[Il mistero della porta accanto] Il Drago di Atessa

Creato il 29 settembre 2011 da Queenseptienna @queenseptienna

I draghi sono una cosa seria.

Che si tratti di alati sauri sputafuoco o di enormi lucertoloni mangiauomini, non possono essere sottovalutati.

Ne sapevano qualcosa i numerosi asceti e uomini di fede, aspiranti alla santità, che, dalla vittoria nell’impari lotta, hanno ricevuto onore, beatificazione e, appunto, l’agognata sacertà.

Ne sapevano qualcosa i poveri villici, costretti a fuggire davanti a fauci fameliche in agguato alle soglie del villaggio.

Ma noi, uomini moderni, disincantati e agnostici, come possiamo accettare tale realtà?

Ecco, allora, venirci in soccorso una prova inoppugnabile della loro reale esistenza: la costola del drago di Atessa, conservata nella cittadina Cattedrale di San Leucio.

In origine, infatti, in questo territorio dell’attuale provincia di Chieti, tra i fiumi Sangro e Osento, esistevano due villaggi, Ate e Tixa, costruiti su due colline, separate da un vallone paludoso.

I contatti e gli scambi tra gli abitanti dei due borghi erano praticamente impossibili, dal momento che, in una grotta della vallata, aveva preso residenza un terribile e feroce drago mangiatore di uomini.

I poveri villici decisero, allora, di chiedere aiuto a un esperto, tal Leucio, vescovo di Brindisi, che si era guadagnato una certa fama di Dragon-buster grazie alla cacciata di un drago che infestava la sua città.

Giunto nella valle, Leucio si recò alla tana del mostro e, col solo potere dello sguardo, gli impose di inginocchiarsi, lo incatenò e lo lasciò alla curiosità del popolo per sette giorni. Poi lo uccise.

Il drago, che aveva seminato morte e distruzione, divenne fonte di vita, perché parte del suo nero sangue, dalle proprietà guaritrici, fu raccolto in ampolle e donato alla popolazione, mentre quello che impregnò il terreno rese la valle fertile e ricca.

I due villaggi si unirono in una sola città, Atessa, e i cittadini costruirono, proprio sulla tana del drago, una bellissima chiesa in cui, ancora oggi, è conservata una costola della terribile creatura.

Ovviamente Leucio ci guadagnò popolarità, patronato della città e il titolo di Santo.

Qualcuno, poi, sostiene che i draghi siano solo forieri di sventura!


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