Berlino nel Duemila. Ecco come ci accoglieva Alexanderplatz. E poi un angolo di Mitte
Devo ringraziare Patrick, giornalista e travel blogger di Orizzonti, anche se lui non lo sa. Lo devo ringraziare perchè è stato sulla sua pagina Facebook che ho scoperto per caso l’hashtag che circolava nei giorni scorsi tra i travel blogger: #unviaggiovintage. Ovvero: un viaggio del passato, magari affidato per sempre a vecchie foto custodite in album che a guardarli adesso potrebbero essere modernariato. #unviaggiovintage: bello, doveva essere anche mio.
Già solo pensarci aveva portato il suo effetto: aver dovuto riprendere in mano vecchie fotografie che avevo quasi dimenticato, di viaggi altrettanto lontani nella memoria. Fotografie scattate con l’analogica, fotografie spesso imperfette, di quelle che magari adesso neanche stamperesti, ma che allora attendevi comunque con trepidazione.
Achtung Baby! Il nostro tavolo all’Hard Rock Cafè era proprio accanto alla vecchia Trabant degli U2 e di One
Un viaggio vintage, sì ma quale mi sono detta? E’ bastato un attimo per trovare quello giusto nei cassetti nella memoria: Berlino! Chi mi legge lo sa, io per la capitale tedesca ho praticamente una passione sconfinata.
La prima volta che ho visitato Berlino era il Duemila. Appena undici anni dopo la Caduta del Muro. Appena o già undici anni? Dipende dallo sguardo. Era comunque prima della nuova Potsdamerplatz (c’era solo il Sony Center e poco altro ad anticipare ciò che sarebbe diventata), prima del Memoriale dell’Olocausto, prima che sulla Schlossplatz fosse demolito il Palast der Republik dell’ex Ddr con l’ambizioso progetto di ricostruire il Castello di Berlino.
Io ero già in Germania, in Baviera per la precisione, a studiare con il programma Erasmus, e il viaggio a Berlino fu il viaggio di un fine settimana di un’estate “fresca” con la mia amica e compagna di studi Mara, su e giù dai treni regionali di Germania per sfruttare al massimo lo Schönes-Wochenende-Ticket di Deutsche Bahn.
Berlino è il Muro, ovviamente. E poi la vista sui cantieri da una Potsdamerplatz in progress
Avevamo una camera d’albergo con bagno in comune sulla Oranienburgerstrasse, visitammo tutti i simboli turistici della città e quel centro città grigio e anonimo che a me ricordava tanto Milano, ma ancora non sapevo che parlare di centro a Berlino aveva poco senso logico. Allora di Berlino sapevo ben poco, avevo letto ovviamente Christiane F. Noi i ragazzi dello Zoo di Berlino e provavo una sensazione frizzante all’idea che il primo saluto la capitale tedesca ce lo avrebbe fatto proprio dalla Bahnhof Zoo (ah già, perchè era anche prima che nascesse la nuova Hauptbahnhof!).
Berlino. La Porta di Brandeburgo da una Pariserplatz ancora spoglia. E la cupola della Neue Synagoge
E poi? E poi ero curiosa, per me Berlino significava vedere quel che restava del Muro e andare a caccia delle differenze: questo palazzone era all’Est? Quel treno correva ad Ovest? Berlino era un cantiere, avrei scoperto con gli anni che lo sarebbe stata a lungo, sarebbe sempre stata uno splendido work in progress.
Non sono sicura però se il colpo di fulmine arrivò quella volta, la prima volta che feci conoscenza con Berlino. Di sicuro mi colpì. E ancora non sapevo, allora, che il caso, il lavoro, le amicizie, mi avrebbero portata spesso da lei, e che ogni volta per lei avrei rinnovato la “cotta”.