Altri due giganti, Oto ed Efialte, figli di Posìdone, dovevano restare vittime dello sdegno di Artèmide. Questi due giovani, alti esattamente diciotto metri, perchè crescevano di due metri ogni anno e contavano nove anni, avevano perso evidentemente la testa: Efialte si era innamorato nientedimeno che di Era, e Oto spasimava per la stessa Artèmide.
In un primo momento tentarono di dare la scalata al cielo, formando un enorme cumulo di montagne, per rapire le due dee ma, naturalmente, non vi riuscirono. Poi incominciarono a far dispetti agli dèi, tanto che riuscirono perfino a far cadere in un tranello lo stesso Ares, dio della guerra, e a rinchiuderlo in un grande vaso di bronzo.
Artèmide decise di porre fine a questa persecuzione e, un giorno che i due fratelli erano a caccia nei boschi dell'isola di Nasso, trasformatasi in una cerva corse incontro a loro. Oto er Efialte cercarono subito di abbatterla ma, Artèmide, saltando di qua e di là, non solo sfuggì ai loro colpi ma fece in modo che i due sciagurati si uccidessero a vicenda.
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