Il ministro Severino vuole “regolamentare” i blog

Da Iljester

Sono un blogger, lo sono ormai dal 2007, quando ho iniziato l’avventura con Il Jester. L’idea di poter scrivere liberamente i miei pensieri e le mie opinioni sull’attualità politica mi è sempre parsa un’idea rivoluzionaria. Mi è sempre parsa, soprattutto, un’idea di libertà, una delle concrete attuazioni dell’art. 21 della costituzione, secondo il quale si deve essere liberi di esprimere con parole e scritti il proprio pensiero.

Il blog d’altro canto nel tempo si è evoluto, da diario personale è diventato strumento di diffusione delle idee. E nemmeno i socialnetwork ne hanno mai intaccato il fascino e la potenza. Perché se è vero che le piattaforme sociali ti mettono in contatto con centinaia di migliaia di persone, è anche vero che il blog ha un potere e una caratteristica tutta sua che non aliena chi lo utilizza e chi lo legge (diversamente dal socialnetwork). È una colonna dei pensieri, è lo spazio virtuale dal quale si può urlare al mondo le proprie opinioni, senza filtri, senza censure, senza insomma l’obbligo di dover rendere conto a un redattore, a un direttore e un editore, i quali magari hanno interessi contrastanti rispetto alle vedute di chi scrive notizie e opinioni.

Il blog dunque si è rivelato nel tempo un’arma straordinaria nel campo del pensiero e della sua diffusione. Ed è per questo che il potere — quello vero — ne ha tremendamente paura. Perché non risponde alle leggi del mercato, non risponde alle pressioni politiche, non risponde insomma ai criteri di opportunità ai quali rispondono i giornali (anche online), i quali in alcuni casi — vuoi per soddisfare l’editore, vuoi perché usufruisce di fondi pubblici (il blogger nel 99% dei casi scrive gratis), vuoi per non sembrare troppo di parte — debbono scegliere le notizie, censurandone alcune ed esaltandone altre. Il blog invece può essere fieramente di parte e fregarsene del politicamente corretto. Non è giornalismo, e se in alcuni casi lo è, è giornalismo allo stato puro, non artificiale e non artificioso, né viziato da interessi estranei al pensiero dell’autore. Ed è ecco perché anche la corporazione dei giornalisti mal sopporta il fenomeno dei blog. Toglie loro il primato della notizia, e soprattutto non può controllarlo.

Ma il blog in sé non è attività di ricerca della notizia. Il blog spesso sfrutta le notizie che circolano online e le reinterpreta, allegandovi l’opinione del blogger. Soprattutto è attività di idee, senza la presunzione — spesso evidente nel giornalismo professionistico — di volere o potere influenzare quelle altrui. Sul punto, il blogger è più umile e offre alla comunità virtuale semplicemente il suo punto di vista.

Ciò detto, la Severino, ministro della giustizia, pensa invece di regolare i blog. Ci aveva già tentato (blandamente) il governo precedente con il noto obbligo di rettifica, e ricordo che ci fu un tam tam nella rete di indignazione: Berlusconi vuole tappare la voce ai blogger, il centrodestra vuole uccidere il pensiero libero e così via. Eppure, nel silenzio assoluto dei blogger che allora si indignarono, la Severino sta dicendo più o meno le stesse cose, seppure in termini più bonari e passando la palla agli stessi blogger: «autoregolatevi». Secondo la Severino, infatti, «il fatto di scrivere su un blog non ti autorizza a scrivere qualunque cosa soprattutto se stai trattando di diritti di altri». In altre parole, o i blog si autoregolamentano (cosa che trovo piuttosto difficile), visto che l’obbligo di rettifica è inattuabile, oppure «è necessario regolamentarli».

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Beh, che dire? Mi pare un messaggio piuttosto chiaro: o lo fate voi o lo facciamo noi, seppure già esistano norme civili e penali che sanzionano l’abuso della parola quando incide sui diritti altrui (si pensi ai reati per diffamazione, alle leggi sulla privacy e di tutela del nome e della dignità umana). Perciò è mia impressione che quella della Severino sia una posizione piuttosto strumentale, volta a preparare il terreno per una futura regolamentazione dell’attività di blogger che ricondurrà questa attività nelle grinfie della casta del giornalismo professionistico. Così si potrà controllare il flusso delle informazioni che passano attraverso le piattaforme di blog, istituzionalizzate e ricondotte nell’alveo delle informazioni selezionate e (spesso) censurate1. Assolutamente inaccettabile!

Fonte: Tg24.sky.it 

  1. Un esempio. Tra febbraio e aprile, nei blog si è parlato molto frequentemente del Fiscal Compact e dell’approvazione della modifica dell’art. 81 Cost. sul pareggio di bilancio. Si è denunciato il pericolo che questa modifica avrebbe comportato per il nostro paese e la complicità delle forze politiche tutte. Nessun giornale online o cartaceo ne ha parlato (salvo qualche rarissima eccezione, ma in modo molto blando), se non dopo che vi è stata l’approvazione della modifica con i 2/3 dei consensi in Parlamento che ha scongiurato il referendum costituzionale.

di Martino © 2012 Il Jester