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Il Mediterraneo antico: legante di terre e popolazioni

Creato il 08 dicembre 2011 da Pierluigimontalbano

Il Mediterraneo antico, legante di terre e popolazioni.
Introduzione al Congresso “Incontri tra culture nel mondo mediterraneo antico”
di Carlo Tronchetti

Nel tema generale del Congresso “Incontri tra culture nel mondo mediterraneo antico”, la Sardegna offre senza dubbio un campo importante per l’analisi, sotto punti di vista diversificati, delle problematiche che investono i rapporti tra popolazioni e culture diverse.
Difatti l’isola, posta al centro del Mediterraneo occidentale, ricca di risorse minerarie, dotata di coste che offrono facilità di approdo con ogni tipo di vento, è stata sin dal Neolitico un punto di attrazione e nodo di scambi da una parte all’altra del mare.
Così nella sessione, senza ricercare uno specifico tema unificante, si propone una serie di contributi che spaziano cronologicamente dal periodo geometrico a quello romano imperiale evidenziando taluni temi di specifico interesse.
I tempi e le modalità dell’incontro tra le genti semitiche e le popolazioni sarde dell’età del Ferro, che convenzionalmente chiamiamo nuragiche, o meglio tardo-nuragiche, sono ancora argomento di vivace dibattito tra posizioni differenziate, talora accentrato su temi sicuramente importanti, ma che non vanno a toccare alcuni nuclei fondamentali e basici per l’inquadramento delle svariate ed eterogenee situazioni. I modi con cui le comunità indigene, secondo la loro struttura sociale ed economica (che non può essere identica fra quelle site in zone ricche di risorse e adiacenti a zone di facile approdo e contatto esterno e quelle arroccate invece in aree più interne e basate in massima prevalenza verosimilmente su attività agropastorali), incidano in maniera vivacemente attiva nel quadro dei rapporti con gli stranieri, selezionando, accettando ed acquisendo (integrandole, modificate, nel loro specifico contesto culturale) ideologie che riusciamo a individuare attraverso gli oggetti “importati”, è ancora un tema da affrontare appieno.
Il successivo periodo, in cui la Sardegna si trova integrata nel dominio cartaginese, presenta spinose questioni, quali quella della possibilità di individuazione, nell’ambito di una koinè culturale molto omogeneizzata, di aspetti che si possano riportare ad una matrice indigena, o anche l’evidenziazione delle
tipicità sarde nel più ampio quadro dell’occidente mediterraneo punico e/o punicizzato. In questa ottica riveste un particolare interesse il rapporto con il mondo greco. La presenza in Sardegna di una notevolissima quantità di ceramica attica, in assolutamente massima prevalenza a vernice nera, pone il problema della sua funzione nel quadro delle usanze suntuarie; se cioè il vasellame importato sia segno anche dell’adozione di ideologie elleniche (e specificamente ateniesi) nell’ambito del simposio. L’analisi dei contesti sardi, confrontati con altre aree puniche, rivela caratteristiche dirimenti rispetto a Cartagine ed alla penisola iberica, nonchè alla Sicilia, e segnala la distanza culturale tra i mondi punico ed ellenico. La concreta continuità culturale tra il periodo punico e quello romano, è fenomeno già da tempo ben noto e studiato; sottoposto a nuovi approfonditi esami, in parte conferma, ma in parte anche tende a sfumare le posizioni precedentemente acquisite. L’investigazione dell’onomastica e della distribuzione territoriale delle sue testimonianze porta all’individuazione di toponimi e nomi di popolazioni da riferirsi ad ambito preromano, non solo di ascendenza cartaginese, ma anche appartenenti ad un substrato precedente; questo ci attesta la persistenza di caratteri indigeni pienamente integrati nella cultura romana di cui sono parte costitutiva. L’approfondimento delle indagini di scavo e l’accurata disamina critica della documentazione esistente, porta poi a sfatare ripetuti luoghi comuni, quale quello della continuità fra le città puniche e le città romane. Si pone quindi in evidenza come l’attività urbanistica romana tenda a proporre nelle città sarde il proprio modello, condizionato unicamente dalla situazione geo-morfologica del terreno, facendo astrazione dal precedente assetto urbano di ascendenza cartaginese.
Una gamma di temi, come si può ben vedere, assai ampia e diversificata, che porta contributi sostanziali per inquadrare il tema della sessione nei differenti ambiti cronologici e culturali. Da essi si ricava l’immagine di un’isola in cui convergono, si confrontano e si integrano approcci culturali diversi (senza che in alcun modo si possa parlare di ‘culture superiori e apportative’ e ‘culture inferiori ricettive’), portando al nascere di nuove forme di cultura in cui i disparati apporti si fondono per creare una nuova organizzazione sociale, che possiamo chiamare ‘meticcia’, nel miglior significato della parola.
Certamente sono rimasti in ombra moltissimi altri aspetti non meno (e forse anche assai più) importanti, ma il quadro che si ricava è quello di un’isola in cui il mare più che essere un elemento di separazione costituisce un legante con altre terre, popolazioni e culture da un capo all’altro di questo grandissimo lago che è il Mediterraneo.
Fonte: www.archeologia.beniculturali.it/pages/pubblicazioni.html


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