Il lusso della lettura ad alta voce

Creato il 04 maggio 2013 da Serenagobbo @SerenaGobbo

Ieri sera sono stata al teatro Pascutto di S. Stino per l’incontro sulla lettura ad alta voce. Presenti la dott.ssa pediatra Carla Ricci, che ha lo studio a Meolo, la direttice del plesso scolastico dott.ssa Flaviana Meda, un’amministratrice (se dicevano il nome, magari lo scrivevo…) e il prof. Livio Vianello, responsabile progetti lettura dell’associazione Scenari, nonché lettore ad alta voce da un paio di decenni (ma anche attore teatrale e regista).

Cosa ho imparato? I punti principali:

- Bisogna arrivare alla scuola elementare con i prerequisiti per la lettura, praticamente con delle competenze verbali che si possono ben acquisire ascoltando letture ad alta voce.

- Il primo anno di scuola determina, nella stragrande maggioranza dei casi, l’andamento scolastico successivo.

- La lettura ad alta voce è necessaria per migliorare la capacità dei bambini di concentrare l’attenzione, elemento sempre più deficitario nel nostro mondo affetto da surplus di immagini.

- Quando il bambino ha imparato a leggere nei primi anni di scuola primaria, non bisogna lasciarlo solo perchè è ancora zoppicante: la lettura faticosa va a discapito del piacere della lettura, col rischio che il piccolo si scoraggi e lasci perdere.

- Evviva la ripetizione delle storie: il bambino ci chiede sempre le solite perchè le vuole sviscerare al 100% (e qua mi è venuto un flash: Proust, che sviscerava, sviscerava, sviscerava… frasi lunghe, lunghissime, chilometriche, per cercare la verità nel dettaglio).

Non molto di nuovo, a dire il vero (anche se per me, basta parlare di libri e mi fanno contenta lo stesso). La parte più interessante l’ha svolta Vianello, con le letture e col racconto di alcuni aneddoti (es. quando è stato in Calabria, a leggere in una biblioteca, che gli ha chiesto di portarsi i libri da casa perchè loro non ne avevano).
Vianello ha ribadito la relazione tra percentuale di lettori forti di un paese o di una regione, e il Pil.
Poi ha sfatato (perché ce n’è ancora bisogno, di sfatare questa bugia) l’idea secondo cui non si legge perché non c’è tempo. Non posso che essere d’accordissimo: io non ho tempo di fare le pulizie, ma il tempo di leggere, lo trovo.
Si è collegato al calo generale di attenzione dei nostri bambini moderni per dire che la capacità di ascoltare è scarsa in tutta la popolazione: e io che credevo che non mi ascoltasse nessuno perchè sono noiosa!

Infine, citando Pennac:
“Il tempo per leggere è sempre rubato. Come il tempo per scrivere, d’altronde”, e anche il tempo per amare…
Vero. Sarebbe bello essere tutti un po’ più ladri.
O approfittatori: dovremmo approfittare tutti di più della gratuità delle biblioteche, in cui si può entrare sempre, magari anche solo per andare in bagno, senza comprare neanche un caffè.

E ora dico la mia: l’amministratrice ha fatto notare che spesso il “comune” ha bisogno che siano i cittadini a esternare i loro bisogni e desideri.
Mah. Se ho voglia di un’iniziativa sulla lettura, non vado dal sindaco a dirglielo, nè aspetto i consigli comunali per alzare la manina e parlare. Vado a S. Donà, a Portogruaro, a Motta di Livenza, dove le iniziative ci sono già.
E poi: questa che il cittadino deve esternare i bisogni è forse un piccolo modo per scaricare la responsabilità. Capisco i problemi di bilancio, ma nello stato in cui siamo, i cittadini, secondo me, non sanno molto bene di cosa hanno bisogno. Se glielo chiedono, fanno come i romani: panem et circensis (si scrive così?). Pane e TV.
Non chiedono certo incontri con l’autore, i cittadini…



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