In attesa del nuovo film della Coppola mi sono riproposta di riguardare tutte le pellicole di questa regista che ormai, avrete capito bene, è tra i miei registi preferiti. Il giardino delle vergini suicide narra la storia di cinque sorelle dall'apparente vita felice, ammirate dai ragazzi e molto unite. La storia viene raccontata allo spettatore da una voce narrante, che appartiene a uno dei ragazzini affascinati e incantati dalle sorelle che per loro saranno una sorta di mito inarrivabile.Durante la visione della pellicola assistiamo alla loro drammatica storia, ma quasi come per i ragazzini che ammirano le Lisbon anche lo spettatore è tenuto a distanza come a voler mantenere vivo il mistero che le avvolge anche nella realtà. L'adolescenza è un periodo molto difficile e complesso che abbiamo attraversato tutti più o meno bene. In questa pellicola la regista ci mostra anche come talvolta questo momento importante, venga trattato con superficialità dai genitori. Succede più frequentemente di quello che si pensa che giovani ragazzi decidano di togliersi la vita e che in seguito nessuno sappia dare una motivazione all'estremo gesto, proprio perchè si tende a sottovalutare i problemi avendo guardato ad essi con scarsa attenzione.
Sofia ci regala un film di estrema bellezza, per la sua delicatezza e capacità di saper raccontare discretamente attraverso un'atmosfera onirica e misteriosa ma che comunque riesce a colpire la realtà spiazzandola. Un piccolo gioiello che non cede alla trappola del drammone come invece ci si potrebbe aspettare da una trama come questa. Ritratto di un'America anni settanta, borghese e perbenista quasi opprimente soprattutto per l'universo femminile, che fa a cazzotti con l'immagine che solitamente abbiamo di quel periodo storico fatto di rock, libertà e voglia di vivere ed esplorare cose nuove.