>, il mio incontro con Paolo Ruffini.

Creato il 27 settembre 2011 da Scioui

, il mio incontro con Paolo Ruffini." title=">, il mio incontro con Paolo Ruffini." />Il 23 settembre 2011, in occasione del meeting “1000 giovani per la Pace” ho avuto il piacere di partecipare ad un incontro con Paolo Ruffini, direttore di RAI3, dal 10 ottobre neo-direttore di LA7. Un incontro dal titolo <<IO,LA CULTURA E L'INFORMAZIONE>>. A presiedere l'incontro: Roberto Natale, Presidente dell'FNSI ed ex presidente dell'USIGRAI.
Ruffini ha esordito raccontando in poche parole la sua carriera, quale è stata la sua formazione giornalistica:


  • Paolo Ruffini nasce il 4 ottobre 1956. Inizia la sua carriera giornalistica al “Mattino” e al “Messaggero”. Negli anni '90 lavora al Giornale Radio e alla RAI.Dal 10 ottobre sarà la spina dorsale di LA7. Ha lavorato nella CRONACA NERA e ora si occupa di POLITICA.

Quello che subito ci si pone è il seguente quesito: perchè lascia la RAI. Roberto Natale intuisce e decide di rispondere. Nessuno di coloro che sta seguendo l'incontro aveva posto una domanda. Però tutti vogliono sapere la risposta.
R.N.: <<Paolo Ruffini è stato obbligato a lasciare la RAI. Una grande anomalia di stampa e media italiani>>. Poche ma significative parole. Paolo Ruffini ha gestito la rete di BALLARO', REPORT...ma soprattutto di “VIENI VIA CON ME”(Roberto Natale: << “VIENI VIA CON ME”ha saputo creare qualità e quantità,il sogno di ogni direttore”),forse la trasmissione che più di tutte ha innervosito la politica italiana avversa a programmi del genere. Altrimenti non si spiegherebbe il sollevamento dall'incarico di colui che ha alzato la percentuale di telespettatori della terza rete pubblica.
A tal proposito consiglia il libro che lui ha scritto: “SULLA BUONA E SULLA CATTIVA TELEVISIONE”. Dal titolo sembra un testo filosofico. Sicuramente un libro che leggerò entro l'anno,non appena terminati quelli che già mi sono programmato.
Non ricordo se la domanda è stata posta da Roberto Natale o da uno del pubblico. Comunque,come si diventava prima giornalista? La risposta di Ruffini è stata più o meno questa: <<negli anni '70 si diventava giornalista “abusivamente”(ovvero,senza contratto,con una paga bassa o pari a 0,tramite indirizzamento da parte di persone conosciute...)>>. Questo non valeva per pochi fortunati,ma per tutti. E,a differenza di oggi, dovevi comunque presentare una qualità alta,altrimenti stavi fuori. Lui,ha dunque cominciato <<abusivamente>> nel “Mattino” per poi approdare in RAI dove ha lanciato Giovanni Floris.
A questo punto ecco arrivare un'altra domanda di Roberto Natale:<< perchè è più facile giungere al vertice con l'informazione politica?>>. La risposta è abbastanza scontata:
P.R.: << è un giornalismo forse troppo vicino al potere [...],la RAI infatti è controllata dalla politica [...], il nostro Paese è intriso di politica>>. Il giornalista deve ovviamente entrare in sintonia con il Paese. In Italia,lo si fa con la politica.
Ovviamente,durante l'incontro le domande spuntano come funghi dall'incontro. C'è chi vuole soddisfare una semplice curiosità, chi invece vuole metterlo in difficoltà. Quest'ultima azione è assai difficile. Anche perchè, spesso le persone pensano di porre domande difficili quando invece queste, per certi giornalisti, sono quisquilie. Quello che ho scritto nelle ultime righe non ha però niente a che vedere con il seguente intervento: <<un giornalismo OGGETTIVO?>>. Risposta assai sorprendente: <<non mi piace oggettivo. Ciò che il giornalista racconta deve avere un po' di soggettività>>. In effetti, a pensarci bene, il giornalista non è libero se non esprime un suo punto di vista. Spesso la politica cerca di giocare i telespettatori usando termini del vocabolario italiano difficilissimi,un po' come faceva la Chiesa prima,quando la diceva in latino a chi non era mai andato a scuola. La soggettività del giornalista può aiutarci a comprendere.
