(c) 2011 weast productions / Un negozio di moda a Città di Gaza.
Credo esista, oggi, una sola persona in grado di ridere e di far ridere a Gaza. E' Hussam, il pompiere: se ne va in giro con una gamba artificiale (la destra), che tempo fa gli era stata fatta in Svizzera, grazie a un'iniziativa che aveva fatto parlare di sé. La sta usando al meglio: ha comprato un "tuck-tuck", a bordo del quale va a trovare amici, altri amputati (li fa ridere), sua moglie, la famiglia. Al lavoro non ci va più, gli hanno fatto capire che non serve e che non lo vogliono: hanno continuato a cambiargli di posto, come un sacco inutile, pieno di roba inutile. La protezione civile (i pompieri) per i quali lavorava e per i quali ha perso una gamba, spappolata dalle schegge di un missile israeliano, si sono scordati di lui. Eppure, Hussam è capace di sorridere. E di farci sorridere. Ieri mi ha raccontato della volta in cui ha soccorso un manichino. Gennaio 2009, la guerra nella Striscia impazza. L'unità dei pompieri soccorritori della quale fa parte Hussam viene chiamata nell'est di Città di Gaza, dove, spiega una voce concitata al telefono, è stato colpito un edificio. Giunti sul posto, i pompieri si separano alla ricerca di feriti, ce ne sono parecchi. Per strada, Hussam scorge un corpo imbrattato di sangue. Giace per terra, immobile, proprio davanti a un negozio di vestiti, sventrato dall'esplosione. Nell'aria, raffiche di mitragliatrice e atre esplosioni. Hussam non ci pensa due volte, solleva il corpo, lo mette su una barella e lo trasporta dentro l'ambulanza. Durante il tragitto all'ospedale, lo stesso Hussam pratica il massaggio cardiaco al corpo senza vita. Davanti al pronto soccorso dell'ospedale principale di città di Gaza gli infermieri sono in attesa, è un andirivieni di ambulanze. Scaricano la barella di Hussam e corrono verso la prima unità medica disponibile. Mentre spostano il corpo dalla barella al lettino, ecco che improvvisamente una gamba si stacca, poi un braccio, poi l'altra gamba, poi la testa. Una donna, in ospedale per attendere notizie di suo marito, ferito in un altro bombardamento, vedendo la scena si mette a urlare, presa dal terrore. I medici, attorno al letto, se ne stanno con gli arti in mano, guardandoli increduli e senza capire. Hussam, nella fretta, non si era accorto che aveva soccorso e poi trasportato in ospedale, tentando di rianimarlo, un manichino di plastica. Volato fuori dal negozio di vestiti colpito dalla bomba israeliana. Hussam raconta questa storia - e giura che è vera, io ci credo - ridendo e distribuendo pacche sulle spalle al gruppo di amici che lo ascoltano. E' una risata che contagia tutti. A Gaza, grazie a Hussam, si riesce ancora a ridere.Possono interessarti anche questi articoli :
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