Auguri, per la par condicio, anche a Luciano Moia per il suo meno civile intervento sul quotidiano Avvenire, nel quale accusa la Concia di aver strumentalizzato l'evento privato delle proprie nozze a fini prettamente politici. Auguri perché, gentile Moia, lei ha colto proprio nel segno: il matrimonio lesbico della deputata Concia è, per nostra e per sua fortuna, esattamente quello che lei ha detto, ossia un gesto politico.
A chi fa paura il matrimonio omosessuale? Perché non può essere equiparato alle nozze civili stipulate da qualsiasi coppia etero di fronte ad un sindaco o ad un suo rappresentante? Perché i cattolici gridano tanto e tanto istericamente?
Non sono certo io a dover rammentare a Moia o ai dottori di Avvenire che la Bibbia non è un codice legislativo bensì un libro di spiritualità, e che ciò che contiene, quantunque ispirato, è da tempo soggetto al sacrosanto filtro della storicizzazione: se per gli ebrei dell'epoca di Gesù l'omosessualità era un inutile spreco di seme maschile, oggi, gentilissimo Moia, la visione del mondo in proposito è leggermente mutata.
Per non dire della simbologia che la Bibbia, ridotta troppo sovente dagli stessi cristiani cattolici (che peraltro la leggono ben poco) a raccolta di precetti moraleggianti e comodamente bigotti, contiene al suo interno come ogni libro veramente ispirato.
Infine: il bagaglio di valori che eventualmente un libro ispirato come la Bibbia suscita nel lettore attento non può in alcun modo essere assunto a legge per uno stato che voglia auspicabilmente tutelare ogni filosofia esistenziale ed ogni esperienza spirituale. Un punto di partenza assai disatteso in un paese, l'Italia, molto poco democratico.
Mi rammarico molto del fatto che lei, gentile Moia, non abbia colto l'opportunità di riflessione che le nozze in questione hanno offerto a noi tutti, cittadini di un paese europeo dove tuttora, nel 2011, sussistono discriminazioni che forse non la coinvolgono personalmente ma che non possono e non devono essere ignorate.
Tutto è puro per quelli che sono puri, ha detto una volta un sovversivo condannato barbaramente a morte dopo una vita passata al tavolo dei discriminati. Tutto è puro per quelli che sono puri ma per i contaminati e gli increduli niente è puro, proseguiva lui.
Nemmeno un matrimonio, aggiungo io.