Il marinaio di Saigon [et secunda carmina imperfecta] di Dimitri Ruggeri Di Nella

Creato il 10 settembre 2014 da Nasreen @SognandoLeggend

Il marinaio di Saigon
[et secunda carmina imperfecta]

di Dimitri Ruggeri Di Nella

Titolo: Il marinaio di Saigon [et secunda carmina imperfecta]
Autore: Dimitri Ruggeri Di Nella
Serie: //
Edito da: Cantagallo
Prezzo: 13.00 €
Genere: Poesia e fotografia
Pagine: 200 p.

In vendita su: Ilmiolibro.it

Trama: Il Marinaio di Saigon et secunda carmina imperfecta si configura come un progetto poematico elaborato dal poeta Dimitri Ruggeri Di Nella. La raccolta è arricchita dall’inserimento di venti scatti fotografici realizzati dall’autore nel corso dei numerosi viaggi in più di cinquanta paesi del mondo. In definitiva, li si potrebbe definire ‘versi senza legge’, ‘versi (is)pirati’ (stralcio della prefazione a cura di B. Capuzza)

di Danylù

Premetto che non amo molto le opere in prosa, soprattutto se le stesse hanno la pretesa di raccontare una storia. Mi piacciono le poesie, e ho divorato Le fleur du Mal, il primo libro di poesie che racconta una storia che io abbia mai letto. Avevo 15 anni e amavo lo spleen. Così passai poi a Poe, sino ad arrivare ad Apollinaire, Einstein e Jalal Addin Rumi.

Belle le poesie, ma leggere tutto un libro in prosa diventa davvero pesante. Forse è stata colpa dell’Iliade, ma sono rimasta traumatizzata. Per non parlare della mia sfida con Dante. Però ce l’ho fatta anche nel caso della Divina Commedia. Ma erano altri anni e soprattutto il tempo abbondava. Credo che sia proprio questo il problema con i libri in prosa: il tempo e l’impegno che bisogna dedicarvi. Troppo. Non fa per me. Per carità, l’autore ha una bella “penna”, eppure io non sono riuscita a portare a termine la lettura. Non è certo un libro che leggi per rilassarti. Non ha certo uno stile leggero e scorrevole.

Sono poesie, maledizione – continuavo a ripetermi ogni qual volta aprivo il libro cercando di continuare la lettura – cosa diavolo ti aspetti? Già, cosa ci si aspetta? Io personalmente mi aspetto quanto meno di riuscire a finirne una – di poesia intendo – e poi magari leggere anche la seconda. Ebbene ho fallito. Ho faticato persino a leggere la presentazione dell’opera, scritta in pompa magna, con una prolissità e ricercatezza nei termini quasi forzata. Amo lo stile aulico, ma tutto deve avere un equilibrio.

Sono una sostenitrice della lingua italiana nelle sue innumerevoli sfaccettature, l’investigazione dei termini, la veicolazione degli stati d’animo attraverso metafore visive di sicuro impatto emozionale, il ricamo delicato di parole, cucite ad arte su seta delicata, quel velo che avvolge la quotidianità, un tessuto lieve tra le dita, che riflette la luce dell’animo, mostrando le sfumature del più profondo io carpendone i più intimi segreti. Essere fautore di quella maieutica tanto decantata da Socrate, e suscitare nel lettore la nascita di nuove consapevolezze, intrecciate come fili d’oro e rame del più sontuoso arazzo che Penelope abbia mai tessuto…. 

Ecchepalle. M’è venuto il mal di testa solo a buttare giù ste quattro righe. E chissà in quanti hanno smesso di leggere questa recensione a causa di questa piccola parentesi (rido sadicamente).

Insomma, in soldoni, Dimitri avrà anche vinto un sacco di premi con questo libro, e nessuno mette in dubbio “la sua poikilia stilistica segnata da una fondamentale sapheneia linguistica” (per citare la signora Bruna Capuzza, presentatrice dell’opera, in molti si chiederanno che vuol dire la frase che ho citato, ebbene, sta dicendo che la contaminazione stilistica di Dimitri è per fortuna segnata da una certa chiarezza nel linguaggio… ma dove? Mi chiedo dov’è questa tanto decantata Sapheneia?)

Attenzione però, chi mi conosce sa che amo le letture classiche, che non disdegno persino Flaubert, che, voglio dire, pesante è pesante, eppure ne ho letto l’intera bibliografia. Chi mi segue è cosciente del fatto che non sono una lettricetta della domenica, che legge young adult mentre sospira dietro a soap opera di bassa lega. Sono, anzi, esigente, forse troppo, ma amo l’equilibrio. E l’aulicità, l’amore per la letteratura che tanto mi ha portata a fare guerra alle grandi case editrici che pubblicano spazzatura, non mi hanno resa cieca e sorda. Mi spiace tanto, ma io questo libro non ce l’ho fatta a leggerlo.

Per gli amanti della prosa, però, è eccezionale. Sin dove sono arrivata, ho trovato metafore visive fantastiche: sei un cieco che osserva dal buco della sordità l’unica scappatoia. Sì, questa decisamente è Poesia. E ancora: Un canto di sirena come bolla affiora dalla bocca di una mano che si dilegua nel fondale sino a toccar le stelle (d’accordo d’accordo, forse questa è un po’ forzata).

Insomma, io a questo libro assegno tre stelle, perché alcune cose che ho letto mi sono piaciute, l’introduzione è odiosa, il tutto un po’ troppo noioso, ma non posso negare all’autore la sapiente maestria con cui adopera le parole.

Dimitri Ruggeri Di Nella, scrittore e poeta orientato sperimentalmente alla poesia di reportage, si avvale di diverse forme artistiche espressive. Ha esposto in borghi in disuso e campi agricoli. Ha pubblicato Parole di grano, Carnem levare il cammino e Status d’amore. È autore di racconti e reportage. Per maggiori info visitate il suo sito. 


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