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Il mio amico Walter era un personaggio che sembrava uscito da una canzone di Enzo. Dedicato ad Enzo Jannacci.

Creato il 30 marzo 2013 da Slasch16

biciclettaWalter  era figlio di un falegname, in teoria anche Walter era un falegname se solo suo padre l’avesse trovato quando c’era da lavorare.
Si capiva dal triciclo sul quale viaggiava che era un falegname, un triciclo con il cassone più lungo di quello della foto che serviva per trasportare i mobili.
Walter ed io eravamo sempre insieme e ci chiamavamo l’articolo il. Io non arrivo al metro e settanta e Walter non so quanto fosse stato alto, so che nella foto del mio matrimonio la sua testa spuntava dal gruppo di almeno trenta centimetri.
Walter era il classico fannullone ma geniale, sempre impegnato in qualche progetto o avventura.
Intanto si inventò la prima discoteca, la falegnameria di suo padre.
Ogni domenica tutta la compagnia del bar si ritrovava in falegnameria con le ragazze, un giradischi ed un lento di Peppino Di capri, a Milano. Era un lento che serviva alla causa.
Le nostre passioni erano nell’ordine: ragazze, calcio, bere, fumare. Non so in quale ordine, forse era stabilito dalle circostanze. Nella compagnia c’erano due sottogruppi, quelli che e quelli che non, tutti però giocavamo a calcio.
Non avevamo grossi risultati e per diverse ragioni. Intanto non ci siamo mai allenati, come facevano altri e poi c’era un problema del calendario, si giocava alla domenica mattina e noi il sabato sera lo passavamo  a bere, fumare e con le ragazze che dovevano tornare presto, quelli che tiravano mattina eravamo noi.
La nottata di solito si concludeva scaricando davanti alle loro case, come un sacco, chi aveva vomitato durante la notte.
Difficile essere in forma per le dieci del giorno dopo.
C’era Beniamino, il bello della compagnia, Walter l’estroso, io con il faccino d’angelo, Giorgio il raffinato leggermente bradipo, si muoveva al rallenattore, Paolo il postino, Enzo il romano trapiantato a Milano,Vincenzo che accompagnava le nostre ragazze con il tram prima e con la moto dopo quando non avevamo voglia e facevamo i bastardi.
Ovviamente c’erano altri ma non ne ricordo i nomi, in questo momento.
La vera coppia di amici eravamo Walter ed io, spesso veniva a mangiare a casa mia ed alla decima volta si sentì in imbarazzo e volle ricambiare, mi invitò a casa dei suoi.
Abitava in ringhiera, come tantissimi in quei tempi, ci sedemmo a tavola ed il padre del Walter cercava di darsi un tono, non so per chi mi avesse preso ma lo capii poco dopo.
I miei vestiti erano puliti, in ordine, le scarpe pure, contrastavano con i vestiti del Walter colorati ed intrisi di colla, insomma sembravamo il figlio del borghese amico del figlio di un proletario.
Walter aveva un modo di intercalare che prevedeva una bestemmia ogni due, massimo tre parole e così fece pure quel giorno a pranzo.
Il padre era sempre più imbarazzato, sentire il suo figliolo bestemmiare come uno scaricatore di porto davanti ad un ospite così “raffinato” lo metteva in imbarazzo.
All’ennesima bestemmia non si trattenne e riproverò aspramente il figlio: Walter! Controles porco Di*!
Insomma, un po’ di educazione.
Per stare alla larga dalla falegnameria del padre, ed evitare continue discussioni, Walter prese l’appalto per montare gli armadi della Iag a domicilio. Il cliente acquistava in negozio e Walter provvedeva al trasporto ed al montaggio a domicilio.
Sono andato due o tre volte con lui poi lasciai perdere perchè  va bene fare stronzate all’idroscalo, vomitare dal cavalcavia di V.Le Monte Ceneri, ma  combinarle in casa della gente che aveva il tuo nome e cognome era da autolesionisti.
Una volta portammo un armadio in casa di una signora, bene, in Corso Sempione o Città Studi non ricordo, ascensore per le persone e montacarichi per la servitù.
La Signora come vide l’armadio disse, gentilmente, che non era del colore che aveva scelto,  lo aveva scelto più chiaro.
Walter non si perse d’animo e le disse: Signora scendo a prendere il materiale e lo sistemo subito.
Con dell’olio apposito provvide a darle il colore stabilito ed il lavoro andò per le lunghe.
