Il mio eroe non scoreggia

Creato il 05 ottobre 2015 da Mcnab75

Qualche giorno fa leggevo una strana considerazione fatta da un collega autore, Fabio Carta, su Facebook. Essa prende di mira gli eroi (chiamiamoli così, ma vale anche per i comprimari) di tanti romanzi di azione, di fantascienza, d’avventura. Il passaggio che riprendo oggi è questo:

Sono tutti competenti fino all’irritazione, moralmente solidi, felici oppure sereficamente sereni, soddisfatti, simpatici e sociali; incapaci di porsi domande come di guardare al di là del proprio naso, di provare invidia o basse pulsioni, geneticamente impossibilitati a infilarsi le dita nel naso o a fare una scoregge, tutti stitici, temo.

La cosa mi ha incuriosito abbastanza da scriverci un post.
Tappatevi il naso e via con le puzzette!

No, scherzo, niente peti.
Questo non è il blog dell’amico Cervello Bacato :)
Partiamo con una semplice domanda: ma è così importante inserire capitoli in cui il protagonista di un racconto o di un romanzo si dedica allo scaccolamento, alle scoregge o a delle sontuose cagate?
Secondo me no, ma forse sbaglio.

Per quanto certi argomenti suscitino da sempre degli strani feticismi (vedi alla voce petofilia – rigorosamente con la T, eh!), mi chiedo quale necessità ci sia di aggiungere elementi di questo tipo in un romanzo di genere. Sì, perché stiamo pur sempre parlando – partendo dalla considerazione di Fabio Carta – di storie di fantascienza e d’avventura, non di racconti comici o erotici.

Qualcuno ha mai sentito la mancanza di capitoli del Signore degli Anelli in cui Gandalf si concede cinque minuti di liberatoria flatulenza? O magari volete degli spin off in cui Jack Ryan si acquatta dietro un baobab e si fa una bella cagata? Forse Lovecraft poteva aggiungere dei particolari nei suoi racconti, delle accurate descrizioni dei cultisti di Dagon che si scapperano tra un rituale d’evocazione e l’altro?

Io ne ho sempre fatto a meno.
Non abuso nemmeno di scene di sesso, se non sono funzionali alla storia. Non credo che sia indispensabile ricorrere a certi mezzucci per rendere credibile un personaggio. Certe funzioni fisiologiche esistono e nessuno può farci niente. Inserirle nel contesto di una storia – esempio a caso – di un naufragio sul pianeta Marte*, renderebbe il romanzo più entusiasmante? Non ai miei occhi.

Che poi ci sono autori di genere (pochi, a dire il vero) che sanno davvero utilizzare certe situazioni per comunicare un senso di disperazione e di sfida ai limiti umani. Penso alla saga vampiresca di Claudio Vergnani, in cui i cacciatori di succhiasangue sono spesso ridotti a un livello tra l’umano e il bestiale, avendo a che fare con materia fecale, piscia, vomito e altre piacevolezze. Ma lì sì che tutto è funzionale alla storia, oltre a regalare momenti di humor nero in un contesto squisitamente horror.

Per il resto, mah… direi che certi autori dovrebbero arieggiare le loro stanze, prima di continuare a scrivere :D

* Domani parleremo proprio di The Martian, film che alcuni stanno criticando perché “non è possibile che un uomo solo sopravviva così a lungo in condizioni del genere!“, ma anche perché “…e poi le bandierine americane sul finale. OVVOVE!
Ebbene, domani vi spiegherò perché è un bel film, e perché criticarlo per i motivi appena citati è da cretini certificati.


(A.G. – Follow me on Twitter)


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