Charlie non riusciva a prendere sonno; ogni minuto cambiava il suo fianco d'appoggio al letto, compiendo rotazioni di 180 gradi, e cercando disperatamente di avere accesso al mondo dei sogni. Niente da fare.
Inquieto, decise di alzarsi per bere un po' d'acqua fresca, al fine di rigenerare le sue membra sfiancate dal caldo e dall'insonnia.
D'un tratto un rumore curioso balenò alle sue orecchie. Il ragazzo decise di investigare.
Ancora in pigiama, uscì dalla sua stanza d'albergo, attirato da quel suono indecifrabile.
Percorse tutto il corridoio; ogni passo che compiva lo portava sempre più prossimo alla misteriosa meta, dato che il suono si faceva sempre più acuto, a causa dell'effetto Doppler.
Quando arrivò in fondo, Charlie non poté credere ai suoi occhi: le scale e l'ascensore erano scomparsi. Al loro posto era apparsa una grande parete, ma non una parete normale.
Nel suo baricentro si stava generando un cunicolo spazio-temporale, una sorta di wormhole che produceva nell'aria un suono troppo singolare per poter essere descritto da mente umana.
Charlie impiegò alcuni minuti per riprendere il senno di fronte a tale visione, la quale sembrava uscita da un libro di fantascienza.
La sua profonda curiosità prevalse però sulla paura; si gettò all'interno del fantasmagorico tunnel.
Una sensazione di vuoto, come quando si perdono i sensi, lo attanagliò per alcuni secondi.
Poco dopo si ritrovò, con suo grande stupore, di nuovo in hotel.
Era tutto identico a prima, o quasi. Sulle porte delle camere non apparivano più semplici numeri cardinali, bensì formule complesse e denominazioni di matematica avanzata.
Ogni porta aveva già inserita nella serratura la sua chiave di riferimento, come se aspettasse che qualcuno la aprisse e osservasse ciò che occultava alla vista.
Charlie rimase stupefatto dalla quantità di matematica che riempiva l'intero albergo. Decise fermamente di aprire una di quelle porte che lo avrebbero condotto chissà dove.
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