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Il malessere del corpo: Anoressia e Bigoressia due facce della stessa medaglia (2 parte)

Da Psychomer
by Paola Sacchettino on giugno 22, 2011

Bigoressia e distruzione del corpo al maschile

Nel 1997 Harrison Pope, psichiatra presso il Mc – Lean Hospital di Belmont,  Massachusetts, descrisse un disturbo chiamato Dismorfismo Muscolare, una sottocategoria del più ampio Disturbo di Dismorfismo Corporeo, a sua volta frequentemente associati al Disturbo Ossessivo – Compulsivo.  Pope definì il Dismorfismo Muscolare come un’insoddisfazione per la propria muscolatura, associata alla tendenza ossessiva ad accrescerne sempre di più la massa.

Il termine “bigoressia” è quello più comunemente utilizzato per descrivere questo disturbo.  La bigoressia è prevalente soprattutto tra gli uomini e si manifesta con il timore ossessivo di essere troppo minuti, deboli e poco sviluppati.

Al contrario dell’anoressica e della bulimica, che vedono il proprio corpo sformato e troppo grasso, anche se è un palestrato body builder, il bigoressico si vede come un mingherlino, gracile e deperito e la sua vergogna non ha confini (Barberi 2008; Stevani 2007; Pope 2000).

Entrambi i disturbi riguardano distorsioni dell’immagine corporea (dismorfofobia), solo che i timori sono incanalati in direzioni antitetiche.

La bigoressia trova il terreno più fertile nella popolazione dei culturisti e dei fanatici del body building, anche se è importante sottolineare che non è il body building in se stesso ad essere patologico, dal momento che un esercizio regolare ed equilibrato può contribuire al mantenimento del benessere fisico e mentale di coloro che lo praticano. La patologia insorge laddove le pratiche legate all’allenamento diventano cosi totalizzanti da interferire con tutti gli altri aspetti della vita, come il lavoro, lo studio, i rapporti sociali e le relazioni sentimentali, ambiti che i bigoressici non esitano a sacrificare, qualora li considerino fastidiosi impedimenti al loro sacro e inalterabile programma di training.

Gli studi hanno rilevato che circa il 10% dei culturisti uomini soffre di bigoressia e che il disturbo li induce ad un comportamento ossessivo – compulsivo: praticamente vivono in palestra con l’unico obiettivo di raggiungere quello che essi considerano il corpo perfetto.

Secondo gli studi di Pope, i bigoressici hanno spesso alle spalle una storia di ansia, disturbi dell’umore e tratti ossessivo – compulsivi (Stevani 2007; Pope 2000).

I bigoressici seguono una dieta rigorosissima, basata su alimenti ad alto tasso di proteine e per un ammontare di circa 4.000 o 5.000 calorie al giorno. Capita di rado che si permettano di mangiare al ristorante o a casa di altre persone, dato che in tali situazioni non sono in grado di effettuare un calcolo preciso delle calorie fornite dai pasti, oltre al fatto che non possono controllare con esattezza gli ingredienti usati per la preparazione dei cibi: in special  modo i culturisti che partecipano alle gare cercano di mangiare il più spesso possibile portandosi sempre dietro una borsa con i loro rifornimenti alimentari.

Relativamente alle cause del disturbo, l’attenzione degli studiosi si è focalizzata soprattutto intorno a tre possibili determinanti del

disturbo, non operanti in maniera del tutto indipendente l’una dall’altra, per cui sarebbe comunque opportuno propendere per un’eziologia di tipo multifattoriale (Stevani 2007; Di Maria, Formica, La Tona 2005): in primo luogo vi è il fattore genetico, cioè un fattore biologico predisponente per la quale alcuni soggetti sarebbero particolarmente inclini per natura a sviluppare dei sintomi di tipo ossessivo – compulsivo; la seconda spiegazione richiamata tra le cause della bigoressia è di ordine psicologico e mette l’accento soprattutto sulla bassa autostima e sul modo con cui questi soggetti si giudicano, che è basato quasi esclusivamente sull’apparenza; infine il maschio di oggi, nello sforzo di costruirsi un ruolo soddisfacente in un panorama sociale radicalmente mutato, si aggrappa alla prospettiva di successo che un corpo prestante sembra garantire. Una muscolatura possente acquista un’importanza anche simbolica, perché in qualche modo ribadisce la dominanza ed il controllo del maschio, oltre ad essere emblema di vigore sessuale (Barberi 2008; Stevani 2007).

E’ facile immaginare come per un ragazzino un po’ insicuro, magari vittima di prepotenze o di bullismo, il potere che emana da queste figure muscolose e prestanti possa risultare irresistibilmente allettante e rassicurante.

Dal momento che l’immagine corporea è intimamente connessa all’autostima e al senso di efficacia personale, i messaggi diffusi dalla cultura odierna rischiano di porre le basi per una generazione di ragazzi insoddisfatti del loro corpo, non per mancanza di attrattività, ma perché la società trasmette loro l’imperativo di apparire al meglio.

“Al nostro primo incontro con la bellezza,

la vediamo nei suoi orpelli variopinti,

che ci colpiscono con i toni sgargianti, i fronzoli e perfino le deformità.

Ma quando impariamo a conoscerla meglio,

le apparenti dissonanze

ci si rivelano come ritmiche modulazioni.

All’inizio, isoliamo la bellezza da quello che ci circonda,

la separiamo da tutto il resto,

ma alla fine giungiamo a comprendere la sua armonia

con l’insieme”.

Rabindranath Tagore

Bibliografia

- Barberi, M. (2008). Maschi allo specchio. Rivista Mente & Cervello, 43, pp. 34-41. Roma: Le Scienze S. p. A.

- Borgna, P. (2005). Sociologia del corpo. Roma – Bari: Edizioni Laterza.

- Bryant-Waugh, R., Lask, B. (2000). Disturbi alimentari. Guida per genitori e insegnanti. Trento: Edizioni Erickson.

- Duret, P., Roussel,P. (2006). Il corpo e le sue sociologie. Roma: Armando Editore.

- Faccio, E. (2005). Nel corpo sbagliato. Rivista Psicologia Contemporanea, 188, pp. 38-45. Milano: Giunti.

- Favara, I. (2008). Ana, la divinità dei corpi sublimati. Rivista Psicologia Contemporanea, 205, pp. 40-48. Milano: Giunti.

- Gura, T. (2008). Schiave del digiuno. Rivista Mente & Cervello, 46, pp. 54-61. Roma: Le Scienze S. p. A.

- Nardone, G., Verbitz, T., Milanese, R. (2005). Le prigioni del cibo. Vomiting, anoressia, bulimia. La terapia in tempi brevi. Milano: Edizioni TEA Ponte alle Grazie.

- Oliverio Ferraris, A. (2009). “Sono più magra di te”. Desiderio e rivalità nella ricerca della magrezza. Rivista Psicologia Contemporanea, 212, pp. 28-33. Milano: Giunti.

- Ormezzano, G. P. (1992). Lo sport che fa male. Torino: Edizioni Gruppo Abele

- Stevani, J. (2007). Muscoli e lacrime. Rivista Psicologia Contemporanea, 199, pp. 18-25. Milano: Giunti.

Siti internet

http://www.dentroimieisilenzi.blogspot.com

- http://blog.alfemminile.com/blog/see_107719_1ana-la-mia-dolce-dea


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