Magazine Diario personale

Il mistero del sonaglino fantasma – il più terrificante racconto horror dai tempi di Poe e Scooby Doo

Da Romina @CodicediHodgkin

Mamma Alfa era una donna tutta d’un pezzo. Fatta eccezione per i cani di media taglia, i vermi, le pentole a pressione ed i pagliacci non aveva  paura di niente. Papà Maschio Dominante Alfa, sin da piccolo, non temeva nulla, così come già aveva affermato nel laconico ma chiarissimo svolgimento di un tema di terza elementare sulla paura: “io non ho mai avuto paura. Qualche volta mi sono preoccupato”. I due avevano menti pragmatiche, scettiche e anche vagamente terra-terra. Credevano solo in ciò che avevano visto con i loro occhi, come Babbo Natale (che avevano entrambi scorto in più di un’occasione). La loro vita trascorreva dunque così, pacifica, cinica e scettica. Per loro, una cofana di rigatoni alla carbonara era la massima espressione dell’esoterismo.

Il mistero si abbatté sulle loro vite pesante e soffocante come un piumone di ikea che piomba sul letto dall’alto. Arrivò a loro quando le loro menti erano stanche, fragili e obnubilate dalla stanchezza: quando alla loro primogenita settemesenne tornò il reflusso. Ma non il reflusso che aveva avuto a due mesi e che già era stato una grana non da poco, no: un reflusso di quelli che possono trasformare un angioletto sorridente che dorme dodici ore per notte e che mangia ridendo nella sorella isterica di Belfagor. Ma più pallida e coi brufoli. Per la prima volta, in casa Alfa arrivarono le notti insonni. La prima notte, portò con sé circa sette o otto risvegli. Pianti nel sonno. Mamma e Papà Alfa che alternatamente strisciavano fino alla cameretta per controllare quel piccolo mocio vileda pallido che era la loro bambina.

La prima volta che Mamma Alfa udì quel suono erano le 2:00 della seconda notte insonne. La giornata era stata massacrante, pianti ininterrotti, lagna nelle pause risposanti. Il rumore la riportò alla realtà ma svanì quando arrivò sulla soglia delle palpebre che si schiudevano. Non diede peso alla cosa. Troppo stanca, troppo addormentata. La notte successiva portò nuovamente con sé quel rumore, ma stavolta Mamma Alfa era già quasi sveglia e avvertì con più chiarezza il suono: come un…un…un battito ritmico. Non proveniva dalla cucina, perché la porta era chiusa e il suono era chiaro, non attutito. Dal bagno? No, proveniva dalla parte basa del corridoio. Un sonaglino? Può darsi. Ma Mamma Alfa non lasciava MAI giocattoli nel lettino. Poi non sentiva la bambina, fosse stata sveglia l’avrebbe sentita muoversi, magari parlottare. Alzarsi per controllare? Ma non ci pensava proprio. Si era già alzata almeno tre o quattro volte, farlo di nuovo e per un motivo così futile era fuori discussione. Se si fosse trattato della bambina che aveva – non si sa come – trovato un sonaglino nel letto, l’avrebbe lasciata giocare finché non si fosse rimessa a dormire. Più plausibile ancora: girandosi nel letto la bambina aveva mosso il sonaglino. Si girò dall’altra parte e chiuse gli occhi per circa due secondi: poi partì il pianto di Gengis Khlaudia. Mamma Alfa allungò un calcio a Papà Alfa. Papà Alfa, che si era già alzato tre volte e le fece notare che era il suo turno e così Mamma Alfa inforcò gli occhiali e strisciò verso la cameretta. Consolò con  una mano la bambina, e con l’altra cercò il sonaglino. Non ve n’era traccia. “Lo cercherò domani mattina” si disse e, dopo aver calmato la povera pidocchietta col reflusso, tornò a letto con passo strascicato.

La mattina seguente, mentre la piccola – pallida, con i pestoni sotto gli occhi e un rodimento di pannolino che se la portava in gloria – giocava sul tappeto, Mamma Alfa, i cui lineamenti erano sempre più simili a quelli di un gatto persiano (occhio sceso e faccia appiattita dal sonno), rifaceva il lettino. Ricordando il suono sentito la sera precedente, decise di controllare bene attorno al materasso, cercando il sonaglino di cui, tuttavia, non c’era traccia. Prese il telefono:

“Maschio Alfa, senti…per caso tu stanotte hai sentito qualcosa?”

“TUA figlia che urlava ogni mezzora?”

“No. Cioè, oltre quello. Ti spiego, da due notti sento un rumore provenire dalla cameretta della bestiola, come di un sonaglino, boh, un suono ritmico…”

“Credo dovresti smettere con gli allucinogeni” fu il suo commento lapidario

“Mmmmh, pesante che sei, ti ho detto che ho sentito un rumore strano, sei il Maschio Dominante Alfa? E allora aiutami a capire!”

“Ma che vuoi che sia. Saranno i goblin che vivono nella lavatrice per rubare calzini che hanno alzato la posta…”

“Alfa, sono seria, ho sentito dei rumori”

“Figlia mia, se è per questo l’hai detto tu stessa che Claudia sta piangendo talmente tanto che ti è capitato di sentirla anche quando stava zitta. Dormiamo due ore per notte da giorni, evidentemente eri ancora con un piede nel sogno e uno nella realtà.”

Arrivò la terza notte. Di nuovo il rumore. Tonk Tonk Tonk Tonk. Mamma Alfa, decisa a svelare il mistero, scese dal letto. Tonk Tonk Tonk Tonk. Inforcò gli occhiali. Tonk Tonk Tonk Tonk. Si avviò verso verso la cameretta ma a metà del corridoio il battito cessò di botto. Entrando in cameretta, Mamma Alfa trovò la bambina sveglia. L’episodio si ripeté anche la notte successiva. Mamma Alfa si svegliava al suono dei colpi ma ogni volta che percorreva il corridoio questi cessavano e la bambina era sveglia. Per tre mattine smontò letteralmente il lettino della bambina cercando di capire da dove provenisse il suono. Non c’era nulla che la aiutasse a capire cosa provocasse quei colpi. La donna si arrovellava senza tregua, subendo il dileggio di un Maschio Alfa che non aveva mai sentito il rumore e che lo riteneva il frutto della sua immaginazione. Eppure il rumore era reale, si diceva cercando di far riaddormentare la bambina nella stanza in penombra e guardandosi intorno. Mamma Alfa guardava i pelucches, l’altalena appesa al soffitto, le fatine sul comò. E tutto assumeva, alla luce del mistero, un’aura molto inquietante. Mamma Alfa abbracciava la piccola e pensava a “Il cuore rivelatore” di Poe.

“Tu lo sai ma non me lo dici, eh?” disse un’esausta Mamma Alfa alla Gnappa. Mettendola a letto per il riposino. La povera donna si schiantò sul divano in cerca di qualche minuto di sonno. Chiuse gli occhi e TONK TONK TONK. Dannazione! Era la prima volta che il battito arrivava in pieno giorno. Con passo felpato imbocco il corridoio, silenziosa come una faina, sperando che il suono non si bloccasse. TONK TONK TONK.

AAAAAAAAAARGH, ECCO COS’ERA!

“Maschio…ti ricordi quando ti dicevo che sentivo un martellare e tu mi chiedevi se ero scema?”

20140424_162606

Ecco scoperto il passatempo di mia figlia quando la notte si svegliava con l’acido che le tornava su…

P.S.: Cluadiotta sta mooooolto meglio!


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :