L'abigeato politico potrebbe, a buon diritto, entrare a far parte degli usi e costumi della cosiddetta Seconda Repubblica. Per chi non lo sapesse posso ricordare che l'abigeato è il furto di bestiame; quello politico è, ovviamente, il furto di voti, il cambio inopinato di casacca politica, il voltagabbana. Che ultimamente va di gran moda. Il tutto sempre grazie all'onnipresente Berlusconi. Certo, questo estemporaneo mercato delle vacche politicizzate non mi sembra granchè una novità, visto e considerato che già all'alba della famigerata discesa in campo del Pifferaio di Arcore ci fu, eccome, una spudorata compravendita di voti. Per chi avesse la memoria in naftalina vorrei ricordare che nel marzo del 1994 mister B. vinse alla Camera, non certo al Senato. A Palazzo Madama, infatti, Berlusconi era sotto di tre voti ma, grazie ad un inopinato regalo di un senatore di nome Luigi Grillo, riuscì a far nascere il governo di allora. Grillo, eletto nelle liste del fu PPI, si astenne (insieme ad altri tre senatori voltagabbana) e permise così a Berlusconi di rovinare l'Italia. Molta acqua è passata sotto i ponti della politica da allora. Gli spostamenti, individuali o di gruppo, hanno da sempre costellato la vita travagliata della nostra Repubblica, determinando consequenzialmente vita e morte di non pochi governi. Questa volta, però, il gioco sporco di mister B. è molto più esplicito e spudorato. I banchetti del mercato dei voti sono allestiti in pieno giorno, manco fossero gazebo del PdL. I prezzi sono noti a tutti, con tanto di tariffario ufficiale. Le variazioni del valore dei consensi in vendita sono seguite pubblicamente, manco si trattasse di quotazioni ufficiali di Borsa. E' questa la cifra inevitabile da pagare per la nefasta incidenza avuta sul nostro Paese ad opera del signor Berlusconi. L'affermazione del vergognoso acquisto di voti (pratica non più periferica e nascosta ma esibita sfacciatamente su vasta scala) è una diretta conseguenza della possibilità di coniugare liberamente prebende politiche e quattrini sonanti. E questo grazie sempre alla magica formula made in Arcore escogitata da mister B. la cui personalità, plasmata dal potere aziendale e da quello economico, va sempre più a braccetto con la sua incontenibile intemperanza, dovuta anche al fatto che sta inesorabilmente invecchiando. E pure di brutto. Altro che bunga-bunga. Il fenomeno del mercato delle vacche è praticamente il gemello di quello già verificatosi sul fronte delle nomine per meriti di alta cortigianeria (chiedere in merito a Cicchitto, Bonaiuti e Capezzone). Nepotismo e clientelismo in politica ci sono sempre stati. Ma Berlusconi è riuscito a sdoganarli con nonchalance, rendendoli non più una distorsione della vita di Palazzo ma la ineluttabile norma. E, di conseguenza, il modello da imitare. Forse, e sottolineo forse, quando la Seconda Repubblica sarà finalmente solo un brutto e imbarazzante ricordo, si troverà il modo per fermare i frontalieri della politica, ovvero quella massa di politici e di politicanti che del saltare a piacimento da un fronte all'altro dello schieramento politico, ne hanno fatto una lucrosa e invidiata professione. Certo, sarà difficile sbarazzarsi di un'abitudine ormai tanto radicata ma credo che, affinchè si possa affrontare anche uno solo dei nodi scorsoi annodati nell'ultimo quindicennio targato mister B., la prima condizione necessaria per resettare il tutto sia quello di liberarci definitivamente di Berlusconi. Sapendo che, ovviamente, una cosa è Berlusconi e un'altra è il berlusconismo. Sapendo però anche che, fino a quando Berlusconi sarà in circolazione, il berlusconismo rimarrà intangibile. E la cosa non è che ci faccia proprio esultare.
