La notte è calda, la notte è lunga, la notte è magnifica per ascoltare storie, disse l’uomo che venne a sedermisi di fianco sul muro del piedistallo della statua di Don Josè.
Era davvero una notte magnifica, di luna piena, calda e tenera, con qualcosa di sensuale e di magico, nella piazza quasi non c’erano macchine, la città era come ferma, la gente doveva essere rimasta alle spiagge e sarebbe tornata più tardi, il Terreiro do Paço era solitario, un traghetto fischiò prima di partire, le uniche luci che si vedevano sul Tago erano le sue, tutto era immobile come in un incantamento, io guardai verso il mio interlocutore, era un vagabondo magro con scarpe da tennis e una maglietta gialla, aveva la barba lunga ed era quasi calvo, avrò avuto la mia età o poco di più, anche lui guardò verso di me ed alzò il braccio in un gesto teatrale.
Questa è la luna dei poeti, disse, dei poeti e dei fabulatori, questa è una notte ideale per ascoltare storie, per raccontarle anche, non vuole ascoltare una storia?
E perché dovrei ascoltare una storia?, dissi io, non ne vedo la ragione.
La ragione è semplice, rispose lui, perché è una notte di luna piena e perché se ne sta qui tutto solo a guardare il fiume, la sua anima è solitaria e nostalgica, e una storia potrebbe darle allegria.
Ho avuto una giornata piena di storie, dissi, non credo che me ne servano altre.
L’uomo incrociò le gambe, appoggiò il mento sulle mani con aria meditabonda e disse: Abbiamo sempre bisogno di una storia, anche quando sembra di no.
Ma perché proprio lei dovrebbe raccontarmi una storia? domandai, non capisco.
Perché le storie le vendo, io, disse lui, sono un venditore di storie, è il mio mestiere, vendo le storie che m’invento da me.
Antonio Tabucchi, Requiem – Un’allucinazione