Il mirto pianta mitologica e preziosa

Creato il 21 dicembre 2011 da Yellowflate @yellowflate

Il mirto, tipico della macchia mediterranea, è una pianta diffusissima in Sardegna: cresce spontanea nei boschi vicino al mare e raramente si spinge all’interno. Il Mirto, per la sua bellezza, il suo profumo e le sue proprietà medicinali è una pianta che già nell’antichità era decantata da tutti i popoli del Mediterraneo.

Il sostantivo Myrtos  proviene dal mito greco di Myrsine. Si narra che Myrsine fosse una fanciulla di grande bellezza, ma era anche molto abile nello sport e sconfiggeva sempre i suoi coetanei maschi nei giochi. Un giorno, dopo una sconfitta particolarmente bruciante, un giovane si lasciò prendere dall’invidia la uccise. Atena, allora, che la amava, la trasformò in un bellissimo arbusto dai fiori bianchi: per l’appunto, il mirto.

Legato al nome di Venere, dea della bellezza e dell’amore, il mirto compare in numerose leggende. Virgilio racconta che Afrodite, dea della bellezza e dell’amore, dopo la sua nascita dalla schiuma del mare si ritrovò sotto gli occhi vogliosi dei satiri e dovette nascondersi, trovando riparo dietro a un cespuglio di mirto, che nascose la sua nudità. Da quel momento, il mirto le fu dedicato e ne vennero coltivati boschetti sacri Altri ritengono che la dea, dopo il giudizio  di Paride, si cinse di una corona fatta con questa pianta.
Un’altra leggenda narra che Romani e  Sabini si riconciliarono, dopo il famoso ratto, purificandosi con fronde di mirto.
Ma questa pianta era anche considerata legata alla morte. Sembra infatti che la madre di Dionisio, meglio noto come Bacco, Semele, fosse una delle tante donne amate da Zeus. Era, moglie di Zeus, ingelosita, apparve a Semele sotto le spoglie della sua nutrice e la convinse a chiedere a Zeus di mostrarsi nel suo vero aspetto divino. Quando Zeus andò a trovare Semele, lei fece questa richiesta aspetto, ma il fulgore di Zeus incenerì la povera Semele. Il bimbo che portava in grembo, però, fu salvato: Zeus se lo cucì nella coscia e lì il piccolo Dioniso crebbe fino al momento della nascita.
Dioniso, ormai adulto, scende nel regno dei morti per riprendersi la madre e riportarla nell’Olimpo per rendendola immortale, in cambio dovette lasciare qualcosa nell’Ade: una pianta di mirto!

Nel medioevo i profumieri ottenevano dai fiori, per distillazione, la cosiddetta “acqua degli angeli”, una lozione tonica che abbellisce la pelle e che non è altro ce l’acqua distillata dalle sue foglie e fiori. In passato in Sardegna e in Corsica si produceva il cosiddetto ”vino di mirto”, ottenuto dalla fermentazione delle bacche in acqua o lasciando macerare le medesime nel vino con aggiunta di miele.

Le foglie e le bacche del mirto sono molto usate, in tutta l’area mediterranea, per insaporire i piatti di carne e pesce. Un altro uso del mirto consiste nell’impiegarlo per aromatizzare vini e liquori o per ottenere il tè al mirto, una bevanda balsamica, che si ottiene ponendo poche foglioline di mirto nella solita miscela di tè.

L’essenza tratta dai fiori di mirto è molto usata in profumeria e cosmetica, e costituisce la nota Acqua degli angeli che possiede spiccate proprietà tonificanti e astringenti ottime per l’epidermide. Anche un decotto di foglie di mirto aggiunto all’acqua del bagno, o frizionato direttamente sulla pelle, svolge un’azione tonificante. Il decotto di foglie di mirto (mezzo pugno di foglie lasciate bollire per dieci minuti in mezzo litro d’acqua) addolcito con miele e bevuto a cucchiaiate nel corso della giornata è utile nel caso di infiammazioni delle vie respiratorie, catarri e bronchiti.


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