Il mistero della Torre del Ponte di Carlo (I/II)

Creato il 19 agosto 2010 da Cultura Salentina

Antica mappa della costa a sud di San Cataldo

giugno 2010
Uno strano giugno quest’anno, il tempo non è dei migliori: piove da giorni, le temperature sono basse rispetto alla media stagionale. Oggi, in particolare soffia un forte vento di tramontana, a ben 40 km orari. Siamo in riva al mare, località Le Cesine presso l’omonimo lido. Ci dirigiamo a nord lungo la spiaggia alla ricerca della torre del Ponte di Carlo.

Si tratta di una struttura la cui esistenza è dibattuta; ce ne informa lo studioso Vittorio Faglia: la torre non è riportata nelle carte antiche, ma è segnalata in cattive condizioni nel 1825 e allo stato di rudere nella Carta Castelli 1. Come dire, nulla di certo circa la sua esistenza. Lo studioso ne visita i luoghi alla metà degli anni ’70 del secolo scorso, invano: nonostante l’accuratezza della descrizione dei luoghi e l’altrettanto, presumiamo, attenta ricognizione, nulla di rilevante nota ed è costretto a concludere che “potrebbe trattarsi di torre non costruita2.

Le raffiche sono così forti che stentiamo a camminare sulla sabbia percossa dalla mareggiata che ha invaso e costretto a chiudere gli stabilimenti balneari della zona. La Riserva delle Cesine è un’oasi nauralistica di grande importanza e per questo gran parte della spiaggia che costeggia il parco a est è rimasta pressoché intatta, non fosse per il continuo accumulo di rifiuti che il mare vi getta quotidianamente.

La nostra meta (il sito dove effettueremo la ricognizione), è posta a poco più di 3 km dalla torre Specchia Ruggieri e a quasi 6, in linea d’aria, dal faro di San Cataldo. Nell’area individuata sulle carte IGM, un quadrato di terreno di poco più di 50 metri di lato posto alla confluenza di due pantani (Ficherelle e Pantano Grande nella Riserva Naturale Statale de Le Cesine) a ridosso della spiaggia, speriamo di individuare i resti di una torre diruta, finora non ritrovata e spesso disconosciuta dagli studiosi.


Camminiamo sulla spiaggia per 30 minuti ben protetti da giacche antivento e occhiali da sole; la sabbia e l’acqua sbattono violente sugli occhiali e sulla faccia, proseguiamo, la curiosità è forte.  Il mare tuttavia sferza la spiaggia e alla fine siamo costretti a desistere e tornare indietro: in un tratto abbastanza lungo l’acqua inabilita il passaggio impedendoci di proseguire oltre; la mareggiata ha invaso la spiaggia e ora le onde sbattono direttamente sulle dune creando un tratto scosceso e non percorribile, un particolare che lì per lì è sembrato del tutto normale, ma che in seguito ci fornirà uno spunto per la soluzione dell’enigma. Siamo costretti a tornare indietro, tenteremo un’altra volta, anche se le previsioni non lasciano sperare nulla di buono, il vento sembra si manterrà forte almeno fino a domenica.

A casa continuiamo a studiare le carte; è così che scopriamo che la Regia Spedizione Idrografica diretta dal Capitano di Vascello A. Imbert nel 1783 ne segnala i resti3. A questo punto le convinzioni aumentano di pari passo con la curiosità; è ridicolo pensare che una spedizione scientifica, formata da personalità di grande levatura e di certa formazione militare, possa aver confuso una costruzione civile con una torre, sia pur diroccata. Non che con questa affermazione si voglia mettere in discussione il pur rispettabilissimo rigore scientifico del Faglia, che affermò di aver individuato solo i resti di una costruzione civile, ma col senno di poi le due osservazioni si riveleranno solo apparentemente in contraddizione.

Il resto dell’articolo verrà pubblicato domani (n.d.r.)


1) Vittorio Faglia, Censimento delle torri costiere nella provincia di Terra d’Otranto, Roma 1978, p. 58;
2) Op. cit. p. 58
3) Genova Ufficio Idrografico, 1877. Carta costiera da Punta San Cataldo a Castro nei rilievi eseguiti dalla R. Spedizione Idrografica diretta dal Cap. di Vascello A. Imbert (1873)


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