di Carlo Giubitosa - I “numeri scomodi” sulla mortalita’ industriale che il governo Monti vorrebbe ignorare. Le dichiarazioni dal sapore eversivo del ministro dell’ambiente, che vorrebbe cancellare dal dibattito politico le prove acquisite dal Tribunale di Taranto.
“un volantino, un’intervista… ma ha trovato una pubblicazione italiana od europea che dice questo”?
“questo eccesso di mortalita’ a Taranto non ha riscontro, e c’e’ un eccesso di mortalita’ a Lecce superiore a quello che c’e’ a Taranto. Questi sono i numeri. Ha capito? questi numeri vanno letti e vanno studiati”.
Forse il ministro Clini a Luglio e’ stato al mare, ed e’ per questo che ad agosto si e’ presentato alla Camera dei Deputati senza aver “letto e studiato i numeri” di cui parla adesso a settembre, se e’ vero come e’ vero che nella “Informativa del ministro dell’Ambiente e tutela del territorio e del mare” (eh gia’, il mare) del primo agosto 2012 Clini ha detto testualmente che“dalle indagini epidemiologiche che sono state realizzate per conto della magistratura, ma anche da quelle che sono state realizzate dall’Istituto superiore di sanità, dà conto di uno stato della salute della popolazione, con evidenti eccessi di mortalità, che fa riferimento presumibilmente a contaminazioni ambientali derivanti da impianti che a quel tempo operavano nel rispetto delle leggi”.
Quindi ad agosto per il ministro non era vero che a Taranto si stava meglio che a Lecce: c’erano “evidenti eccessi di mortalita‘”, ma derivanti “presumibilmente” dall’inquinamento “vecchio” e non da quello prodotto attualmente. Poi pero’ ha studiato i numeri e adesso l’Istituto superiore della Sanita’ non dice piu’ le cose che diceva ad agosto, e da Lecce stanno organizzando dei pullman per fare dei “soggiorni salute” al quartiere Tamburi, dove basta mettersi sottovento per fare “aerosol gratuiti” con un’aria piu’ salubre di quella del leccese. Forse Clini non aveva letto e studiato i numeri neppure nel 2001, quando dichiarava che“la chiusura dell’altoforno e della cokeria delle Acciaierie è una questione urgente. Sul piano dei danni ambientali, dell’inquinamento e della salute dei cittadini siamo già in ritardo”
ma in quel caso si trattava dello stabilimento Ilva di Cornigliano (Genova), dove le emissioni inquinanti erano nocive, a differenza di quelle “piu’ salutari” che partono dai camini di Taranto dove si starebbe meglio che a Lecce. Clini forse dovrebbe fare anche un ripasso di diritto penale se definisce le perizie super partes del tribunale come “perizie di parte della Procura”, dichiarando al termine del Tavolo tecnico che“Gli stessi esiti delle perizie della Procura sono atti di parte che, però, teniamo in grande considerazione perchè sono alla base della decisione di riapertura della procedura Aia”.
Davvero curioso: il 14 settembre al mattino Clini dice che le perizie della procura sono “tenute in grande considerazione”, ma poi la sera dello stesso giorno dichiara alla giornalista che non ci sono analisi epidemiologiche attendibili e che tutto e’ da definire con i lentissimi tempi della burocrazia italiana, caratterizzati da quella cronica negligenza che nel 2008 ha indotto gli ambientalisti a realizzare di propria iniziativa le analisi sul pecorino prodotto negli allevamenti a ridosso dell’Ilva sulle quali si e’ innestata l’azione di indagine della magistratura. Clini dovrebbe “leggere e studiare i numeri” anche quando si tratta di date storiche. E’ convinto che il quartiere Tamburi di Taranto sia stato costruito a ridosso dello stabilimento, ma e’ vero il contrario: e’ l’industria che e’ stata costruita dietro le case dei tarantini. Le case più vicine alla fabbrica sono del 1956 mentre l’Italsider è stata costruita nel 1960. E purtroppo per questa ignoranza della storia, quando gli chiedono in una intervista se farebbe vivere il suo nipotino nel quartiere Tamburi di Taranto, Clini risponde“no, ai Tamburi non avrei neppure preso casa. Credo che il quartiere Tamburi di Taranto sia la rappresentazione molto concreta di un modo assolutamente disordinato e scriteriato di localizzare insediamenti abitativi”.
Se volesse informarsi in buona fede, gli basterebbe poco per capire che in realta’ e’ la presenza dell’Ilva ad essere la rappresentazione concreta di un modo scriteriato di localizzare stabilimenti industriali. La carta dell’Istituto Superiore della Sanita’ che secondo Clini sarebbe l’unica autorita’ in grado di stabilire se a Taranto si muore di Diossina (col conseguente rigetto delle perizie “super partes” disposte dal Tribunale di Taranto in contraddittorio con le parti da un giudice terzo, che sono gli unici atti validi in sede processuale) Clini se l’era gia’ giocata in un confronto su Rai Tre col consigliere comunale di Taranto Angelo Bonelli, e a quelle affermazioni aveva gia’ risposto l’associazione PeaceLink, mettendo a disposizione del ministro altri numeri da “leggere e studiare”: quelli delle due perizie disposte dal Tribunale di Taranto per capire se l’Ilva stava inquinando o no, se c’erano o meno gli estremi per una interruzione della produzione, se quell’attivita’ industriale era fuorilegge o meno. Perizie con dati che parlano chiaro:“L’analisi comparata dei vari flussi emissivi e delle loro caratteristiche chimiche specifiche (profili dei congeneri “fingerprints” dei contaminanti) permettono di affermare che i livelli di Pcdd/Pcdf (due tipologie di diossine, ndr) e Pcb accertati possono essere ricondotti alla specifica attività di sinterizzazione (area agglomerazione) svolta all’interno dell’Ilva. Pertanto la presenza di tali inquinanti, riscontrata nelle varie matrici ambientali analizzate, si può ricondurre in modo prevalente all’attività industriale di Ilva SpA“.
