L’interpretazione razionale della mitologia è in generale un esercizio pericoloso, delle credenze greche ancor più. Ma tutta la mitologia, che è cosmogonia, un tentativo di spiegare il mondo, si appoggia pesantemente su di una geografia che a volte è molto reale. Grazie agli scritto di Erodoto, di Plinio il Vecchio o ancora di Platone, certi luoghi leggendari della mitologia greca sono da lungo tempo localizzati nello spazio reale. E’ il caso del Giardino delle Esperidi, situato dopo Plinio “nell’estuario dell’oppidium di Lixus (…) a duecentopassi dall’Oceano, nelle vicinanze del tempio di Ercole“. Altre localizzazioni, più vaste, identificano il famoso giardino tra Tangeri e Larache. Nella mitologia greca, il Giardino delle Esperidi è una terra di leggende che vide i pomi d’oro offerti da Gaia (personificazione della Terra) a Hera (sorella e sposa del re degli Dei) come regalo di nozze, quando sposo’ Zeus. Il giardino è di proprietà delle Esperidi, rappresentate come le figlie di Atlas, a volte come le figlie della notte (Nyx) e dell’oscurità. Quest’ultime, tentate dal frutto divino si videro imposto da Hera la presenza del drago Ladon, guardiano dell’albero che produce le mele d’oro. Questo frutto invitante è sovente assimilato, a torto, agli aranci. Gli aranci, originari della Cina, fecero la loro apparizione in Marocco verso la fine del X° secolo. Su questo soggetto, un ipotesi seducente è esposta da Rachida Nouaim, capo conferenze all’Università di Agadir: “quali altri se non il frutto d’Argan (…) presente da sempre in tutti i paesi dell’Atlas sino all’Oceano passando per il deserto (…) puo’ meglio rappresentare il frutto degli Dei“. Platone descrive in effetti i frutti come “gialli e amari“, quindi il raffronto è più verosimile rispetto all’arancio, in quanto l’Argan è presente in Marocco dall’era terziaria. Se l’ipotesi del frutto d’Argan come il leggendario pomo d’oro (melo) fosse verificata, sarebbe una conferma della localizazione del giardino in Marocco, perchè l’albero di Argan non cresce in nessuna altra parte del mondo. Il mito del Giardino delle Esperidi è indissociabile poi alla famosa undicesima fatica di Ercole. Ercole è un eroe indimenticabile della mitologia greca. Il suo passaggio in terra di “Libia” (appellativo greco che raggruppava l’Africa del nord e l’ovest dell’Egitto) ha lasciato tracce, in primis sullo stretto di Gibilterra, con la grotta, e le colonne, che portano il suo nome. Tornando alla storia di questo eroe, cerchiamo di comprendere come arrivo’ in terra marocchina. Ercole è figlio di Zeus e Alcmena, sposa di Anfitrione, re di Tebe. E’ considerato come la personificazione della forza fisica e, a questo titolo, è all’origine dei giochi olimpici. Il suo destino di eroe e di semi-dio, è quello di proteggere e di portare assistenza ai mortali. pertanto, come sovente accade con i greci, la tragedia si inserisce a forza. Hera (regina del cielo e dea della fecondità) si piazza come protettrice di Ificle, rivale e fratello gemello di Ercole. Geloso della potenza di quest’ultimo lo maledice e lo rende demente, cosa che lo condurrà ad uccidere la moglie e i suoi figli. Per purificarsi da questi crimini Ercole consulta l’oracolo di Delfi, che gli impone di effettuare dei lavori per conto di Euriste, signore dell’Argolide. E’ qui che l’eroe è condannato ad effettuare dodici prove sovraumane. L’undicesima appunto è quella di raccogliere i pomi d’oro nel Giardino delle Esperidi e si ritrova davanti al gigante Anteo. Quest’ultimo sarà il capo assoluto dell’estremo Occidente. Platone attribuisce alla donna di Anteo il nome di Tingis, etimologicamente molto vicino al nome attuale della città di Tangeri. Il violento combattimento che segue, dona il vantaggio al figlio di Zeus. Durante questo combattimento epico Ercole fende lo stretto di Gibilterra a colpi di spada e sollecita l’aiuto del titano Atlas, condannato da Zeus a sollevare la volta celeste dopo la disfatta dei Titani nella guerra contro gli Dei. Atlas accetta di andare a raccogliere i meli d’oro per Ercole, dopo che quest’ultimo uccide Ladon, guardiano del Giardino delle Esperidi. Ma Ercole ha lasciato altre tracce in Marocco oltre al suo passaggio nei Giardini delle Esperidi. La leggenda della grotta di Cap Spartel vuole che Ercole si riposasse in quel luogo dopo il suo combattimento contro Anteo. Sulle colonne invece, esse furono erette dall’eroe per segnare i limiti del mondo civilizzato. Nell’Antichità, le due roccie ai lati estremi dello stretto si chiamavano Calpé (della costa europea) e Abyla (della costa africana) e costituivano una sorta di frontiera naturale del mondo conosciuto dai greci, dall’India al Marocco. Le colonne di Ercole servivano anche per avvisare i viaggiatori imprudenti che si stavano dirigendo verso il “mare delle tenebre“, l’Oceano Atlantico. Per quanto riguarda il personaggio di Atlas, sicuramente è quello che ha lasciato il segno più importante in Marocco. La catena delle montagne che porta ancora il suo nome oggi ne è la riprova. La leggenda racconta che Perseo, incontro’ Atlante che cercò di ucciderlo. Il giovane, sorpreso dalla sua reazione fu costretto a difendersi in una lotta impari contro il Titano fino a che, aperta la bisaccia dove conteneva la testa di Medusa, pose fine al combattimento; Atlante iniziò a pietrificarsi trasformandosi in un’alta montagna. Narra pertanto la leggenda che da Atlante prese origine il sistema montuoso omonimo e poiché era molto alto, si affermò che Atlante reggesse sulle sue spalle la volta celeste. Perseo, ancora sorpreso da quanto era accaduto riprese il suo volo verso casa, percorrendo una terra arida e desolata, senza accorgersi che alcune gocce di sangue fuoriuscivano dalla bisaccia che conteneva la testa di Medusa e che cadendo sul terreno davano origine a tanti serpenti velenosi, che in seguito avrebbero popolato per sempre il deserto.