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Il manierismo: lo stile raffinato e stravagante che segnò la fine del Rinascimento

Creato il 18 aprile 2014 da Artesplorando @artesplorando

Il manierismo: lo stile raffinato e stravagante che segnò la fine del Rinascimento

Giulio Romano, la caduta dei giganti

Con il termine manierismo si indica un periodo storico-artistico molto lungo, tanto che questa espressione serve a volte per significare in modo generico l’arte di tutto il Cinquecento. La definizione maniera venne impiegata per la prima volta dal biografo Giorgio Vasari nelle sue Vite (1550) con il significato di stile. Vasari, che aveva scritto il primo manuale di storia dell’arte moderna, pensava che l’arte moderna fosse iniziata con Giotto e da allora fosse gradualmente migliorata raggiungendo la perfezione con i grandi maestri del Rinascimento: Leonardo, Raffaello e soprattutto Michelangelo.
Poiché con costoro l’arte era giunta al massimo livello, secondo Vasari per gli artisti successivi non c’era speranza di migliorare ancora: a essi non restava altra alternativa che quella di imitare i grandi geni passati, in quanto nelle loro opere era dato già trovare ogni perfezione. È così che si arriva al manierismo, ovvero a uno stile che imita lo stile di altri.Le caratteristiche di questa nuova corrente cominciano a manifestarsi intorno al 1515 a Firenze nelle opere di un gruppo di artisti inquieti e bizzarri come Iacopo Carrucci detto il Pontormo, Rosso Fiorentino e Andrea del Sarto. Narra sempre Vasari che costoro erano personalità dal carattere difficile: introversi, rivoluzionari e insofferenti, volevano mettere in discussione le regole dell’arte sperimentando nuove forme e nuovi colori di loro invenzione. Nel far questo non tenevano in nessuna considerazione le leggi naturali dello spazio e delle proporzioni e storpiavano figure ed espressioni.
Il vero e proprio manierismo prende avvio invece a Roma e ha un momento di massima espansione dopo il 1527, in coincidenza con il sacco di Roma. A seguito dell’invasione delle truppe di Carlo V e delle devastazioni operate dai suoi lanzichenecchi, la città papale, che aveva raccolto negli anni precedenti artisti provenienti da tutta Italia quali Francesco Mazzola detto il Parmigianino, Sebastiano del Piombo o Rosso Fiorentino, si svuota. Partono anche gli allievi di Raffaello sparpagliandosi per tutta l’Italia. In tal modo lo stile di Raffello e di Michelangelo si propaga nella Penisola e all’estero.
I principali aspetti dello stile manierista derivano dalle novità introdotte da Michelangelo in pittura, scultura e architettura. Particolare successo riscuote la figura serpentinata, ovvero un modo di ritrarre la figura umana in posa quasi contorta, con la testa, le spalle, il busto e le gambe disposti in direzioni contrapposte. Alle pose forzate corrisponde spesso l’uso di colori innaturali, accesi e cangianti, anch’essi derivati dalle tinte usate da Michelangelo nella volta della Sistina.
Le comuni regole della prospettiva e delle proporzioni del corpo umano non vengono più seguite, le figure si fanno allungate e di una bellezza fredda e sensuale allo stesso tempo. In tal modo l’artista manierista crea una realtà virtuale, molto affascinante, che non ha più niente a che fare con quella in cui viviamo e che siamo abituati a conoscere.
Intorno agli anni Sessanta del Cinquecento questo linguaggio così aristocratico cominciò a essere aspramente criticato da alcuni teorici dell’arte. Costoro si mostravano molto preoccupati del fatto che l’arte fosse diventata così complicata e risultasse ormai incomprensibile alla maggior parte delle persone.
I principali pittori che in un qualche modo attraversarono la maniera furono: Giorgio Vasari, Michelangelo, Agnolo Bronzino, Jacopo da Pontormo, Rosso Fiorentino, Giulio Romano, Gaudenzio Ferrari, Perin del Vaga, Iacopino del Conte, Daniele da Volterra, Francesco Salviati, Federico Zuccari, Federico Barocci, Andrea del Sarto Sebastiano del Piombo, Prospero Fontana, Parmigianino Andrea del Brescianino, Polidoro da Caravaggio, Andrea Schiavone, Pellegrino Tibaldi, Camillo Boccaccino, Giuseppe Arcimboldi, Bartolomeo Spranger, Tintoretto, Francesco Primaticcio, Domenico Beccafumi, il Pordenone, Paris Bordone, Antonio Campi, Vincenzo Campi, Raffaellino del Colle, Cristoforo Gherardi.

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