L'abigeato politico potrebbe, a buon diritto, entrare a far parte degli usi e costumi della cosiddetta Seconda Repubblica. Per chi non lo sapesse posso ricordare che l'abigeato è il furto di bestiame; quello politico è, ovviamente, il furto di voti, il cambio inopinato di casacca politica, il voltagabbana. Che ultimamente va di gran moda. Il tutto sempre grazie all'onnipresente Berlusconi. Certo, questo estemporaneo mercato delle vacche politicizzate non mi sembra granchè una novità, visto e considerato che già all'alba della famigerata discesa in campo del Pifferaio di Arcore ci fu, eccome, una spudorata compravendita di voti. Per chi avesse la memoria in naftalina vorrei ricordare che nel marzo del 1994 mister B. vinse alla Camera, non certo al Senato. A Palazzo Madama, infatti, Berlusconi era sotto di tre voti ma, grazie ad un inopinato regalo di un senatore di nome Luigi Grillo, riuscì a far nascere il governo di allora. Grillo, eletto nelle liste del fu PPI, si astenne (insieme ad altri tre senatori voltagabbana) e permise così a Berlusconi di rovinare l'Italia. Molta acqua è passata sotto i ponti della politica da allora. Gli spostamenti, individuali o di gruppo, hanno da sempre costellato la vita travagliata della nostra Repubblica, determinando consequenzialmente vita e morte di non pochi governi. Questa volta, però, il gioco sporco di mister B. è molto più esplicito e spudorato. I banchetti del mercato dei voti sono allestiti in pieno giorno, manco fossero gazebo del PdL. I prezzi sono noti a tutti, con tanto di tariffario ufficiale. Le variazioni del valore dei consensi in vendita sono seguite pubblicamente, manco si trattasse di quotazioni ufficiali di Borsa. E' questa la cifra inevitabile da pagare per la nefasta incidenza avuta sul nostro Paese ad opera del signor Berlusconi. L'affermazione del vergognoso acquisto di voti (pratica non più periferica e nascosta ma esibita sfacciatamente su vasta scala) è una diretta conseguenza della possibilità di coniugare liberamente prebende politiche e quattrini sonanti. E questo grazie sempre alla magica formula made in Arcore escogitata da mister B. la cui personalità, plasmata dal potere aziendale e da quello economico, va sempre più a braccetto con la sua incontenibile intemperanza, dovuta anche al fatto che sta inesorabilmente invecchiando. E pure di brutto. Altro che bunga-bunga. Il fenomeno del mercato delle vacche è praticamente il gemello di quello già verificatosi sul fronte delle nomine per meriti di alta cortigianeria (chiedere in merito a Cicchitto, Bonaiuti e Capezzone). Nepotismo e clientelismo in politica ci sono sempre stati. Ma Berlusconi è riuscito a sdoganarli con nonchalance, rendendoli non più una distorsione della vita di Palazzo ma la ineluttabile norma. E, di conseguenza, il modello da imitare. Forse, e sottolineo forse, quando la Seconda Repubblica sarà finalmente solo un brutto e imbarazzante ricordo, si troverà il modo per fermare i frontalieri della politica, ovvero quella massa di politici e di politicanti che del saltare a piacimento da un fronte all'altro dello schieramento politico, ne hanno fatto una lucrosa e invidiata professione. Certo, sarà difficile sbarazzarsi di un'abitudine ormai tanto radicata ma credo che, affinchè si possa affrontare anche uno solo dei nodi scorsoi annodati nell'ultimo quindicennio targato mister B., la prima condizione necessaria per resettare il tutto sia quello di liberarci definitivamente di Berlusconi. Sapendo che, ovviamente, una cosa è Berlusconi e un'altra è il berlusconismo. Sapendo però anche che, fino a quando Berlusconi sarà in circolazione, il berlusconismo rimarrà intangibile. E la cosa non è che ci faccia proprio esultare.
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