Vi è una parte di umanità che pensa ancora che il mondo antico e le sue civiltà fossero tecnologicamente arretrate. Io continuo a sostenere invece che noi non abbiamo inventato nulla se non metodi tecnologici sofisticati.
Di sicuro avrete sentito parlare della straordinaria
Batteria di Baghdad, un particolare manufatto risalente alla dinastia dei
Parti (250 a.C.–226 d.C.) in Persia, scoperto nel 1936 vicino al villaggio di Khujut Rabu, nei pressi di Baghdad, Iraq. Fu solo nel 1938, che il direttore del Museo nazionale dell’Iraq, lo trovò nella collezione dell’ente da lui diretto.
Si compone di un
vaso di terracotta nel quale è inserito un
cilindro di rame. Sospesa al centro del cilindro risiede una
barra di ferro, posizionata in modo da non entrare in contatto con l’altro metallo. Sia il cilindro che la barra sono tenuti in posizione con un
tappo di catrame.
Rame e
ferro costituiscono una
coppia elettrochimica, la quale in presenza di un
elettrolita, una
soluzione acida o
basica, genera una differenza di potenziale, in parole povere:
corrente elettrica. In base agli studi fatti, i ricercatori ritengono che il tappo in catrame dimostri che il vaso era pensato per contenere un liquido caustico. Nei tempi antichi, la maggior parte dei liquidi aveva proprietà acide, quindi ricercatori sono portati a credere che nella batteria venisse utilizzato
aceto o
vino.
Gli studiosi (e secondo me a torto) sono convinti che fosse impossibile che gli antichi utilizzassero l’elettricità per alimentare
lampadine ad incandescenza, perciò, pensando alla Batteria, l’unica ipotesi ritenuta plausibile è che gli antichi lo utilizzassero per placcare elettricamente i gioielli in metallo (eppure vi sono geroglifici egiziani che dimostrano che l'elettricità veniva usata....).
Esiste però un'ipotesi alternativa, spiegata in un interessante articolo pubblicato sul Journal of Near Eastern Studies da Paul T. Keyser: dato che in antichità la
corrente prodotta dalle
anguille veniva utilizzata per lenire il
dolore o
anestetizzare una zona del corpo per le cure mediche, si può ipotizzare che la
Batteria di Baghdad venisse utilizzata come
dispositivo sanitario.
Come riportato su Ancient Origins, alla luce di alcuni
aghi di bronzo e
ferro rinvenuti a
Seleucia insieme alle batterie, Keyser ritiene che il dispositivo potrebbe essere stato utilizzato per sedute di
agopuntura, una pratica molto comune nella Cina di quel periodo.
Dal momento che pesci capaci di emettere corrente elettrica non si trovavano nel Golfo Persico o nei fiumi della Mesopotamia, forse gli antichi, consapevoli dei benefici, hanno inventato la batteria in sostituzione di questi. E’ noto che diverse culture utilizzavano l’
elettricità per scopi medici. I
Greci e i
Romani, per esempio, usavano i
pesci elettrici per curare il mal di testa e la gotta. Questa interessante e logica ipotesi, non ha trovato un gran riscontro fra scienziati e ricercatori poichè si scontra con la retrograda e quanto mai primitiva idea che l'evoluzione umana sia segnata da tappe rigide, in cui non è prevista intelligenza e creatività. E' un peccato che ancora oggi vi siano studiosi tanto ottusi e ciechi, con menti costituite da compartimenti stagni che non comunicano fra loro. Io ritengo invece che noi non siamo altro che il risultato di involuzione piuttosto che di evoluzione, poichè le antiche civiltà erano custodi di conoscenze ben più elevate delle nostre.