Carissimi lettori, volevo condividere con voi una piccola grande gioia arrivata oggi da una buona notizia. Tempo fa scrissi un saggio sulla musica di Elfman nel cinema di Burton. Poi, poche settimane fa, vengo a conoscenza di un concorso di critica cinematografica ( youngandinnocent )strutturato in tre diverse categorie: in deep, recensioni e cult. Si può partecipare con un massimo di tre articoli per ogni categoria e io per iniziare e per buttarmi in un'esperienza nuova ho mandato questo pezzo. Beh, ho appena saputo che è ufficialmente IN GARA!!!
Vorrei che voi le leggeste, quindi, lo ripropongo nel mio blog e aspetto con ansia di sapere cosa ne pensiate, e l'esito del concorso ovviamente...
Si potrebbe parlare di lui come dell'anticonvenzionale per eccellenza, quello "politicamente scorretto" che infrange i dettami conservatori di Hollywood, il cavaliere mistico che con assoluta maestria presenta al mondo intero una musica vestita di nero, dal malinconico sorriso nell'anima. Daniel Robert Elfman nasce nel 1953 in Texas, e il mondo della musica lo conosce grazie alla sua rock band, i Mystic Knights of Oingo-Boingo, che nasce per accompagnare il debutto cinematografico del fratello del compositore, Richard Elfman, con il suo The Forbidden Zone (1980), in cui, tra l'altro, Danny reciterà un piccolo ma non indifferente ruolo nei panni di Satana.
Nel 1985 Elfman incontra Tim Burton (accanito fan degli Oingo-Boingo) e sarà Pee-Wee's Big Adventure (primo lungometraggio del regista), dello stesso anno, a segnare l'esordio del compositore come musicista orchestrale. Il film dà il via a una grande collaborazione artistica tra i due, tanto che, dal 1985 a oggi, si contano più di dieci film che vedono insieme il compositore e il regista. Beetlejuice - Spiritello porcello (1988), Batman (1989), Edward mani di forbice (1990), Batman - Il ritorno (1992), Nightmare Before Christmas (1993), Mars Attacks! (1996), Il mistero di Sleepy Hollow (1999), Planet of the Apes (2001), Big fish - Le storie di una vita incredibile (2003), Charlie and the Chocolate Factory (2005), La sposa cadavere (2005), Alice in Wonderland (2010), Dark Shadows (2012). Il nome di Elfman manca solamente in due titoli burtoniani, Ed Wood (1994) e Sweeney Todd - Il diabolico barbiere di Fleet Street (2007), e tale assenza sembra sia dovuta a divergenze tecnico-artistiche.
La genialità di Elfman, tuttavia, non si limita alla collaborazione con Burton, sono diversi i registi per i quali ha realizzato musiche degne d'esser citate, ma non potendo discutere di tutte, mi limito ad analizzare solamente quelle che, secondo me, sono state le più significative, almeno nel cinema di Burton. Vero è, che chi scrive, dovrebbe prescindere da quelli che sono i propri gusti personali, ma non riesco a fare a meno di confessare quel che provo io quando ascolto un pezzo di Elfman e gli schizzi di Burton mi passano davanti agli occhi; sarà che io mi immagino questi due geni stravaganti sulla collinetta di un cimitero al calar della notte, intenti a cogliere la giusta ispirazione che gli permetta di dar vita all'ennesimo (capo)lavoro, oscuro, malinconico, fiabesco, a tratti inquietante. E’ sorprendente come questi due qua il modo per stupire il mondo lo trovino sempre... Il primo film che vidi io di Burton, Edward mani di forbice, lo ripongo nel cassetto di quei film che segnano profondamente il cammino di un cinefilo, e non. La storia dell'emarginazione, della solitudine e di quella ingenua "diversità" tanto condannata dagli sguardi ottusi della gente. Beh, tutto questo viene perfettamente reso "musicalmente", vedere non avrebbe quasi lo stesso "senso" se non si vivesse quello straordinario viaggio negli stati d'animo di Edward attraverso quelle note che non ti spieghi come, ma, ancora oggi, a distanza di anni, le ascolti più col cuore che con le orecchie. Sarà che io amo in particolar modo Edward, ma non posso credere che nella memoria di ognuno non trovi posto il favoloso finale di questo film, oppure l'incantevole danza della neve... una combinazione di emozioni e note che raramente si sono ripetute sullo schermo.
Meritano d'esser ricordate poi le canzoni presenti in Big Fish - Le storie di una vita incredibile. Si va dalla splendida Man of the hour, di Eddie Vedder, interpretata magistralmente dai Pearl Jam, a pezzi più "classici" come quelli di Elvis Presley (All shook up), Bing Crosby (Dinah), Buddy Holly (Everyday) e Lavoriamo insieme dei Canned Heat. Per Charlie and the Chocolate Factory Elfman scrive e compone Wonka' s welcome song, prestando tra l'altro la sua voce a quattro degli Oompa-Loompa. Quello che colpisce delle musiche di questa burtoniana fabbrica di cioccolato è che restano probabilmente le più bizzarre e divertenti della sua carriera. Pensiamo al fatto che ad ogni bambino è assegnata una canzone distinta, quel che a primo impatto potrebbe risultar banale è altresì assolutamente di supporto al film, poiché la musica aiuta lo spettatore nell'analisi dei personaggi. Augustus Gloop, il bambino che non sa trattenersi alla vista del cioccolato; Beauregarde Violet, la "mangiatrice di gomme" per la quale Elfman si rifà ad un pezzo funk degli settanta; per Mike Teavee, ascoltiamo un pezzo frenetico e iperattivo, proprio come il suo personaggio; Veruca Salt, la bambina viziata che va giù nello scivolo dei rifiuti, per la quale sembra che il compositore abbia addirittura scritto sopra delle teste di pesce (notizia da prendere però con le pinze)...
Quel che capita a me personalmente, quando amo un compositore a tal punto, è che mi ritrovo spesso in sala e, nel momento in cui si accendono le luci e i titoli di coda appaiono sullo schermo, nella mia testa continua a tartassarmi quella musica, ancora, ancora e sempre più forte tanto da oscurare addirittura quel che ho appena "visto". Non mi basta leggere il suo nome per capire che c'è lui, la sua musica non necessita di presentazione, è coloratissima, visionaria, lussureggiante e intimista al tempo stesso. Come lo stesso Elfman ha dichiarato in diverse interviste, quel che conta è riuscire a mutare registro da un film all'altro, puntare su progetti che vanno in direzioni opposte, da atmosfere roboanti a quelle più raccolte. Senza identificarsi mai in un unico genere, il compositore ama confrontarsi con più stili, come è accaduto quando da un blockbuster come Alice è passato poi a Restless di Gus Van Sant e poi ancora al nuovo di Paul Haggis, The Next Three Days. Da una grande orchestra a una chitarra sola, a uno score elettronico e sofisticato, questo è Elfman. Lo stesso Elfman ha dichiarato d'aver compreso l'importanza della musica per film grazie al grande maestro Bernard Hermann; in più di un'intervista racconta di quando vide Ultimatum alla terra e capì che la musica nel cinema esisteva e che ad essa andava prestata molta attenzione. Certo si capisce l'influenza di Hermann nella musica di Elfman, perché nessuno come il compositore statunitense era in grado di padroneggiare qualunque stile con così tanta naturalezza.