(cfr pagina 521 della perizia chimica). In parole povere, ogni diossina ha un “profilo”, delle vere e proprie “impronte digitali” (fingerprints) che consentono di stabilire la fonte di emissione perche’ ogni attivita’ industriale produce della diossina con una differente composizione, e la perizia chimica ha stabilito che la diossina trovata in giro per Taranto ha le stesse impronte digitali di quella che esce dall’Ilva, senza che nessuno ne sia rimasto sorpreso. Secondo la perizia epidemiologica, anche questa acquisita come prova documentale nel processo Ilva, come risultato delle emissioni di questa diossina che ora non e’ piu’ orfana, ma e’ provatamente figlia dell’industria di Emilio Riva, in un arco temporale di 13 anni sono attribuibili alle emissioni industriali:386 morti, 237 casi di tumore maligno con diagnosi da ricovero ospedaliero, 247 eventi coronarici con ricorso al ricovero, 937 casi di ricovero ospedaliero per malattie respiratorie (74 per anno, in gran parte tra i bambini), 17 casi di tumore maligno tra i bambini con diagnosi da ricovero ospedaliero.
Questo e’ il prezzo che Taranto ha pagato in termini di vite umane per godere dei benefici occupazionali dell’industria, un conto salatissimo che oggi e’ agli atti del Tribunale anche se il nostro Governo e il ministro competente fanno finta che questi numeri non esistano e ne vorrebbero degli altri che gradiscono di piu’. Il tutto e’ documentato alle pagine 219 e 220 della perizia realizzata dagli epidemiologi su richiesta del Tribunale di Taranto, per conto di un giudice terzo e in contraddittorio tra le parti senza che siano state sollevate obiezioni di alcuni tipo. I periti hanno concluso che l’esposizione continuata agli inquinanti dell’atmosfera emessi dall’impianto siderurgico ha causato e causa nella popolazione “fenomeni degenerativi di apparati diversi dell’organismo umano che si traducono in eventi di malattia e di morte”. E anche qui nessuno si e’ sorpreso. Va detto inoltre che i dati prodotti dagli epidemiologi (accettati da parte degli indagati e dei loro legali senza sollevare obiezioni) sono stime improntate alla massima prudenza e approssimate per difetto, che hanno escluso dal conteggio quelle morti che anche in via puramente teorica potrebbero essere attribuite al disagio socioeconomico degli abitanti di Taranto, al fumo (con buona pace del nuclearista Chicco Testa e di altri pseudoscienziati che per la questione Taranto hanno puntato il dito sulle sigarette) e ad altri fattori che non riguardano l’esposizione alle emissioni nocive. La perizia a carattere chimico-ingegneristico e le analisi epidemiologiche per il ministro Clini non esistono, perche’ lui accetta solo di “leggere e studiare i numeri” prodotti da determinati enti pubblici di suo gradimento, e non considera valido l’incidente probatorio realizzato dal Tribunale di Taranto. Un incidente probatorio per il quale l’Ilva ha nominato uno squadrone di esperti che tuttavia non sono riusciti a sollevare neppure una obiezione alle risultanze dei periti nominati dal tribunale. Ma gli stessi dati che ieri erano accettati dall’Ilva, cioe’ dall’industria inquinante, oggi sono rifiutati dal ministro dell’ambiente, che dimostra un rapporto con l’ecologia che ricorda in modo inquietante il rapporto che il “ministero della pace” di orwelliana memoria aveva con la nonviolenza. Tuttavia, poiche’ c’e’ del buono in tutto e in tutti, in quella intervista e’ stata fatta una affermazione sulla quale si puo’ essere pienamente concordi col ministro Clini:“questi numeri non fanno comodo a quelli che fanno la propaganda, e strumentalizzano le morti per avere ragione politicamente. Queste persone non hanno diritto di parlare, sono persone che non hanno diritto perche’ non hanno la dignita’ (…) questi signori trovano molto facile parlare e sparlare di tutto, senza sapere di che cosa parlano. Questa e’ una rovina per il nostro Paese e non aiuta l’ambiente, e non lo aiutera’ mai, e non aiuta la salute della popolazione”.
Il problema e’ capire di quali “numeri scomodi” stiamo parlando, chi e’ che fa propaganda, chi e’ che non sa di cosa parla, chi e’ che non ha dignita’ e chi e’ che strumentalizza i morti per avere ragione politicamente. E questo lo decidera’ l’intelligenza dei cittadini di Taranto quando saranno chiamati a esprimere nelle urne il loro parere sui partiti e i leader politici che hanno dato il loro sostegno a questo governo, a questo ministro dell’ambiente, a questa politica dello struzzo che fa il gioco delle tre scimmiette davanti alle prove documentali del tribunale di Taranto. Tratto da: Il Ministro Clini e “quelli senza dignita’ che non sanno di cosa parlano”. | Informare per Resistere http://www.informarexresistere.fr/2012/09/17/il-ministro-clini-e-quelli-senza-dignita-che-non-sanno-di-cosa-parlano/#ixzz26kHXgJuH- Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario!