Un bell’aumento anche del reddito pro-capite annuo che passerà da USD 556 a USD 642, poco più di euro 500. In Nepal, oltre l’80% della popolazione vive con poco e s’appoggia alle rimesse dei giovani migranti per riparare il tetto di casa o sposare una figlia. Quelli che hanno un lavoro “formale” sono spesso in sciopero perché i salari non garantiscono la sopravvivenza (Morang) o per protestare contro pestaggi d’imprenditori e lavoratori (Patan). L’affitto di una casa modesta costa non meno di USD 80 al mese, acqua e luce un’altra decina, un centinaio per mangiare basic. Quindi con gli ipotetici USD 642 di reddito si vivrebbe per meno di un semestre. Fortunatamente l’80% della popolazione vive ancora nelle campagne, ha una casetta, un campicello per sopravvivere. E
Infatti, l’agricoltura rimane il settore più dinamico e, grazie al buon monsone del 2010 crescerà di oltre il 7% (produzione di grano, mais e riso). Fermo il settore industriale manifatturiero (+1,47) per il crollo e la fuga di molte aziende alimentari e tessili. Il settore delle costruzioni continua a crescere ma la bolla si è un po’ fermata rispetto ai ritmi degli anni precedenti (+3,3%; 6% 2010). L’Anno del Turismo fa prevedere un buon risultato per il settore turistico in crescita del 7,7%.
Permane l’agricoltura, la migrazione e l’occupazione “informale” (nero) le principali fonti di reddito e lavoro per giovani e meno giovani. Un rapporto del CBS del 2010 riportava che quasi la metà della popolazione è disoccupata o sottoccupata, percentuale in crescita data la chiusura (o spostamento in India) di numerose fabbriche del Terai. Solo il 6% della popolazione attiva femminile non lavora nell’agricoltura contro un 21% di uomini. Nel settore del commercio (uno dei più capienti) su 28.000 lavoratori regolari solo 2213 sono donne. Dati che fanno gridare al miracolo, stupisce che non scoppino sommosse tutti i giorni o che le banche non siano assaltate all’apertura degli sportelli. Che popolo strano e anche bello.