Ad un certo punto la Signora disse che aveva una commissione da fare, ragazzi vi lascio soli voi andate pure avanti con il lavoro.
A Walter si accese la lampadina e comiciò a girare la casa in cerca di ispirazione per combinare qualche guaio dei suoi, trovò subito.
Sopra un meraviglioso tavolino c’era una scatola di legno intarsiato piena di sigarette, recuperò qualche pezzo di cartone svuotò la scatola lasciando solo le due file superiori.
Non so quante fossero, so che mise del cartone sotto e lasciò due file di sigarette in modo da farla sembrare piena.
Quando rientrò la signora il nostro lavoro era finito, ne fu entusiasta e ci diede pure una bella mancia.
Con la faccia tosta delle migliori occasioni ringraziammo e sparimmo al volo.
Un’altra volta consegnammo un armadio ad una ragazza che viveva da sola con la quale Walter ebbe pure una storia, era nostra abitudine cercare di unire l’utile al dilettevole, ed andò tutto bene sino a quando la ragazza non tirò in ballo la faccenda del tavolo.
Aveva comprato un bel tavolo antico ma aveva qualche problema alle gambe, traballava un po’ perchè non erano della stessa misura.
Ovviamente Walter si offrì per risovere il problema, ribaltammo il tavolo e si mise a prendere le misure delle gambe. Fuma, chiachiera, cazzeggia, taglia le gambe ma non erano mai della lunghezza giusta.
Andò a finire che a forza di tagliare le gambe il tavolo d’epoca diventò un tavolo giapponese, quelli che si usano per mangiare seduti sul pavimento.
Riuscì pure a convincerla che fosse di moda.
Walter andò a Londra per qualche mese, quando tornò portò cose nuove che avevano ulteriormente alimentato la sua fantasia.
Andavamo a ballare in un locale in P.le Martini, mi pare si chiamasse Santa Cruz ma potrei sbagliarmi, quello che è certo è che in quel locale fece  le prime prove un nuovo complesso con un cantante bravissimo, gli Area ed il cantante era Demetrio Stratos.
Allora non esistevano discoteche si suonava dal vivo e due volte alla settimana si esibivano gli Area.
Ma Walter era stato a Londra, aveva visto il futuro e fece una proposta ai gestori che accettarono.
Costruì un bancone di legno con una cupola di plexiglas, come aveva visto a Londra, e due giradischi.
Credo sia stato il primo bancone da dj, anche se non esistevano ancora.
Al mio matrimonio mi accorsi che non avevo la cravatta, mai comprata una in vita mia, ne recuperai una al volo nell’armadio dei miei fratelli e mi avviai alla chiesa.
Come mi vide Walter, c’erano tutti ovviamente ero il primo che si sposava, notò la mia impresentabile cravatta e disse: che cazzo di cravatta ti sei messo?
Chiamò tutti a rapporto e comiciò a guardare la cravatta di ognuno, scelse quella di Enzo la migliore e di seta, ci scambiammo la cravatta. Sin qui è tutto normale, tra amici, quello che successe dopo non è normale, è alla Walter.
Si usava durante il pranzo il taglio della cravatta da parte degli amici, avrebbero girato tra i tavoli raccogliendo offerte per ogni lembo tagliato, una scusa per tirare su un po’ di soldi.
Walter non ci pensò un attimo mi fece togliere la cravatta e la tagliò a pezzettini, Enzo non fece nemmeno in tempo a scambiarla con la mia e fu così che una cravatta di seta, non mia, mi rese un pochino di lire.
Dopo il matrimonio cambiai vita, per forza di cose, tra l’altro ero agevolato dal fatto che mi ero trasferito a Sesto e le visite al bar si diradarono, eravamo diventati uomini.
Certamente non siamo maturati perchè a Sesto si mise in piedi un’altra compagnia di malnatt, ma questa è tutta un’altra storia.
Walter ha sempre portato le scarpe da tennis, dai tempi in cui si chiamavano ancora, scarpe da ginnastica. Pareva strano vedere uno in giro con le scarpe da ginnastica, era Walter.
Seppi poi che ebbe qualche problema con la droga, tanti problemi con le donne e relativi figli, non so se trovò mai pace so che quando ci ha lasciato si era trasferito a Macugnaga, anche su Macugnaga ci sarebbe da raccontare, con la terza o la quarta compagna.
Mi fermo qui, ne verrebbe fuori un libro.
Ciao Enzo e grazie di tutto, senza dimenticare Giorgio e Beppe.



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