Ci sta pure che qualcuno si indigni e accusi i grillini di essere privi di senso di responsabilità (penso alla posizione di Fiorella Mannoia, per esempio), ma ciò – paradossalmente – potrebbe rivelarsi utile da un punto di vista di chiarificazione: ognuno ora sa cosa ha votato, cosa non ha votato o cosa ha prodotto la decisione di astenersi e si regolerà di conseguenza.
A questo punto tocca al Pd prendere l’iniziativa e chiedere di andare alle urne al più presto. Il M5S vuole il “tanto peggio, tanto meglio?”. E “tanto peggio, tanto meglio” sia. È tempo di sfidare l’avversario: tergiversare o sperare nella resipiscenza di Grillo è soltanto una perdita di tempo.
Solo gli illusi potevano credere che Grillo e Casaleggio potessero avere uno scatto di generosità o che il M5S avrebbe stabilito la propria linea nell’incontro con Bersani, la cui proposta probabilmente non è stata neanche ascoltata.
Le decisioni che contano il M5S le prende altrove e senza dibattito interno, visto che l’unica volta che Grillo e Casaleggio hanno allentato la catena (elezione del presidente del Senato) stava per scoppiare il finimondo.
Quella di oggi è stata soltanto una parata a favore di webcam, che gli adoranti grillini certamente apprezzeranno, ma che non cambia la sostanza di un movimento populista, saccente e antidemocratico.
“Le parti sociali siamo noi” ha dichiarato la portavoce alla Camera, Lombardi. A me ha ricordato Alberto Sordi ne Il marchese del Grillo: “Io so io e voi non siete un cazzo”.
Qua siamo al marchese del Grillo 2.0: “Le parti sociali siamo noi e voi non siete un cazzo”.
Nulla di nuovo sotto il sole.