Il microfono non è di tutti

Creato il 04 aprile 2014 da Antonio De Rose @antonio_derose

Il Borussia Dortmund ha perso tre a zero a Madrid contro il Real. Jurgen Klopp, uno degli allenatori più quotati sulla scena internazionale, si presenta ai microfoni della ZDF per sentirsi chiedere se ormai la qualificazione della sua squadra al turno successivo di Champions non sia compromessa. Klopp prende e se ne va. “Come potrei essere pagato per il mio lavoro se oggi dicessi che non ce la faremo. Sarebbe allo stesso modo stupido se dicessimo che scappiamo via… A domande stupide non si possono dare che risposte stupide”. Il tecnico di Stoccarda scuote da alcuni anni l’ambiente del calcio col suo gioco “primitivo”, verticale, che esige dai giocatori tecnica e velocità. Il Borussia non aspetta, prende l’iniziativa contro chiunque, non lascia nulla di intentato pur di trovare la via del gol. Il Dortmund valorizza talenti come Robert Lewandowski, Shinji Kagawa, Mats Hummels e Mario Götze. Spende poco, pochissimo, introita molto, dalle cessioni e dal merchandising. È un modello dirigenziale dopo la crisi del 2002. Con Klopp come allenatore il BVB ha vinto due campionati, una coppa di Germania, due Supercoppe e ha sfiorato una Champions League. Anche quando perdono, i giallo-neri giocano bene, non scendono a compromessi per paura degli avversari; promuovono lo sport-entertainment, tramandano lo Spirito del gioco. Il giornalismo dovrebbe usare più rispetto nei confronti del calcio, di intelligenze come quella di Jurgen Klopp in modo particolare. Il microfono non è di tutti, non è da tutti.



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