Il Messico in piazza per la giustizia
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Messico, città di Iguala. Alcuni studenti di un istituto classificato come di estrema sinistra decidono di andare a Città del Messico per raccogliere fondi per commemorare una strage di ragazzi come loro, morti nel 1968.
Ma nella capitale non ci arriveranno mai. Poco dopo aver superato Iguala, una raffica di proiettili colpiscono i due autobus su cui viaggiavano, sparati dalla Polizia. Alcuni ragazzi muoiono subito, altri rimangono solo feriti. In molti scappano, e la Polizia parte per arrestarli. La caccia dura tutta la notte, e alla mattina si nota l’assenza di quarantatrè persone. Erano a bordo degli autobus attaccati dalla Polizia, ma come possono essere scomparsi?
E’ per questo che quarantacinquemila persone oggi sono scese nelle piazze di Città del Messico per protestare contro la violenza dei narcos, i poliziotti corrotti e le istituzioni che pensano solo agli interesse dei narcotrafficanti, impauriti dal loro potere. Per ordine del procuratore generale sono in manette il sindaco della città di Iguala, insieme alla moglie e un collaboratore. Molti agenti di Polizia sono stati arrestati, mentre altri colleghi stanno portando avanti le indagini su delle fosse comuni ritrovate vicine alla città, le quali potrebbero essere la tomba dei ragazzi scomparsi.
Dopo vent’anni, questa è la prima volta che in Messico si avvia un’operazione contro dei funzionari pubblici, per lo più sempre protetti dai narcos. I manifestanti che hanno riempito le strade di Città del Messico non sanno se con la loro voce riusciranno a scoprire la verità sui quei quarantatrè ragazzi, ma la soddisfazione di aver fatto giustizia sarà già un buon inizio per porre fine al super potere dei Cartelli della droga.
di Alessandro Bovo
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