Il lupo

Da Pane & Rose

di Daria Stepancich

Il Lupo è l’animale selvatico che più di ogni altro ha colpito l’immaginario collettivo, diventando il simbolo della crudeltà e della malvagità. Anche nella nostra tradizione i riferimenti alla sua ferocia sono molti e riscontrabili in racconti, leggende e proverbi di uso comune, che hanno contribuito alla creazione del mito del lupo cattivo.

Chi piecura se fa, ‘u lupu se lu mangia
Chi pecora si fa, il lupo se lo mangia
Lu lupu cambia lu pilu ma no lu vizziu
Il lupo cambia il pelo ma non il vizio.
U lupu quannu ha bisuognu nesce d’a tana
Il lupo quando ha bisogno esce dalla tana
Lupo ‘on mangia lupo
Lupo non mangia lupo
U lupu i malascuscenza, a chiju chi faci pensa
Il lupo con una cattiva coscienza a quello che fa, pensa

La sua “brutta nomea”, insieme ad altri fattori, ha generato una graduale diminuzione della presenza del Lupo in Calabria fin dall’inizio del ‘900, raggiungendo minimi storici negli anni 1970, le cause sono molteplici tra cui la persecuzione diretta da parte dell’uomo, la diminuzione delle prede selvatiche e la modificazione degli habitat.

(Ph. D. Stepancich)

Ma l’areale del Lupo ha iniziato progressivamente ad espandersi grazie all’introduzione di un regime legale di protezione iniziato nel 1971 con il primo divieto temporaneo di caccia al lupo, diventato poi divieto definitivo nel 1976 con l’inserimento della specie tra quelle particolarmente protette. Altri aspetti favorevoli all’espansione del Lupo sul territorio nazionale sono stati il graduale abbandono delle campagne da parte dell’uomo e l’aumento delle sue prede naturali.
Ma il Lupo, oltre ad essere un elemento fondamentale per la biodiversità e per gli ecosistemi naturali, è uno degli animali che racchiude in sé l’essenza stessa della vita selvatica e che possiede un fascino indiscusso.
Il Lupo (Canis lupus), immaginato come un animale dall’aspetto malvagio e feroce, in realtà è molto simile a un cane di grossa taglia, con corporatura slanciata, muscoloso e con il collo robusto. Il colore della pelliccia varia in relazione alle condizioni ambientali, infatti nelle regioni artiche la colorazione tipica è quella bianca. La popolazione di Lupo in Italia presenta un mantello con la base grigio-fulva e tonalità marroni-rossiccie nei bandeggi. Tipica è una colorazione nerastra lungo la regione dorsale (dalla zona scapolare alla base della coda), alla punta della coda e lungo gli arti anteriori. Caratteristica distintiva è inoltre una macchia golare chiara che si estende lungo i lati del muso fino alle guance.
Il mantello può però assumere sfumature differenti in relazione al periodo, in estate infatti presenta una colorazione tendente al marrone, mentre in inverno il pelo risulta più folto e tendente al grigiastro.
La colorazione può essere utile per identificare un Lupo, ma non è sempre facile distinguerlo da un cane di grossa taglia con mantello simile.
L’aspetto più affascinante del Lupo è la sua elevata socialità, vive infatti in branchi formati da individui che si nutrono, si spostano, cacciano e riposano insieme e che sono tenuti uniti da forti vincoli sociali.

(Ph. M. Cervantes dal sito internet wilfangs.forumfree.it)

I ruoli nel branco sono ben definiti a formare una rigida e ben precisa gerarchia stabilita mediante numerose manifestazioni di dominanza e sottomissione e da un’inequivocabile forma di comunicazione. Il coordinamento e il funzionamento del branco è infatti molto importante per tutti i suoi componenti, risulta indispensabile per la difesa del territorio, per la caccia e per l’allevamento della prole. In particolare per la crescita dei cuccioli i legami sociali risultano più forti e la gestione della prole non dipende solo dai genitori, ma anche da altri individui del branco che svolgono il ruolo di “zii”.
Il branco è formato, generalmente, da 3-6 individui, al vertice c’è la coppia “alfa” (maschio e femmina dominanti) che ne gestisce le principali attività e da cui dipendono quindi la gerarchia, la strategia di caccia e la difesa del territorio. Il maschio e la femmina dominanti sono gli unici che si riproducono e mantengono il loro ruolo per più anni, tutti gli altri individui occupano posizioni inferiori della struttura gerarchica.

Operazione di trasferimento di esemplare di lupo da parte del Corpo Forestale dello Stato.

L’elevata socialità del Lupo, e quindi la vita in branco, si ritiene sia dovuto al tipo di predazione che compiono, l’uccisione infatti di prede di grandi dimensioni (cervi e cinghiali) richiede necessariamente la collaborazione di più individui e una perfetta intesa tra di essi.
Generalmente rimangono esclusi dalle dinamiche del branco gli individui vecchi o malati (lupi reietti) e i giovani fino ai due anni, infatti questi, al raggiungimento della maturità sessuale, devono compiere una scelta: inserirsi nella gerarchia del branco in cui sono nati o allontanarsi da esso e cercare un nuovo territorio (lupi solitari).
La posizione gerarchica e l’attività del branco sono stabilite e segnalate attraverso inequivocabili segnali visivi, segnali odorosi ed emissioni sonore.
La comunicazione visiva avviene tramite le espressioni facciali, la posizione della coda e le diverse posture e viene utilizzata principalmente nei rapporti tra membri di uno stesso branco.
Nel caso di un atteggiamento minaccioso da parte di un lupo dominante, il subordinato tende a sdraiarsi a terra mostrando all’avversario le parti più vulnerabili (collo e ventre) dimostrando la sua totale sottomissione.
Le marcature odorose invece sono maggiormente utilizzate per la comunicazione tra branchi diversi, infatti il Lupo lascia il proprio odore in determinati punti per segnalare la propria presenza ai membri di altri branchi. La segnalazione avviene mediante il rilascio di urina, feci e secrezioni ghiandolari (raspate).

(Ph. D. Stepancich)

Le comunicazioni vocali possono essere di diversi tipi e sono utilizzate per differenti funzioni, il ringhio è un segnale di minaccia, mentre il guaito e l’uggiolio si riscontrano tra i cuccioli e gli individui sottomessi come segno di amicizia.
L’ululato, la più tipica ed affascinante vocalizzazione, è utilizzato per radunare il branco e per difendere il territorio, gli ululati corali inoltre rafforzano i legami tra gli individui, precedono le battute di caccia e segnalano la forza del branco.
In definitiva il Lupo non sembra più quell’animale da temere ed eliminare, simbolo di malvagità e ferocia, ma acquisisce un’aura diversa, una sorta di rispetto reverenziale per un animale selvatico in grado di stabilire rapporti “familiare” e avere atteggiamenti molto simili ai nostri.
Perché, forse, l’eterna lotta tra l’uomo e il lupo deriva proprio dalla loro estrema somiglianza.



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