Il mago di Ozpetek

Creato il 12 ottobre 2012 da Cannibal Kid
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"Io sono più insopportabile di te!"
"No, io!"
"No, io!"
"No, io!"
"No, io!"
"No, io!"
"No, io!"
"No, io!"
60 anni dopo...
"No, io!"
"No, io!"
"No, io!"

Magnifica presenza (Italia 2012)
Regia: Ferzan Ozpetek
Cast: Elio Germano, Paola Minaccioni, Beppe Fiorello, Vittoria Puccini, Margherita Buy, Andrea Bosca, Monica Nappo, Cem Yilmaz, Claudia Potenza, Bianca Nappi, Giulio Marchesi, Massimiliano Gallo, Maurizio Coruzzi
Genere: fantasmagorico  Se ti piace guarda anche: 4 fantasmi per un sogno, La kryptonite nella borsa, Mine vaganti
Mah… gnifica presenza. Non so davvero cosa pensare, di un film come Magnifica presenza. Oggettivamente parlando, è davvero modesto. La regia del poco magico mago di Ozpetek non regala certo momenti di grande cinema. A livello visivo, oltre a una buona cura per il trucco dei suoi poco fantasmagorici e molto fantasmi personaggi, è poca roba. Come recitazione, si salva un valido seppure pure lui parecchio impostato Elio Germano, e a sorpresa salvo anche Vittoria “Elisa di Rivombrosa” Puccini. Quanto a Giuseppe Fiorello… orrore! E Margherita Buy? Non la si può davvero più sopportare. Va bene fare la nevrotica una volta, due volte, tre volte. Alla miliardesima volta si fa una raccolta di firme per non farla mai più comparire in un film/fiction/serie tv. Quanto alla breve apparizione non da fantasma bensì reale di Maurizio Coruzzi meglio noto come Platinette, strappa anche un sorriso, va là, però non è che fosse così fondamentale per il film. Comunque, sempre meglio Platinette del fratello (raccomandato) di Fiorello. Tra le note negative, ci metto dentro anche la colonna sonora. Passi "Perfidia" di Nat King Cole, non male, ma Patty Pravo e Claudia Mori… andiamo, fanno persino troooppo Ozpetek. Sembra quasi che Ozpetek con questo film abbia voluto fare il verso a se stesso, un po’ come l’ultimo riciclato Tim Burton.

"Hey, hai mai visto Paranormal Activity?"

E la storia? Com’è la storia di Magnifica presenza? Si tocca un filone classico del cinema horror, quello della casa infestata. Solo che questo non è un film horror. È il classico film… come si può chiamare il genere? Ozpetekiano. A essere maligni, Ozpetek è una versione di serie B di Almodovar. Considerando però il pessimo tentativo recente di Pedro con il thriller nell’involontariamente (o forse volontariamente?) ridicolo La pelle che abito, i pur timidi approcci di Ozpetek con l’horror fanno una figura già un minimo più decente. I tentativi di creare tensione, va detto, si limitano alla prima parte. Dopodiché Magnifica presenza scorre in altre direzioni. Più che altro quelle della commedia. In maniera magnifica? No. Non direi proprio. Perché, oggettivamente parlando, come detto Magnifica presenza è poca roba. È un film pasticciato, confuso, ha una sceneggiatura con dei buchi grandi come una casa (infestata), propone una serie di personaggi messi dentro alla rinfusa che appaiono e poi scompaiono. Cosa quest’ultima probabilmente voluta, sebbene non tutte le “presenze” risultino proprio magnifiche magnifiche.

"Ao', so' tutti truccati, mo' me trucco anch'io!
Come Platinette no, me rifiuto."

Tutto questo, parlando oggettivamente. Però su questo blog non si parla in maniera oggettiva. E un film come questo non va giudicato in maniera oggettiva. Ozpetek ha girato, come in fondo fa sempre o quasi, una pellicola intima, fatta di sentimenti e di emozioni. Anche perché, diciamocelo, non è che sia poi ‘sto virtuoso della macchina da presa. Visto sotto un’ottica puramente soggettiva e personale, Magnifica presenza vanta allora dei punti a suo favore. Il fatto di non sapere bene dove andare a parare può essere visto come un difetto, e probabilmente lo è, ma allo stesso tempo contribuisce a non dare certezze allo spettatore. A lasciarlo sospeso in attesa di qualcosa. Qualcosa che poi non si concretizza effettivamente in momenti di grande cinema, ma almeno lascia per tutto il tempo con una certa curiosità. C’è poi una forte componente visionaria (onni)presente. Non è sviluppata a dovere, d’altra parte Ozpetek non è David Lynch, però riesce a creare un’atmosfera piuttosto surreale. Quasi un ribaltamento della realtà e delle convenzioni comuni. Il protagonista Elio Germano è ovviamente omosessuale (altrimenti che razza di film di Ozpetek sarebbe?), lavora di notte, è un attore, è pazzo, è pure uno stalker e tutt’intorno a lui sembra muoversi solo un’umanità strana: fantasmi, transessuali, persone truccate e travestite. Omosessualità, travestimento, musica retrò… sì, ci sono proprio tutti gli elementi tipici di un film di Almodovar, ehm, cioè volevo dire di Ozpetek.

"Ma dimmi te se dovevamo arrivare da un'altra epoca
per leggere le fregnacce di Cannibal sul nostro conto..."

La normalità non sembra dunque avere posto nella vita del protagonista. Di certo, non sembra abitare nella sua casa. Una casa infestata da degli attori (come lui) fantasma, scomparsi durante il periodo della seconda guerra mondiale. Qui la ghost-story poteva prendere la piaga del j-horror alla The Ring, con la classica ricerca a caccia della loro vicenda passata, e in parte la imbocca. Seppure rimanendo su sentieri da commedia più che da film del terrore. Una vicenda di fantasmi più sullo stile di Ghost, se vogliamo, però meno drammatico. Meno romantico. No, diciamo che siamo più dalle parti di 4 fantasmi per un sogno, quel film con Robert Downey Jr. che “vede la gente morta”. Il tutto con un’atmosfera onirica che ricorda La kryptonite nella borsa, altra gradevole quanto difettosa pellicola italiana recente, girata non a caso da Ivan Cotroneo, che già aveva lavorato con Ozpetek sulla sceneggiatura del precedente Mine vaganti. A proposito di Mine vaganti, se Magnifica presenza segna un passo avanti per il regista italo-turco come tentativo di fare qualcosa di diverso, di variare la sua formula aggiungendo una componente vagamente fantasy, dall’altra parte segna un passo indietro per riuscita. Mine vaganti era infatti più brillante, sbarazzino, divertente e allo stesso tempo profondo. Magnifica presenza riesce a non farsi odiare ma semmai muove un moto di simpatia per la genuinità del suo approccio e perché sembra un sentito atto di amore nei confronti del cinema e della “finzione, finzione”. Eppure al termine della visione fa rimanere sospesi con un forte: “Mah…” (voto 6-/10)

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