Il mockumentary originale sin dal titolo: P.O.V. - A Cursed Film (2012)

Da Silente

2012, Giappone, colore, 92 minuti   Regia: Norio Tsuruta  Sceneggiatura: Norio Tsuruta 
Lasciamo perdere la domanda esistenziale, a mockumentary sì mockumentary no da queste parti si vota per il sì e si combatte contro tutti voi maledetti che impicchereste Oren Pali o giù di lì, che ci volete fare, c’ho la paura facile e se questi film truccati e finti e senza trama giocano bene le loro carte con me funzionano sempre. Sarà però che ormai ne ho visti troppi in una fame di fifa che in genere l’horror non mi dà, e l’indigestione comincia a pesare guastandomi ogni visione tipo dopo cinque secondi, cosa che più o meno succede con questo disgustoso P.O.V., incursione nipponica nel documentario fake che tenta vanamente di rispolverare i fasti del bellissimo e inarrivabile Noroi di ormai qualche anno fa.
Norio Tsuruta è un bravo mestierante, ha un bel Ringu 0 nel curriculum, con cui si faceva conoscere in Italia quando Mtv era per certi versi avanti anni luce, e un’altra manciata di prodotti di genere onesti, fatti di una semplicità efficace e piacevole (Kakashi, Reincarnation, Orochi), ma con P.O.V. cade nel baratro più profondo e melmoso probabilmente pensando che, per realizzare un mockumentary, basti mettere insieme un luogo buio e un paio di filmati in cui succedono cose ehm. E il cursed film è infatti solo questo, un insieme di banali spezzoni che sbattono in faccia l’orrore, o presunto tale, senza alcuna costruzione attorno, senza alcun crescendo che dia la giusta atmosfera a questi interminabili, atroci 90 minuti.
Dalle presentatrici sceme che sparlano di un dvd de paura nel loro programma tv all’esplorazione della scuola infestata di notte, Tsuruta sbaglia bene o male tutto facendo ricorso da una parte a soluzioni spente e scolorite (inquadrature da dieci minuti e poi una mano che spunta dietro a una porte, uuu, e poi, ehi, sempre del solito kwaidan si tratta, eh), dall’altra a voragini narrative fatte di dialoghi imbecilli e spiegoni, spiegoni, spiegoni terremotanti per artificiosità espositiva e narrazione logorroica. I personaggi non esistono, i momenti clou nemmeno, tutto si risolve in una corsa insensata tra i corridoi per scappare dal fantasma del cesso che perseguita i nostri simpatici beniamini, giuro.
Interessante poi che il film finisca dopo settanta minuti, faccia sfilare tutti i titoli di coda, e quindi riparta per altri QUINDICI minuti che fungono clamorosamente da sequel a quanto accaduto prima, ma io ormai mi ero addormentato e non li ho mica visti.