Il miglior rifugio è l’amore

Creato il 28 novembre 2013 da Pasquale Allegro

“Il cuore in gola", il romanzo del compianto Giovanni Caruso
di Pasquale Allegro

Ci sono sentimenti come l’ansia, la tristezza, la nostalgia, l’angoscia e la notte che si accompagna, che sono visti come patologici, come malattie che gridano al mondo il loro dolore senza mostrare volti tumefatti, perché sono dolori dell’animo, strepitano dentro.Eppure questi sentimenti si trascinano dietro una sensibilità umana che apre i cuori, li scaraventa con violenza nel profondo, perché nelle ore del nostro personalissimo Getsemanientriamo in contatto con la nostra vita interiore, con la nostra fragilità. Eppure ancora, in frantumi la nostra immagine allo specchio, tra schegge di vetro e tagli lungo tutto il corpo, comprendiamo che non c’è conoscenza né esperienza creativa senza sofferenza, secondo i ritmi tutti nuovi del tempo interiore, che niente hanno a che vedere con la furia iconoclasta per un posto in prima fila del mondo là fuori.“Non per niente è la fonte dell’arte”, un virgolettato dell’amore come soggetto, e come la sofferenza l’amore è dettato dalla nostalgia, la nostalgia quando morde feroce per restituirti un ricordo che non fa più male solo perché è passato, lasciando il profumo lieve del disarmo e del perdono. Proprio come nella vita di Anna Scuro, quando si muovono i passi dall’odio per giungere alla compassione, un personaggio nato dalla penna di Giovanni Caruso, psicologo lametino dalla capacità espressiva e dalla padronanza del linguaggio da vero habitué della narrazione. Scomparso prematuramente un giorno fosco di maggio, Caruso ha lasciato un’eredità artistica che solo quell’amore per la sofferenza altrui - o la sofferenza per l’amore creativo – può realizzare: “Il cuore in gola – Anna e l’attacco di panico”, libro in ristampa da Gigliotti Editore, racconta la storia di Anna, giovane donna del Sud, alle prese con un’esistenza travagliata, dall’infanzia difficile alle prese con un padre violento e dalle ataviche vedute, “convinto che il dovere di ogni donna fosse quello di badare ai figli e che tutto il male del mondo fosse dovuto alla loro emancipazione”, fino al momento in cui vede dissolversi un matrimonio felice in un dramma irrisolto, in cui da una parte si cova rancore e dall’altra si rimugina sfiducia e ignobili congetture.Sullo sfondo l’Italietta del boom economico, della voglia di cospargere un passato contadino di polvere e oblio, per fare spazio al nuovo figurante piccolo-borghese: “Il cielo era invaso da giganti metallici i cui lunghi bracci, volteggianti sopra le teste degli operai, trascinavano il loro carico nell’aria”. Un ritratto poetico, con cui Giovanni Caruso riesce a librarsi da uno sfondo provinciale per segnalare l’universalità di situazioni e sentimenti. Anna è l’eroina azzoppata di questa storia, che cede sotto il peso degli eventi, che strepita in un alone di sconforto, in questa farsa di morte che è “l’attacco di panico”, perché la materia quando la schiacci sfugge dai fianchi e rilascia sfoghi, cerca rifugio.Anna, sensibile, che ripara nella lettura “per sfuggire a quel mondo opprimente”; Anna,votata all’amore di Ernesto, che cerca ancora “l’ombrello che li riparava da occhi indiscreti” e che “li faceva sentire di essere soli nel mondo”; Anna che strilla in silenzio “poche e brevi frasi quasi balbettate, che durarono quanto il tempo di un respiro profondo”.Tutto questo si smarrisce fino a quando non decide di rivolgersi allo psicologo, oltre ogni pregiudizio che lo vede come “medico dei matti”; fino a quando soprattutto non decide di rivolgersi all’amore più profondo per se stessa che straripa necessariamente in un abbraccio verso gli altri e il mondo, verso quell’autore che le ha dato origine, vita, e pagine di infinita speranza.  da "Il Lametino", novembre 2013

Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :