Sono ormai molti giorni che abbiamo lasciato il nostro Marco Polo, inviato del Khan, in giro per la Cina. Sappiamo che non è uno che stava con le mani in mano. Ed eccolo qua, lo abbiamo perso di vista per un attimo e lui già se ne va ad esplorare nientemeno che le desolate ed immense lande tibetane.
Cap. 114/115Ora il giudizio che dà il nostro Marco sui tibetani è abbastanza
..Tebèt è una grandissima provincia e l’uomo va per queste contrade 20 giornate e non truova né alberghi né vivande, ma deve portarne per sé e sue bestie, tuttavia trovando fiere pessime e molto pericolose...e v’à molte castella tutti guasti... la gente è idola e malvagia, che non ànno per niuno peccato di far male e di rubare e sono molto grandi ladroni e si vestono poveramente di canavacci e pelli e di bucherain…
Cap 114/115Certamente questo è l'aspetto che più colpisce e affascina il viaggiatore, i templi, le statue terrifiche a loro guardia. Le leggende che li circondano e che lo fanno rimanere a bocca spalancata di fronte ai fuochi dei bivacchi, sorbendosi un delicato thé al burro rancido (spiegazione logica della riuscita di digiuni monacali prolungati) di fronte a racconti di miracolose levitazioni o di trasmissione a distanza del pensiero. Come ho già detto ho assistito anch'io a quest'ultimo miracolo telepatico, come da allegata prova fotografica.
…e quivi àe molti romitaggie badie e monisteri di loro legge……e questi fanno grande affumata dinnanzi agli idoli, di buone spezie e con grandi canti chè ciascuno à propria festa come li nostri santi… …e credon in idoli assai e strani e terribili…e ànno li più savi incantatori e strologi che siano, ch’egli fanno tali cose per opera di diavoli che non si vuole contare in questo libro che troppo maraviglierebbero…
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