Il minareto della Grande Moschea
di Aleppo (Al-Jamaa al-Kebir) si innalzava per quarantasette metri e cinque piani, era decorato
con archi ciechi, aveva una galleria per il muezzin coperta da un baldacchino
di legno pregiato. Costruito nel 1090, era sopravvissuto a guerre e terremoti
mantenendo intatto l’aspetto originale. Caratteristica ben visibile la
pendenza, maggiore persino di quella della Torre di Pisa. Le immagini della sua
recente distruzione sotto i colpi, probabilmente accidentali, dell’artiglieria
siriana mi hanno fatto male. L’avevo fotografato in un pomeriggio cocente di
agosto, abbagliato dai riflessi del pavimento in marmo bianco e nero del
cortile, affascinato dall’antico splendore di Aleppo. La Porta di Antiochia, l’imponente cittadella medioevale, il Museo
Nazionale ricco di testimonianze, il Grande Suq, gli hammam, i meravigliosi
palazzi… Nella mia memoria voglio declinare quel viaggio di allora al tempo
presente.