I tifosi alabardati hanno vinto la loro sfida. La rincorsa a diventare proprietari del marchio dell’Unione era cominciata poco più di un anno fa. Il traguardo è stato tagliato ieri alle 12.15 nello studio del curatore fallimentare della Triestina (gestione-Fantinel) Giovanni Turazza. Più di mille persone avevano aderito all’iniziativa sostenuta dal Piccolo mettendo a disposizione il sistema collaudato e trasparente delle elargizioni. All’appello hanno risposto quasi esclusivamente tifosi e simpatizzanti, con l’apporto di alcuni (pochi) politici e imprenditori e con il sostegno importante della Fondazione CrTrieste (che ha elargito cinquemila euro). Il marchio (che la curatela aveva registrato presso la Camera di Commercio) è stato venduto all’Associazione nazionale Triestina Club (il soggetto giuridico del Centro coordinamento dei Club) per 30 mila euro + iva. Nessun altro soggetto ha presentato infatti un’offerta alternativa ai tifosi e quindi Turazza (che aveva reso pubblica la procedura competitiva a fine giugno) ha chiuso la pratica nel giorno (il 2 agosto) fissato dal bando.
Entro fine mese i tifosi dovranno adempiere ancora ad alcune pratiche burocratiche poi potranno decidere con quali modalità trasferire il marchio alla società. Nell’ultima stagione i Club, che per la raccolta delle risorse avevano potuto contare sul grande supporto dei ragazzi della Furlan, hanno conferito il marchio (ricevuto in affitto per 5 mila euro) all’Unione Sportiva Triestina 2012 in comodato gratuito. Ora potranno fare le loro scelte. Ma il fatto più importante è che per la prima volta nel nostro Paese la tifoseria prende in mano la storia della sua squadra. Non per guadagnarci sopra ma per custodire e preservare il marchio da chi nel presente e nel futuro avrà la maggioranza delle azioni della Triestina. Senza marchio non si può usare lo scudetto sulla maglia, nè fare merchandising ed è tutto da dimostrare che si possa utilizzare il nome Unione Triestina. Solo a Piacenza, proprio dopo il fallimento dell’anno scorso, è andata in porto un’operazione simile ma gestita da un comitato guidato dal sindaco della città. Nel caso triestino, il Comune ha acquistato coppe e trofei (e sarà opportuno farne buon uso), ma l’acquisizione del marchio è stata tutta gestita dai tifosi.
«Dopo un anno abbiamo raggiunto il nostro obiettivo – dice Sergio Marassi, felice e quasi commosso, dopo aver sottoscritto l’atto nell’ufficio del curatore fallimentare – che ci è costato tanti sforzi. Per fortuna nessun altro soggetto ha rilanciato e adesso il marchio e la storia sono nelle mani di tutti i tifosi, anzi della città. Chiunque sia in futuro il proprietario della Triestina dovrà confrontarsi con i tifosi. Ringrazio tutti quelli che hanno partecipato all’operazione, le centinaia di tifosi, i pochi politici e la Fondazione. La prossima settimana decideremo come muoverci anche se il rapporto con la nuova dirigenza si sta sviluppando in modo positivo».
L’acquisizione del marchio è il suggello alle tante iniziative messe in campo nell’ultimo anno dai tifosi che hanno condotto per mano la loro squadra nonostante l’amarezza del fallimento, della ripartenza dall’Eccellenza (peraltro con la sconfitta ai play-off) e quant’altro.
Ora i tifosi hanno una grande responsabilità ma anche uno strumento concreto per partecipare almeno in parte al percorso sportivo e gestionale dell’Unione.
[Fonte Il Piccolo]