Di questi tempi, se non si pronuncia la parola MINZOLINI non sei un giornalista democratico. E,dico io,meno male che Ruffini e Natale l'hanno tirata fuori. Il giudizio del direttore( ancora per poco) di RAI3 è durissimo: <<Minzolini capovolge la gerarchia delle notizie. Racconta una storia che è diversa da quella raccontata da un giornalista corretto>>. E ancora: << Minzolini ritiene di formare una nuova opinione agli anti-berlusconiani>>, <<RAI3 è spesso accusata di fare informazione di parte. Ma dare RAI3 al governo significa cancellare l'ultimo spiraglio di libertà del servizio pubblico>>.Per quanto mi riguarda, è stato fin troppo buono.
Si è detto che la politica e l'Italia sono in strettissima sintonia. Non ci sarebbe nulla di male se ciò non fosse a discapito di ciò che succede nel mondo. Una grandissima anomalia del giornalismo italiano è lo scarso numero di notizie che ci giungono dall'estero. Per poter parlare di “MONDO”, c'è bisogno spesso che scoppi una guerra dove è impegnato anche il nostro Paese. Ecco dunque giungere notizie dalla LIBIA,dall'AFGHANISTAN... Uno potrà dire: e le restanti primavere arabe? Anche di quello abbiamo avuto notizie. Si,è vero. Ma è durato poco. Caduti i regimi,non abbiamo saputo più nulla.
Ecco intervenire dunque Enzo Ducci,inviato RAI da Nairobi. Ducci ci ricorda che in Africa vi è la più grave siccità degli ultimi 60 anni. Dopo un grande sforzo di volontà, TV7 ha mandato in onda il servizio dei principali campi profughi e stop. Tenendo conto dell'orario( l'una di notte) il servizio possiamo dire che non è andato in onda. Un grande lavoro vanificato dalle assurdità della RAI.
Inoltre: Cina e Paesi arabi stanno acquistando pezzi d'Africa pari all'estensione dello Stato francese. Questa notizia è stata trasmessa solo in radio. E,in futuro, ne sapremo ancora di meno. Le sedi RAI di Nairobi e del mondo emergente (India,Libano...) rischiano la chiusura. Il futuro direttore di LA7 interviene: <<C'è problema di cultura italiana e giornalistica. Il mondo lo si tratta quando non serve fare ascolto,è un semplice alibi per lavarsi la coscienza>>.
C'è tempo anche per parlare dell'AUDITEL,spesso sotto-accusa.
Bè,qui Paolo Ruffini sorprende un po' tutti: <<è uno strumento (forse) taroccato ma importante. Che servizio pubblico è senza il pubblico?>>. Non possiamo dargli torto. Resta comunque il fatto che,grazie all'AUDITEL restano in piedi molti programmi di scarsissima qualità. Allora,la colpa è del pubblico? Domanda banale,lo so. Purtroppo si.
Mi decido finalmente a fare una domanda. L'emozione mi stava per giocare un brutto scherzo. Ma,parlare con Paolo Ruffini,quando non sei parte attiva del settore,è un'occasione che ti capita una volta nella vita.
Intendo levarmi delle curiosità: <<cosa pensa del programma di Ferrara?>> (P.R.:<<la RAI dovrebbe essere Santoro,Dandini... Ferrara lo dovrebbero trasmettere altri. La RAI ha sbagliato a trasmetterlo>>; <<tornerà in RAI?>> (<<Il 9 ottobre termino con la RAI.Il 10 entro a LA7,non lo so al momento>>,accenno di sorriso) ; <<E Santoro?>> (<<la RAI ne ha perso fortemente.La7 anche. E' interessante la sua nuova scommessa con “COMIZI D'AMORE”).
Insomma,la RAI ha moltissimi problemi. Da tale incontro se ne deduce per l'ennesima volta il servizio pubblico è lontano dalla gente. Allora,perchè continuare a pagare il canone? <<Il servizio pubblico sarebbe comunque più povero (meno informazione,meno pubblicità...). Quindi:pagare per non impoverirlo ulteriormente.
Un incontro molto interessante. Sarebbe bello che giornalisti come questi fossero trattati con più rispetto. Purtroppo è una speranza destinata a restare tale. Almeno in Italia.


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