Il Maestro e Margherita (Bulgakov)

Creato il 09 settembre 2015 da Athenae Noctua @AthenaeNoctua

Quando, almeno una decina di anni fa, lessi Il Maestro e Margherita, non ci capii un bel niente. Troppe vicende apparentemente sconnesse, troppi personaggi e, visto che devo essere venale, troppi nomi russi, tutti simili fra loro. Mi parve un romanzo all'insegna del non-sense, in cui troppe cose non tornavano e il livello di assurdità raggiungeva picchi troppo elevati.

Ma gli anni sono passati e Bulgakov non poteva non essere coinvolto nei mio progetto di rilettura. La fama del suo romanzo era troppo importante perché il mio giudizio si riducesse ad uno stizzio rifiuto dettato, probabilmente, dall'età. In questi due lustri abbondanti ho affinato i miei gusti letterari e accettato soluzioni, tecniche e contenuti che prima non mi sarei mai sognata di prendere in considerazione. Il brutto, lo strano, l'insensato, l'inconcluso sono entrati pian piano nelle mie corde, rendendomi gradevoli letture nuove.
Il romanzo fu pubblicato postumo nel 1967 (l'anno prima era apparsa una versione pesantemente censurata), ma la vicenda che in esso è narrata è ambientata negli anni trenta, in pieno regime stalinista.

A Mosca giunge una colorita combriccola capitanata dal sedicente maestro di magia nera Woland, che non tarda a sconquassare la città con le sue malefatte: i suoi bizzarri assistenti Korov'ev (detto Fagotto), il gatto parlante Behemoth, Azazello e la strega-cadavere Hella irrompono nel mondo letterario e teatrale della capitale, facendo ammazzare o sparire i suoi più eminenti esponenti, dal presidente del MASSOLIT Berlioz al direttore del teatro di Varietà Rimskij. Non si tarderà a scoprire che Woland non è altri che Satana e che i suoi accompagnatori sono spiriti e demoni capaci di tutto. In seguito alla morte di Berlioz, poco prima predetta da Woland, il poeta Ivan Nikolaevič Ponyrëv vaga per Mosca nel tentativo di catturare il losco personaggio autore della profezia, ma, vittima dell'incredulità della polizia e dei suoi colleghi riuniti al circolo Griboedov, viene ricoverato in una clinica psichiatrica. Qui Ivan incontra il Maestro, autore di un romanzo su Ponzio Pilato censurato dal mondo della critica e della politica, che rimpiange la sua amata Margherita. Mentre, parallelamente alla storia di Woland e Ivan, ci viene narrata la versione di Pilato così come l'ha concepita il Maestro, facciamo la conoscenza di Margherita, che viene scelta da Woland per fare da regina al ballo del plenilunio di primavera e trasfigurata in una strega in grado di volare sui cieli di Mosca, rendersi invisibile e devastare l'appartamento di uno dei detrattori del suo amato Maestro, di cui spera di ottenere da Woland la liberazione.

Il romanzo di Bulgakov è caratterizzato da un intreccio di peripezie che spaziano dal comico all'orribile, dall'inquietante al ridicolo: Korov'ev e Behmoth, in particolare, compiono imprese che gettano Mosca nel panico, ma è nello spettacolo di magia allestito da Woland che avvengono le più incredibili meraviglie. Il diavolo è a Mosca e sarà incredibilmente la personalità che, attraverso Margherita, si apprezzerà di più nell'evolversi della storia, tanto che questa figura appare quasi il degno ma cortese rivale di Yeshua, evocato solo fra le pagine del romanzo del Maestro. Sebbene Woland e i suoi gettino scompiglio e provochino morti e pazzie a Mosca, egli punisce quella classe benestante che fa della letteratura e dell'arte un manifesto per esibire se stessa e le proprie contraddizioni e stabilisce cosa sia degno di essere pubblicato e cosa, invece, sia spazzatura da censurare e denigrare ancor prima della pubblicazione, anche a costo di provocare lo smarrimento di un grande talento capace di rivelare verità mai pronunciate (come la vera storia di Pilato, sospeso in un limbo da secoli).
Ne Il Maestro e Margherita si dipanano vicende paradossali e variegate, all'insegna della fantasia e dell'eccesso: non si può, di fronte alle sgangherate spettacolarizzazioni del genio maligno di Korov'ev e Behmoth rimanere impassibili, non è possibile non immaginare precisamente tutte le particolari figure che Woland evoca per partecipare al ballo ed è spontanea la partecipazione al folle volo di Margherita nei cieli russi, anche se tutto ciò appare assurdo e apparentemente insensato. La ricerca di un significato, infatti, è cosa secondaria: Bulgakov non ha inteso offrirci una morale rassicurante o la punizione dei cattivi, ma ha voluto mostrarci la duplicità di un mondo che oscilla fra certezze e follia, bene e male, libertà e fatalità, controllo e caos, non senza allusioni di carattere satirico alla cultura sovietica.
Chiudendo questo romanzo, molti interrogativi rimangono comunque aperti. Ma non è certo possibile spiegare quanto di ciò che abbiamo letto corrisponda alla realtà degli accadimenti narrati dal testimone e alla vicenda di Ivan, che ne rimane forse l'unico interprete: Mosca, la Terza Roma, è stata per alcuni giorni una città non di santi, ma di diavoli, preda delle più allucinanti magie, eppure capace di tornare alla normalità non appena Woland se ne allontana. Come se, in fondo, anche il delirio appartenesse alla normalità... forse perché l'uomo è ben capace di provocarlo senza l'ausilio di alcuno spirito infernale?

Dunque, questo tipo terribile è in possesso di una forza inusuale!... Per esempio l'insegui, l'insegui e non è assolutamente possibile raggiungerlo... Ed è accompagnato da una bella coppietta, mica male pure loro, anche se ognuno a suo modo: uno spilungone con le lenti rotte e, inoltre, un gatto di dimensioni inverosimili che se ne va in giro in tram da solo. Oltre a ciò [...] s'è trovato di persona sulla terrazza di Ponzio Pilato, è una cosa di cui non si può dubitare. Che roba, eh? Bisogna arrestarlo immediatamente, altrimenti provocherà disgrazie indescrivibili.


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