Il mio viaggio con Tim Ferris Oshio e Szymborska e l’arte dello strafare

Da Vgiandomenico @singleitaly

ovvero quando un libro di Tim Ferris può cambiarti la vita!

“Quando pronuncio la parola Futuro, la prima sillaba va già nel passato.

Quando pronuncio la parola Silenzio, lo distruggo.

Quando pronuncio la parola Niente, creo qualche cosa che non entra in alcun nulla”.

(W. Szymborska)

Ho appena finito di leggere The 4 Hour body di quel pazzoide di Tim Ferris , un genio rivoluzionario e uno dei mie autori preferiti, e … riflettevo!

 Se passasse l’idea di Tim Ferris, più volte menzionato in queste pagine come ad esempio quando fu introdotto lo Zen To Done di Leo Babauta e trattata la differenza di questo metodo con il Getting Things Done di Allen , molta gente, coaching, personal trainer, dietologi o presunti tali, resterebbero a casa!

[Tranquillo, non sarà così, poiché le “verità” non sono mai volutamente ascoltate dato che toccano dei nervi scoperti e fanno male.]

 Se cerchi su internet troverai decine di recensioni sul best-seller di Tim Ferris, evito di farne una anch’io.

 Quello che mi ha sconvolto è invece un altro concetto.

 Per Tim Ferris, ormai la regola del 4 è un must applicabile a tutti i livelli della propria vita:

  • 4 ore di lavoro al giorno;
  • 4 ore di esercizi fisici la settimana;
  • il nuovissimo 4 Hour Chef;

ed è utilizzato per illustrare sempre lo stesso concetto evidenziando i nostri errori.

Per Tim Ferris l’ottica giusta per arrivare a raggiungere i propri obiettivi e quella di massimizzare il risultato colpendo il target con il minor sforzo possibile, minimizzando il tempo e sfruttando al massimo le risorse.

Raggiunto l’obiettivo tutto il resto è acqua fresca e aria fritta che fa scena, colore e non serve ad altro.

Allora riflettevo… Riflettevo sulla ricerca ossessiva del perfezionismo, su tutti i tempi morti che non sono sfruttati durante la giornata, sul riposo, sul relax, sul perché ci siamo ormai convinti che, per essere e per arrivare a raggiungere le nostre mete, gli step consecutivi del nostro Goal Setting si deve sempre e solo fare, sudare, sacrificarsi e … strafare.

 Non esiste una verità assoluta, di questo ne sono convinto. Non esiste uno stile di vita perfetto. Ognuno di noi è alla ricerca continua ed affannosa della sua collocazione nella routine di tutti i giorni, insegue i propri sogni, li rinvigorisce con le proprie speranze, in ogni caso, semplicemente, cammina per la propria strada.

 E’ pur vero quello che dice Oshio

Non c’è bisogno di correre.

Non importa cosa succede intorno a te, mantieni un passo pacato che ti permetta di rimanere in sintonia con la brezza gentile della meditazione. E appena te ne dimentichi, ritorna in quello spazio, semplicemente e senza sentirti in colpa. Sii la quiete nella tempesta.

 Ma come possono sperare Tim Ferris a braccetto con Oshio di farci recuperare un’identità ormai perduta e compromessa, nella quale si stenta a capire l’importanza del tempo, del proprio tempo, in una società dove non è importante chi sei, ma quello che gli altri credono che tu sia?

E’ proprio da questo presupposto sbagliato che nasce uno degli errori che sto commettendo, parlo al singolare perché non ti conosco e non giudico: quello di voler strafare.

Più spesso di quanto tu creda, la voglia di arrivare è tanta da dedicare tutto te stesso in un progetto, qualsiasi esso sia, ma, senza accorgercene, perdiamo di vista il modus operandi giusto compromettendo quello che stiamo facendo.

 Il fare troppo diventa controproducente e Tim Ferris ce lo dice chiaramente.

 Dovrebbe esserci, nella vita di ogni uomo, uno spazio, un lasso temporale, che permetta di rigenerarsi… A tal proposito immagina di osservare un punto bianco su un foglio bianco… non sono impazzito !

Quello che io definisco il punto bianco sono tutte quelle azioni compiute durante la giornata, per le quali non è necessaria presenza di spirito, concentrazione ed impegno.

Le azioni cosi dette meccaniche  vengono spesso confuse come perdita di tempo  ma sono capaci di ristrutturaci e aprirci la mente e devono essere sfruttate per far respirare il nostro io.

Tutto intorno a noi si muove con tempi velocissimi, oserei dire cronicizzati, e questo aumenta la nostra paura di restare indietro. Si sviluppa un meccanismo perverso nel quale più si fa più si pretendono risultati da noi stessi e siamo convinti che, il numero delle nostre azioni “operative”, sia direttamente collegato al raggiungimento del nostro scopo.

 Niente di più sbagliato!

 Da una parte tutti i grandi metodi ed i grandi mentori, Tim Ferris compreso,  ci hanno insegnato che bisogna fermarsi per rivedere il proprio percorso ed approntare le dovute correzioni. Dall’altra il punto bianco può e  deve essere sfruttato per guardarti intorno e capire quali sono le vere dinamiche che ti stanno avvolgendo favorendo chiarezza.

 Così, ascoltare la radio, sentire musica, andare al cinema, uscire a cena, dedicarti a te stesso e agli affetti, deve essere visto come qualcosa che ti rigenera, non come un qualcosa di inutile e, magari le parole del professore

“nonostante tutto, ci sarà sempre posto per un bicchiere di vino in compagnia di un buon amico!”

nella teoria del barattolo di maionese  , risulteranno maggiormente comprensibili!

 Da domani allora fa come me….evita di ascoltare la lezione di inglese su mp3 mentre vai in macchina al lavoro ed alza il volume della tua radio… Magari troverai la soluzione a quel problema che ti attanagliava il cervello il giorno prima e al quale non hai saputo dare una risposta… Apri la mente ed evita di strafare….

Tim Ferris docet.


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