Paramnesia!?
Fenomeno di memoria inconscia o ricordo di vite passate?
Il fenomeno del deja vu, detto anche paramnesia (dal greco parà= vicino e mnesis= ricordo, perciò: forma di ricordo che rimane in margine al ricordo normale), è un fenomeno assai più diffuso di ciò che non si pensi. Come sappiamo si tratta di quella strana manifestazione per la quale una persona ha l’impressione di aver già visitato un luogo nel quale sa con certezza di non aver mai posto piede, o di aver già veduto una scena o un oggetto che gli capita sotto gli occhi per la prima volta. E’ un fenomeno che si presenta in vari gradi di intensità. Si va da sensazioni imprecise, fino ad una percezione esatta dei dettagli. Vi sono stati dei casi nei quali una persona, trovandosi per la prima volta in un luogo, non solo ha provato la sensazione precisa di esservi già stata, ma ha descritto locali vicini, con dovizia di particolari, prima di metterci piede.
Naturalmente è un fenomeno che già adito a molteplici interpretazioni, alcune anche assai suggestive come quella di considerarlo (almeno talvolta) dovuto ad un fatto di reincarnazione.
Seconda questa interpretazione, una persona trovandosi in un ambiente o dinnanzi ad oggetti, che avrebbe avvicinato in una sua precedente vita, subirebbe uno stimolo, che farebbe riaffiorare alla sua memoria, dall’inconscio residuo e scorie mnemoniche delle sue passate esistenze che, appunto nell’incoscio, sarebbero rimasti annidati. Naturalmente questa interpretazione del fenomeno è basata su di un fatto fideistico e non verificabile sul piano scientifico.
Esaminando il fenomeno con ottica psicodinamica, le interpretazioni sono molteplici. Nei casi in cui la sensazione è nebulosa o imprecisa, si potrebbero ipotizzare fenomeni di memoria inconscia, che ripresentino le immagini di fatti realmente vissuti, ma dimenticare e rimosse per motivi psichici non individuabili, nel subcosciente e che riaffiorino sotto non identificabili stimoli contingenti. Questa, ovviamente, è una interpretazione che può soddisfare solo quando non vi è la certezza che il luogo non sia stato, veramente, mai visitato dal soggetto.
Un’altra possibile interpretazione è quella che fa prendere in considerazione la possibilità di processi telepatici inconsci. In questo caso, la persona potrebbe aver ricevuto telepaticamente, in forma inconscia, immagini e pensieri di persone presenti, che vivessero ricordi loro, e assumerli come propri a livello di conoscenza. Henri Louis Bergson, filosofo francese, profondo studioso di fenomenologia paranormale, considerava la paramnesia un fenomeno psichico normale sostenendo questo assunto con una sua teoria.
Partendo dal principio che ogni percezione lascia nella mente un ricordo di sé, il quale staccandosi dalla percezione stessa va a fissarsi nella memoria, egli ipotizza che, se per un qualsiasi motivo, questo distacco non avviene, il ricordo rimane unito alla percezione del soggetto, senza perfezionarsi come ricordo fissato nella memoria. A percezione simile, il soggetto potrebbe avere l’impressione di ricordare ciò che invece ha solamente percepito.Un’ipotesi interpretativa che ha dei punti di contatto con la precedente e che si mantiene su di un piano strettamente animico, sostenendosi su dinamiche psichiche, è quello che si rifà al processo catatimico. Questa parola deriva dal greco ed è formata dal termine greco: katà, che vuol dire basso, sotto, imo e l’aggettivo italico timico che si riferisce all’influenza della glandola del timo sulla sfera psichica, quindi indica un’azione timica nel profondo dell’inconscio.
Un processo psicologico, perciò, che influendo nel profondo della psiche, può produrre particolari stimolazioni fino a generare insoliti fenomeni psichici e anche paranormali. In questo caso il processo catatimico provoca un fatto sinestesico, cioè mette in atto quel fenomeno per cui una sensazione corrispondente ad un determinato senso viene associata a quella di un senso diverso; ciò avviene, per esempio, quando si ha la sensazione di un colore, udendo un suono. In questo caso la paramnesia viene attribuita ad un’associazione di immagini che non nasce dalla sfera noetica, cioè della sfera dell’attività dell’intelletto, ma da quella affettivo-emotiva. In sostanza parte del principio che, per esempio, due ambienti diversi possono destare sensazioni uguali a livello emotivo. Pertanto un individuo che si trovi in luogo che gli desti sensazioni uguali a quelle che un altro luogo gli ha destato in un altro momento, le recepisce sul piano affettivo. Al momento di trasferire sul piano cosciente finisce con l’identificarle con il luogo in cui si trova, credendo di riconoscerlo, mentre invece rivive una semplice forma emozionale trasferita e camuffata sul piano mentale.
Facciamo un esempio. Supponiamo che una persona si trovi in un determinato posto. Fra le varie sensazioni che riceve, ecco una musica. Egli non la registra mentalmente; regalata nella memoria inconscia, la melodia gli crea solo uno stimolo emotivo completamente trascurato dalla sfera razionale. Immaginiamo poi che la stessa persona, dopo un tempo indeterminato, si trovi in un altro luogo, diverso dal primo. Per una coincidenza ode ancora la stessa musica che aveva registrato emotivamente. Può prodursi, in tal caso, un’azione dell’inconscio che, facendo risalire alla superficie della coscienza l’esperienza emozionale, trasferisce sul “luogo” il ricordo della musica, identificandolo in questa. Si avrà così la sensazione di trovarsi in un ambiente già conosciuto, mentre invece non si farebbe che rivivere un’esperienza emozionale.