi foste.
Il seguito è noto. E' difficile intendersi,
per incontrarsi in maniera così favolosa di nuovo.
Avete almeno meditato quanta ampiezza
ci sia qui per la fede? - Crucciarsi di uno sguardo,
sparire tra la folla, capitare di notte in un treno,
raggiustare l'ombrello e ritrovarsi accanto!"
(Il luogotentente Schmidt - Boris Pasternak, trad A.M.Ripellino - Einaudi)

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