Il mio nome è Khan

Creato il 14 novembre 2010 da Silvia7v

Titolo originale: My name is Khan

Regia: Karan Johar

Cast: Shah Rukh Khan, Kajol, Katie A. Keane, Kenton Duty, Benny Nieves, Christopher B. Duncan, Jimmy Shergill, Sonya Jehan, Parvin Dabas, Arjun Mathur, Sugandha Garg, Zarina Wahab, Retson Ross, Alexi Torres, Navneet Nishan, Ethynn Tanner Cerney, Reed Rudy, James D. Weston II, Jeremy Kilpatrick, Adrian Kali Turner, Sheetal Menon, Anthony Santana, Shane Harper, Mel Fair, Patrick Weil, Michael William Arnold, Raul Bustamante, Nicolas Pajon, Christine Quynh Nguyen, Big Spence, Tanay Chheda, Steffany Huckaby, Douglas Tait, Carl Marino

Distribuzione: 20th Century Fox, India, 2010

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Mumbai. Rizvon Khan (Shah Rukh Khan ) soffre sin dalla nascita di una particolare forma di autismo, la sindrome di Asperger, che comporta una persistente compromissione delle interazioni sociali, schemi di comportamento ripetitivi e stereotipati, attività e interessi molto ristretti. Ha una madre (Zarina Wahab) che lo adora e un fratello gelosissimo di tutte le attenzioni che gli vengono rivolte e sviluppa ben presto un grandissimo talento nel riparare oggetti di ogni tipo. Alla morte della madre, Khan raggiunge il fratello (Jimmy Shergill) che nel frattempo si è trasferito negli Stati Uniti e ha fatto carriera e lavora come rappresentante di prodotti di bellezza. Un giorno in un salone conosce la bella Mandira ( Kajol), ragazza madre hindu e se ne innamora. I due si sposano e le cose sembrano andare meravigliosamente; anche Sameer (Yuvaan Makaar), il figlio di Mandira, considera Khan un padre, tanto che prende il suo cognome. Ma dopo l’11 settembre il loro mondo perfetto è destinato a crollare come un castello di carte: Khan infatti è musulmano e dopo l’attentato alle Torri Gemelle il sospetto e l’odio razziale si impossessano di tutti coloro che fino al giorno prima erano amici. Quando tutto intorno a lui è distrutto, Khan decide di partire per una missione impossibile: incontrare il Presidente degli Stati Uniti per dirgli una semplice cosa…

Karan Johar, sceneggiatore, regista, produttore nonché presentatore televisivo, uno degli nomi più famosi del cinema e della tv asiatica, dirige questa commovente pellicola, una sorta di Forrest Gump made in Bollywood con l’aggiunta di un tema ostico ma quanto mai attuale, quale quello della lotta al terrorismo e la sua conseguente caccia al terrorista musulmano scatenata subito dopo gli attacchi suicidi dell’11 settembre. Rizvon Khan è un uomo ma con l’ingenuità e la trasparenza di un bambino, cui si accompagnano tanta intelligenza e sensibilità. Alla morte dell’amorevole madre l’uomo è costretto a trasferirsi a casa del fratello minore a San Francisco, dove tra mille difficoltà legate alla sua patologia, iniza a lavorare come rappresentante di prodotti di bellezza. Aiutato dalla cognata psicologa ( Sonya Jehan) le cose iniziano a migliorare e la ciliegina sulla torta è data dall’incontro in un salone di bellezza con la bella Mandira, madre divorziata di Sameer, di religione hindu. La differenza di culto tra i due non rappresenta affatto un ostacolo al loro amore, tanto che i due finiscono per sposarsi, trasferirsi e aprire un’attività insieme. I vicini sono splendidi, i clienti gentili e generosi, Sameer è felice ma questo stato di grazia e di gioia è destinato a durare poco… Una mattina Khan e Mandira sono svegliati dallo squillo del telefono: è la cognata che sconvolta, li invita ad accendere la tv: i due si trovano di fronte all’orrore dell’11 settembre. Da quel giorno  la paranoia e il sospetto si impossesseranno di tutti coloro che li circondano: gli amici spariscono, così come i clienti. Sameer inizia ad essere preso in giro, offeso e picchiato a scuola, a causa del suo cognome. Le cose vanno sempre peggio, fino ad una tragedia assoluta e inattesa che porterà alla rottura tra Mandira e Khan e porterà l’uomo a prendere sul serio un’affermazione fatta dalla moglie durante la loro discussione e a partire per un lungo viaggio all’interno degli Stati Uniti per incontrare il Presidente e dirgli una semplicissima frase… Durante il suo viaggio on the road vivrà molte avventure e disavventure e conoscerà persone importantissime che faranno tanto per lui e per le quali lui farà tantissimo.

Shah Rukh Khan, attore feticcio di Johar, è intenso, commovente e vero nel ruolo di Khan, così lontano dai suoi ruoli tipici nel cinema bollywoodiano, quali quelli da macho dal cuore tenero, e ritrova dopo 10 anni la sua partner cinematografica storica, la bellissima e bravissima Kajol e l’alchimia e la complicità tra loro è davvero evidente. Il suo goffo tentativo di conquistare la ragazza, l’ingenuità e la tenerezza con la quale le chiede di sposarlo così come l’episodio nel quale prende sul serio una risposta ironica della ragazza all’ennesima proposta di matrimonio, fanno sorridere ma anche commuovere, così come la sua ”missione d’amore” nata da una frase di Mandira detta in un momento di disperazione. La purezza di Khan colpisce come un pugno nello stomaco di fronte all’odio e alla caccia alle streghe scatenata dopo l’11 settembre e la sua bontà d’animo, così come il suo altruismo senza secondi fini nonostante tutte le angherie e tutte le difficoltà che è costretto a subire.
L’unico neo di questa bella pellicola è rappresentato dall’eccessiva lunghezza (165 minuti) e da alcune scene malriuscite ed esagerate (mi riferisco a tutta la parte relativa all’uragano..) ma si tratta di peccati veniali.

In definitiva un film commovente e toccante con uno splendido protagonista.

Conclusione: Assolutamente da vedere.

Voto: 8



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