Le cime innevate delle montagne sono sempre, per me, uno spettacolo meraviglioso. Così in questa mattina di un novembre capriccioso, funestato da piogge torrenziali e rallegrato da belle giornate di caldo sole autunnale, apro la finestra e la ritrovo là, immobile e possente, la chioma spruzzata di candida neve. È lei, la Bisalta (o Besimauda), la montagna che veglia su Cuneo, accoccolata sulla valle come un enorme drago dormiente.
Gli occhi indugiano sui suoi morbidi fianchi , salgono lungo il corpo e raggiungono le cime. Sì, perché il nome Bis-alta indica proprio il duplice rilievo che ne costituisce la parte sommitale e che la tradizione popolare ha, da sempre, attribuito all’intervento del demonio.
Secondo la leggenda, infatti, questa montagna che fa parte delle Alpi Liguri, aveva in origine una sola cima.
Un giorno un montanaro scese a valle per vendere i suoi formaggi al mercato cittadino. Il guadagno fu cospicuo e, da buon piemontese, il villano si recò in osteria a festeggiare con un buon quartino di vino.
Quartino dopo quartino si fece sera e, malfermo sulle gambe, l’uomo s’incamminò lungo i sentieri della montagna. Quando la luna tramontò dietro la cima, il sentiero parve inghiottito dalla notte e l’uomo fu costretto a fermarsi in preda alla disperazione.
Il demonio non si fece scappare l’occasione di rimediare una nuova anima, quindi si avvicinò al montanaro e gli offrì il chiaro di luna in cambio, proprio, della sua anima. Spaventato e annebbiato dai fumi dell’alcol, l’uomo accettò e, mentre il demone stilava il contratto, una schiera di diavoletti si adoperò a scavare la porzione di roccia che nascondeva il disco della luna.
Appena il loro lavoro fu completato, il diavolo porse il contratto al malcapitato perché vi apponesse la firma. Il poveruomo, però, non sapeva scrivere e si limitò a tracciare una croce. Quando gli occhi del satanasso si posarono sull’odiato simbolo in calce al documento infernale, dalla sua bocca uscirono alte grida che accompagnarono la sua fuga, dal momento che tale segno non aveva alcun valore legale nelle profondità degli Inferi.
Il montanaro rimase così solo, con l’anima salva, tra le pendici della montagna che, da quel momento, avrebbe sfoggiato le sue due distinte cime.
Leggende a parte, questa montagna presenta alcune caratteristiche che la rendono speciale, come la capacità di attrarre i fulmini: spesso, durante i temporali estivi, sulle sue pendici si abbattono numerose folgori, come quella che nel 1960 causò la morte di quattro persone proprio su una delle cime.
Del resto pare che nella zona ci siano importanti fenomeni geomagnetici, che indussero i piloti della Seconda Guerra Mondiale a evitare di sorvolarla per via di seri problemi alla strumentazione di bordo, registrati durante il volo al di sopra di quelle vette.
Nell’autunno 1975 nel cielo sopra la montagna furono visti tre lampi accompagnati da altrettante esplosioni. Si pensò allo schianto di un aereo. La squadra del CAI che raggiunse la zona per prestare soccorso, però, si trovò di fronte alla Marina Militare che rimandò tutti indietro. Nei giorni successivi, voci non ufficiali parlarono di tre missili lanciati, per errore, da Marsiglia e distrutti in volo per evitare danni.
Negli anni ‘90, alcuni studiosi locali individuarono a 1830 metri di quota, una sorta di menhir antropomorfo, forse rappresentazione di una qualche divinità ligure o celto-ligure delle popolazioni che vivevano nella zona prima dell’arrivo dei romani.
Ma quali altri misteri si nascondono ancora tra le pendici della Bisalta?
Alzo lo sguardo verso quel monte su cui si sono posati gli occhi dei miei nonni e dei loro antenati, il tempo svanisce e i nostri occhi sfiorano quelle pendici nello stesso unico momento di eternità.